Pacco bomba all’ambasciata francese, anarchici o no Tav nel mirino

Pacco bomba all’ambasciata francese di Palazzo Farnese, una busta gialla con dentro un innesco artigianale e una modica quantità di polvere esplosiva hanno spaventato un’impiegata del Palazzo Farnese, che fortunatamente non ha riportato danni o ferite: la Digos e il pool antiterrorismo della capitale coordinato dal procuratore Giancarlo de Cataldo segue per le indagini la pista degli anarchici, anche se chi ha confezionato l’ordigno non aveva evidentemente intenzione di causare particolare danno vista l’entità dell’esplosivo.

PACCO BOMBA ALL’AMBASCIATA FRANCESE –

Il Messaggero riporta l’accaduto.

 La fiammata sfiora il volto dell’impiegata dell’ambasciata francese senza ferirla. La busta le è esplosa tra le mani, la donna lancia un urlo, anche gli altri colleghi dell’Ufficio recapiti di Palazzo Farnese, sono spaventati e lasciano la stanza di corsa. Nella sede diplomatica scatta l’allarme. L’ambasciatrice Catherine Colonna viene subito avvisata, gli uomini della sicurezza bloccano l’ingresso dell’ufficio, l’ordine è di non toccare nulla, tra la posta potrebbero esserci altre buste esplosive o anche un pacco bomba. Un attentato che fa pensare alla pista anarchica, ma anche a una fronda estremista dei no Tav.

Tutto è accaduto in un attimo, spiega il giornale romano.

Il plico è arrivato nella sede dell’ambasciata che si trova nel cuore del centro storico della capitale con la posta del pomeriggio, poco dopo le 14. Una busta gialla di quelle che si usano per le raccomandate. L’impiegata smista la posta, prende la busta e la apre e la fiamma si sprigiona all’istante. «Ho visto la fiammata e ho subito pensato a una bomba, ho gettato via la busta e sono scappata, è una fortuna che le scintille non mi abbiano ferito gli occhi o le mani». 

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Per ora nessuno ha rivendicato l’attacco, ma le modalità, come dicevamo, fanno pensare che possano esserci gli anarchici dietro l’azione, anche perché in Francia attualmente è incardinato davanti ai giudici un processo contro alcuni anarchici d’oltralpe; d’altronde, buste-bomba alle ambasciate romane erano già state recapitate nel 2010, all’ambasciata svizzera e a quella del Cile, nonché a quella greca dove però l’ordigno non esplose.

Abbiamo deciso di far sentire di nuovo la nostra voce con le parole e con i fatti. Distruggiamo il sistema di dominio. Viva la Fai, viva l’Anarchia. Federazione Anarchica Informale cellula rivoluzionaria Lambros Fountas», si leggeva in una parte del testo. Il legame con la Grecia era chiaro: Lambros Fountas è un anarchico greco ucciso ad Atene durante uno scontro a fuoco con la polizia.

Un’altra pista possibile è quella delle frange violente degli estremisti no-Tav.

Sono per ora ipotesi che non hanno un vero riscontro, gli artificieri della polizia hanno prelevato la polvere sulla busta per analizzarlo. Da un primo esame risulta che si tratta di un ordigno artigianale, la quantità dell’esplodente era davvero minima, questo significa che chi ha confezionato il plico non voleva costruire una bomba potente e aveva calcolato che gli effetti sarebbero stati minimi.

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