Pagelle finale Sanremo 2016: 0 al premio per Patty Pravo, 10 agli Stadio

Le pagelle, i voti e i giudizi della finale del Festival di Sanremo 2016, quinta serata: i migliori e i peggiori del 13 febbraio 2016

Gli Stadio 10 Sono la sorpresa non solo di questo Festival 2016, ma degli ultimi anni. Erano increduli anche loro al momento della proclamazione. Ma è un premio meritato e non solo per la carriera, ma anche per la canzone Un giorno mi dirai e per come hanno portato avanti questo Sanremo. Il successo nella serata delle cover è stata un gustoso antipasto. Bravissimi. La loro vittoria è accolta in sala stampa come il rigore di Grosso nelle case degli italiani nel 2006

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Renato Zero 9 Grande grande Renato. I vecchi hanno dominato questa edizione del festival non c’è che dire. Il suo momento è uno dei pochi momenti in cui Sanremo diventa godibile in questa sera finale. No, la voce non è quella delle migliori occasioni, soprattutto inizialmente, ma abbiamo capito che questo palco lo si paga anche se si è un cantante affermato. Comunque, conquista l’Ariston e la sala stampa. Certo, poi inizia a parlare, e sarebbe meglio portarlo fuori a forza, soprattutto quando torna su Fonopoli, il sogno di una vita mai realizzato. Non manca un passaggio – vago ma preciso – sui diritti civili. Ricorda a tutti Renato, soprattutto a chi ancora ora fa un po’ fatica a dichiararsi pubblicamente, che lui l’ha fatto quando fare “coming out” era cosa molto difficile, quando dichiararsi omosessuali era una cosa che si pagava a caro prezzo. Lo fa capire, Renato, piuttosto chiaramente. Insomma, ora sono buoni tutti. Ma la prossima volta invitatelo per cantare. E basta

Cristina D’Avena 8 Parliamoci chiaro: Cristina D’Avena ha meritato il palco dell’Ariston. Per i 7 milioni di copie venduti in 30 anni di carriera, per le decine di dischi d’oro e di platino, per i 228 album pubblicati (duecentoventotto) e per le oltre 750 sigle di cartoni animati. Per aver unito tre generazioni di bambini, adolescenti e ragazzi davanti allo stesso palco. Anche stasera ha abbracciato il pubblico di Sanremo con lo stesso amore di quando a tre anni cantava per la prima volta il Valzer del Moscerino. Con lo stesso sorriso degli esordi e con la stessa voglia di rimanere bambina. Oggi tutta l’Italia (o almeno il 48%) si è scatenata sulle note della memoria perchè quando sale sul palco fa esattamente questo: tira fuori i momenti migliori della nostra vita e ci obbliga a riviverli. Discutibile la scelta delle canzoni, mancavano tanti grandi classici, ma sarebbe impossibile far contenti tutti. Avanti così

Rocco Hunt 7 Wake Up non stanca nemmeno al quinto ascolto e i giornalisti in sala stampa si esibiscono in un trenino degno di Jep Gambardella. Bravo Rocco. Il risultato finale non gli rende onore: la sua canzone la sentiremo spesso, quella di altri la scorderemo già domani

Pieraccioni e Panariello 6 Quando li abbiamo visti apparire, abbiamo tremato. Nei festival di Conti i comici non hanno mai brillato. Mai poi sul palco, insieme al loro compagno di mille avventure, se la sono cavata egregiamente. Hanno almeno portato un po’ di brio e rispetto al Brignano di ieri hanno giganteggiato. Ma era come segnare a porta vuota. Certo, è il momento dei toscani, che abbiamo capito amano muoversi a branchi. Siamo circondati, ma poteva andarci peggio, tipo essere circondati da leghisti

