Parabola di Paola Muraro: dalle consulenze triplicate alle accuse degli ex colleghi. Come si è arrivati all’avviso di garanzia

13/12/2016 di Redazione

Finisce così, nel cuore della notte, la gestione dell’assessorato all’ambiente di Paola Muraro. Dimissioni, prevedibili, dopo l’avviso di garanzia inviato alla ex consulente Ama. Una consulenza che pesa, perché secondo i magistrati Muraro si comportava come una dirigente per l’azienda municipalizzata per i rifiuti di Roma.

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L’AVVISO DI GARANZIA SU PAOLA MURARO

Dovrà comparire davanti al procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Alberto Galanti. Risulta indagata per illeciti ambientali, sospettata di aver favorito i gestori privati, in primis il ras della spazzatura capitolina Cerroni, ai danni del pubblico. Una fase in cui ha operato quando ai vertici c’erano Franco Panzironi e poi Giovanni Fiscon, entrambi imputati nel processo su Mafia Capitale. Rinnovi di incarico che Muraro ha ricevuto per dodici anni, con una cifra totale – sottolinea oggi Fiorenza Sarzanini sul Corriere – di oltre un milione di euro.

LE CONSULENZE DI PAOLA MURARO

Tutto iniziò dalla verifica dei carabinieri del Noe sui contratti Ama stipulati dal 2004 in poi. Perché è dal 2008 che con l’arrivo di Panzironi la paga da consulente di Muraro cresce in modo rilevante. Si parte dagli inziali 30 mila euro agli 80 mila del 2008. L’ultimo contratto di Muraro, scaduto il 30 giugno scorso, quando ormai era nella giunta Raggi, ammontava a 115 mila euro. Riportava qualche mese fa sempre il Corriere:

Totale: 1 milione e 136 mila euro. La cifra in realtà è stata molto più alta. I controlli hanno consentito di rintracciare altri sette incarichi per mezzo milione di euro. Soldi che, questo dice la Procura, Muraro avrebbe percepito proprio grazie al rapporto privilegiato che aveva con Panzironi e quello ancor più stretto con Fiscon. Entrambi l’avevano scelta come consulente per la gestione degli impianti Tmb e tritovagliatori, assegnandole un ruolo da alto dirigente.

A stridere sono anche gli altri sette contratti extra che Muraro ebbe come consulente «esterna» per una retribuzione totale pari a 500 mila euro. Secondo l’accusa l’ex assessore fu scelta nonostante all’interno di AMA ci fossero figure in grado di ricoprire lo stesso incarico. Ad esempio – ricorda Il Fatto Quotidiano – una parcella da 25mila euro per un banale accesso agli atti che poteva essere svolto da un impiegato.

LE ACCUSE DI MINENNA E SOLIDORO SU MURARO

La scorsa estate quando fu nota  a tutti l’iscrizione della Muraro sul registro degli indagati Virginia Raggi ammise di esser stata a conoscenza della vicenda. Un caso per cui Luigi Di Maio e altri esponenti M5S erano informati dal 4 agosto. Come si è arrivati ora all’avviso di garanzia? Sarzanini fornisce qualche dettaglio in più:

Il quadro già pesante delineato dalle indagini dei carabinieri del Noe, si è ulteriormente aggravato con gli interrogatori dell’ex assessore al Bilancio Marcello Minenna e l’ex amministratore delegato di Ama Alessandro Solidoro, entrambi dimissionari nemmeno tre mesi dopo aver accettato l’incarico. Sono stati ascoltati a lungo dai pubblici ministeri, hanno accusato Muraro di aver continuato a gestire alcuni settori dell’Azienda anche dopo essere diventata la responsabile dell’Ambiente del Comune di Roma. Non solo. Hanno raccontato che le decisioni prese dalla giunta sarebbero state «passate» da Muraro ai suoi referenti in Ama proprio per «proteggere» le aziende di Cerroni da scelte sfavorevoli. In questi mesi Muraro ha sempre dichiarato di aver agito correttamente ma adesso dovrà ribattere punto per punto alle contestazioni. Dopo l’interrogatorio i magistrati potrebbero infatti chiudere i primi filoni sollecitando il rinvio a giudizio degli indagati.

(in copertina ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

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