Papa Francesco a Cuba: «L’Avana e Washington completino il cammino della pace»

Papa Francesco

è arrivato a Cuba, nel lungo viaggio che lo porterà in tre città dell’isola e poi negli Stati Uniti. Dodici ore di volo, poi l’atterraggio all’aereoporto internazionale della capitale L’Avana, alle 16 ora locale, le 22 italiane di ieri. «Credo che oggi il mondo sia assetato di pace», ha rivendicato Bergoglio ai giornalisti durante il volo, ricordando «le guerre, i migranti, l’ondata migratoria di persone che fuggono dalle guerre, che fuggono dalla morte».

 

PAPA FRANCESCO A CUBA: «L’AVANA E WASHINGTON COMPLETINO IL CAMMINO DELLA PACE» –

Sceso dall’aereo, Bergoglio ha salutato con una stretta di mano il presidente Raul Castro, per poi abbracciare i bambini che lo aspettavano. Poi, il saluto della banda al pontefice e dei cannoni. Il governo e il popolo cubano «lo accolgono con profondo affetto, rispetto e ospitalità», ha spiegato Raul Castro, ringraziando il pontefice per il suo ruolo avuto nel disgelo tra Cuba e gli Usa. Ed è proprio a quel percorso che Bergoglio si è riferito nel suo primo discorso sul’isola. Anche perché, come ha spiegato il quotidiano “La Repubblica“, è evidente il disegno internazionale nella mente di Francesco sul continente a lui caro. Ovvero, quello di riportare l’esperienza del disgelo fra L’Avana e Washington anche su altre aree del centro e Sud America. «La normalizzazione dei rapporti tra gli Stati Uniti e Cuba deve essere esempio di riconciliazione per il mondo intero in questa terza guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo», ha spiegato Bergoglio.

Citando Wojtyla, per diverse volte ha così chiesto: «Cuba si apra con tutte le sue magnifiche possibilità al mondo e il mondo si apra a Cuba». Non è un caso che il viaggio del pontefice abbia già spinto, prima della partenza, Barack Obama e Raul Castro a risentirsi al telefono. I due leader si rivedranno anche il prossimo 28 settembre a New York, al Palazzo di Vetro.

PAPA FRANCESCO A CUBA, RAUL CASTRO: «RIMUOVERE EMBARGO» –

Per il Papa in programma oggi la messa a Plaza de la Rivolucion e anche l’incontro con Fidel Castro. Intanto è stato il presidente Raul Castro a ringraziarlo: «Abbiamo apprezzato il suo sostegno al dialogo tra gli Stati Uniti e Cuba», ha detto subito dopo, sottolineando che «il ripristino delle relazioni diplomatiche è stato un primo passo nel processo verso la normalizzazione dei rapporti tra i due paesi che richiederanno la risoluzione dei problemi e riparazione delle ingiustizie». Resta il nodo principale, quello dell”embargo che, ha denunciato Castro, «ha causato danni umani e le difficoltà per le famiglie cubane: è crudele , immorale e illegale: è necessario rimuoverlo».

PAPA FRANCESCO A CUBA E IL RETROSCENA SUI DISCORSI DA RISCRIVERE –

In attesa che Papa Francesco faccia tappa anche negli Stati Uniti, sul Corriere della Sera è stato Massimo Franco a spiegare in un retroscena come il pontefice abbia fatto riscrivere i discorsi che gli erano stati preparati dai vescovi americani per la visita negli Stati Uniti:

«Ha avuto una reazione di perplessità e poi quasi di disappunto. Tanto che alla fine ha deciso di rimandarli indietro: riteneva che non riflettessero abbastanza fedelmente né il suo pensiero, né il suo stile. Soprattutto, sembra che li abbia considerati troppo generici e poco strutturati. Per questo, ha affidato la soluzione del problema a persone di sua fiducia che ne conoscono lessico e traiettoria mentale. I discorsi sono stati riscritti praticamente da cima a fondo, e approvati. L’aspetto intrigante è che gli spunti per la stesura dei testi erano arrivati dai vescovi d’oltre Atlantico; e a rielaborarli era stata la Segreteria di Stato: elementi che hanno confermato le differenze culturali e di sensibilità tra Jorge Mario Bergoglio e alcuni dei suoi «grandi elettori» statunitensi.  A questo episodio vanno aggiunte le telefonate di protesta arrivate in Vaticano dall’America quando è stata discussa la lista degli invitati alla Casa Bianca per mercoledì prossimo, alla cena in onore del Papa. Ecclesiastici ma anche esponenti del cattolicesimo più solidamente conservatore hanno chiesto se la Santa Sede avesse espresso le sue rimostranze; o se il Pontefice avesse addirittura meditato di non partecipare a quell’incontro. La risposta diplomatica del Vaticano è stata che il Papa era un invitato, e non poteva decidere lui chi far partecipare: tanto più quando si tratta di quindicimila persone.

[…] Nella cerchia papale è stato ricordato che Obama ha sempre difeso le minoranze e i temi controversi sulle quali hanno costruito le loro battaglie: dai matrimoni omosessuali all’aborto. È stato ricordato l’entusiasmo col quale il presidente degli Stati Uniti salutò a luglio la decisione a maggioranza della Corte suprema di legittimare le nozze gay: un tema sul quale Francesco non ha parlato finora solo per non alimentare polemiche. Ma è difficile pensare che quando il segretario di Stato, il cardinale Piero Parolin, tuonò contro il risultato del referendum irlandese su questo tema, nel maggio scorso, il Papa non fosse d’accordo. La seconda riflessione si è concentrata sul fatto che l’inquilino della Casa Bianca non ha mai avuto un’appartenenza né una visione religiosa definite», si legge sul Corsera.

Ma non solo. Secondo il quotidiano nella mente di Francesco c’è anche una « doppia preoccupazione»:

Quella «di non schiacciare la Chiesa cattolica sulle posizioni «repubblicane»: aggettivo che oggi, negli Usa, significa un radicalismo anti-immigrazione e anti-Obama ben riflesso dalla rozzezza delle parole d’ordine del miliardario e candidato Donald Trump. Più in generale, Bergoglio non vuole deflettere da una strategia «inclusiva» e «positiva». Si tratta di un’opzione che comporta uno spostamento e un ammorbidimento degli accenti su questi temi: anche perché l’approccio aggressivo del passato non ha portato grandi passi in avanti. Il timore di essere tacciato di antiamericanismo e infilato a forza nella campagna presidenziale è anche quello che ha scoraggiato una tappa di Francesco a Ciudad Juarez, al confine tra Messico e Usa», si legge.

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