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Carlo Conti 6 Quando ti chiedono qual è la più grande dote di Carlo Conti rischi di rimanere in silenzio per un minuto abbondante. Eppure i suoi Festival sono un successo. Inseguito dalle polemiche, il Sanremo targato Carlo Conti le dribbla tutte, come neanche il Maradona dei bei tempi. Come un vero democristiano direste voi. Come un vero cristiano democratico, risponderebbe lui (cfr intervista a Repubblica). La verità è che il “nuovo Pippo Baudo” ne è l’esatto contrario. Quanto Pippo era interventista e protagonista nella conduzione, tanto Carlo Conti riesce a sfuggire ai riflettori pur standoci per tutta la serata. La sua vera capacità è sapersi circondare dalle persone giuste. Virginia Raffaele è una sua scelta, vincente. Portare Ramazzotti, Pausini e Renato Zero è stato un grande colpo. Ma soprattutto aver avuto l’umiltà di accettare il consiglio del web, portando sul palco dell’Ariston Cristina D’Avena, è stato il vero coup de theatre. Un grande maestro d’orchestra, un grande direttore di giornale tanto per capirci. Ma non chiedetegli l’assolo, non chiedetegli l’editoriale che rimane scolpito nella mente. Ma il giornale venderà tanto. E di questi tempi non ci pare poco.

Dolcenera 5 La amiamo, e neanche poco. Però non arriva mai. Mai. È arrivato anche il momento di chiedersi il perché. Sembra una squadra di Zeman: la vedi giocare e ti innamori. Ma poi non vince mai. Lei uguale: suona il pianoforte, canta, si fa accompagnare da due coriste, la canzone non è brutta, ma il pubblico la boccia sempre. Il quindicesimo posto è una crudeltà. Ma lei dovrebbe passare una settimana davanti allo specchio a chiedersi: perché?

Garko 4 In questo Festival di Sanremo non ci ha mai capito niente. Sembrava uno che passava per caso da queste parti, tirato a forza sul palco dell’Ariston. La sua giustificazione tipo era: «Io sono così, impacciato». Ecco, se sei così, cambia mestiere, e torna ai fotoromanzi

Morgan 3 Anche qui ci sarebbe da chiedersi perché è venuto al Festival. Ha cantato male. L’unica cosa che ha cercato per tutto Sanremo è stata la polemica, anzi per la precisione la polemica con X Factor.  E quindi prima le critiche ai talent (grazie ai quali si è fatto conoscere dal grande pubblico) poi l’attacco a Elio, il giudice di XFactor. La verità è che a Morgan X Factor manca da morire, e che a X Factor ha bisogno ancora di Morgan. Fate la pace, dai

2 all’ansia da sicurezza Polizia ovunque, cani poliziotto, cani antidroga, cani anti-esplosivo, controlli, pass, elicotteri sopra le nostre teste, agenti in borghese. Telecamere ovunque. È stato un Festival blindato. E si vedeva, si percepiva, te lo sentivi addosso. Una strada che si poteva percorrere il martedì veniva chiusa il mercoledì. Un corridoio per passare tra la calca del red carpet che veniva chiuso senza un evidente motivo. Quello che è successo a Parigi ce lo porteremo per i prossimi anni, ed è giusto che sia così, ma dobbiamo trovare anche una normalità, un modo per convivere con questo nuovo pericolo.

1 Caccamo Iurato Un pezzo studiato per Sanremo, le moine di lui e di lei che si guardano negli occhi, eppure hanno perso. Meno male: la canzone era brutta, e il progetto studiato per portarli alla vittoria vecchio. Il fatto che siano arrivati sia dietro alla Michielin sia dietro agli Stadio ci regala una speranza: come paese abbiamo una possibilità di farcela. Una, ma ce l’abbiamo

0 Al Premio della critica a Patty Pravo Signori e signori questo paese va rottamato fino alla fondamenta. E le fondamenta da rottamare sono nella sala stampa dell’Ariston, dove cariatidi che siedono su questi banchetti da 50 anni fanno il bello e il cattivo tempo, applaudendo solo e rigorosamente chi è sopra i 60 anni. Se non sei stempiato e non hai almeno un lifting, da queste parti ti snobbano. Il premio Mia Martini a Patty Pravo grida vendetta. Grande interprete, con un grande passato alle spalle ma poca prospettiva futura. Non si possono apprezzare soltanto persone che quando le ascolti parlare distingui nitidamente la dentiera. C’era la possibilità di osare, di dare fiducia a qualcuno al di sotto dei 97 anni. Ma Sanremo non è il posto adatto ci dicono. Rispondiamo che forse non è il paese ad essere adatto.

Photocredit copertina Ansa

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