Pantani: la camorra dietro lo stop al Giro ’99? Indaga l’Antimafia

L’ombra della camorra dietro l’esclusione di Marco Pantani dal Giro d’Italia ’99 a Madonna di Campiglio? Un’esclusiva della Gazzetta dello Sport, a firma di Francesco Ceniti, svela come la Direzione distrettuale antimafia di Bologna stia adesso indagando sul caso.

JOEL SAGET/AFP/Getty Images
JOEL SAGET/AFP/Getty Images

 

PANTANI, L’OMBRA DELLA CAMORRA DIETRO L’ESCLUSIONE DI CAMPIGLIO ’99?

A svelare un’intercettazione ambientale choc era stato lo stesso quotidiano: protagonista un affiliato a un clan camorristico che, come riporta la Gazzetta, spiegava a una persona fidata l’azione svolta dal clan sedici anni prima, ordinando l’estromissione dal Giro di Pantani per non pagare diversi miliardi di lire legati alle scommesse clandestine che davano il Pirata come vincitore. Un trionfo che sembrava una formalità, prima dello stop, a due tappe dal termine e con 5’38″ di vantaggio su Paolo Savoldelli. Era il 5 giugno ’99 quando Pantani venne raggiunto dai carabinieri all’hotel Touring di Madonna di Campiglio: era stato trovato con un valore di ematocrito oltre la soglia consentita (51,9 invece che 50) e così fu escluso dalla corsa a tappe. «Questa volta non mi rialzo», spiegò sconsolato il Pirata. Fu l’inizio di un calvario lungo, fino alla morte il 14 febbraio 2004, in una stanza d’albergo del residence Le Rose di Rimini.

IL CASO PANTANI E L’OMBRA DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA –

La Gazzetta spiega come l’intercettazione sia contenuta agli atti dell’inchiesta che era stata aperta dalla Procura di Forlì per cercare di capire se ci fossero state manomissioni nel test del sangue che portò allo stop di Pantani per 15 giorni. Ora la Dda bolognese ha chiesto di visionare gli atti, per capire se davvero la criminalità organizzata intervenne per alterare la corsa.

«I documenti sono nelle mani del sostituto procuratore Cieri, che si era già occupato di Pantani dopo l’interrogatorio del bandito Renato Vallanzasca e le indiscrezioni di stampa che scrivevano di una possibile conferma in questa direzione», si legge.

Ora la Dda potrebbe agire senza nemmeno chiedere l’avocazione dell’inchiesta principale o attraendo il fascicolo da Forlì per competenza, sottolinea il giornalista Ceniti. Già la Procura di Forlì aveva sentito ciclisti, direttori sportivi, anche i medici e l’ispettore che effettuarono il prelievo. i era parlato dell’ipotesi della deplasmazione del sangue, nell’eventualità di voler alterare il livello dell’ematocrito. Un lavoro che ora potrebbe essere coordinato dalla Dda, anche in collaborazione con la stessa Procura che ha già lavorato sul caso.

PANTANI, VALLANZASCA E LE INTERCETTAZIONI –

Fu il boss della Comasina, Vallanzasca, a spiegare come allora, mentre si trovava al carcere di Novara, avesse ricevuto il consiglio da un affiliato al clan di puntare sui rivali del Pirata nel giro ’99: «Il Pelatino non arriva a Milano, fidati...». Per anni, conclude la Gazzetta, Vallanzasca non aveva collaborato con gli inquirenti, temendo ripercussioni. Poi, dopo un’intervista a Mediaset nel 2014, nel 2015 fu interrogato dai carabinieri, restringendo il campo dei sospettati a pochi nomi.

«Il salto di qualità è avvenuto per caso: uno dei sospetti (dopo aver negato ogni coinvolgimento) sotto controllo per un’altra inchiesta, sentendosi al sicuro, confermò a un amico la tesi di Vallanzasca. Confidenza che è stata intercettata», ha ricostruito il quotidiano sportivo.

Ora la Dda vuole saperne di più. Nello sfondo resta l’altra inchiesta aperta, quella sulla morte. Si era ipotizzato l’omicidio, poi la Procura ha chiesto l’archiviazione per assenza di elementi utili per sostenere l’accusa, in seguito anche alla perizia medica. Una decisione non accettata dalla famiglia Pantani e dai suoi legali. Alla fine, sarà il gip Sonia Pasini a decidere.

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