Pantani, intercettazione choc: «La camorra dietro lo stop di Madonna di Campiglio»

Il 5 giugno 1999 Marco Pantani viene raggiunto dai carabinieri presso l’hotel Touring di Madonna di Campiglio: è stato trovato con un valore di ematocrito oltre la soglia consentita (51,9 invece che 50) ed è stato escluso dal Giro d’Italia. A due tappe dalla fine il Pirata era il vincitore annunciato, maglia rosa in cassaforte con 5’38” di vantaggio su Paolo Savoldelli, ma lo fermarono: «Questa volta non mi rialzo» dice sconsolato il Pirata che avrà disgraziatamente ragione morendo il 14 febbraio 2004, da solo, in una stanza d’albergo del residence Le Rose di Rimini. Per anni si è discusso di quel controllo, di quel prelievo del sangue che compromise la carriera e devastò la vita di uno dei più grandi ciclisti italiani di tutti i tempi: possibili alterazioni, regie oscure, l’ombra della criminalità organizzata. Oggi la Gazzetta dello Sport con Francesco Ciniti riapre la questione riferendo di un’intercettazione choc che potrebbe riscrivere la storia.

JOEL SAGET/AFP/Getty Images
JOEL SAGET/AFP/Getty Images

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Già con la biografia di Renato Vallanzasca prende corpo la pista della camorra: il capo della banda della Comasina condannato a quattro ergastoli riferì di un boss che in carcere gli parlò di un presunto complotto ordito ai danni di Pantani e consigliò di scommettere tutto sui suoi rivali. La rosa di nomi fatta da Vallanzasca portò però a un nulla di fatto con gli interessati che smentirono il coinvolgimento. Ora la possibile svolta raccontata dalla Rosea:

Una vera e propria confessione involontaria da parte di un affiliato alla camorra: la criminalità organizzata avrebbe pianificato e portato a termine l’esclusione del Pirata dalla corsa rosa. Il motivo? Economico, in primis: c’era sul tavolo un vortice di scommesse clandestine miliardarie con il romagnolo vincente. Insomma, per evitare un buco finanziario il clan che gestiva il banco delle puntate sul Giro 1999 decise che Pantani non doveva arrivare a Milano. […] Questo è almeno quello che sostiene il camorrista tenuto in Campania sotto osservazione per altri indagini, che non c’entrano nulla con il ciclismo.

 

Photocredit copertina Mike Powell /Allsport

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