Outplacement, così il governo vuole ricollocare chi perde il lavoro

Outplacement, così il governo di Matteo Renzi vuole ricollocare i dipendenti che perdono il lavoro: nel primo decreto attuativo della delega lavoro nota come Jobs Act è inserito anche il primo strumento di “politiche attive per l’occupazione”, l’apparato di garanzie, norme e tutele con le quali il governo punta a reinserire la forza lavoro a cui capiti di perdere l’impiego, dopo un congruo periodo di riqualificazione e formazione professionale.

OUTPLACEMENT E JOBSACT: DI COSA SI TRATTA

Si chiama Outplacement, e il senso del provvedimento lo spiega il Corriere della Sera.

Il lavoratore riceve l’indennità di disoccupazione (Naspi) e parallelamente inizia un percorso di formazione e reinserimento professionale grazie a un voucher che può spendere in un’agenzia per il lavoro. Il risultato sarebbe così duplice: si offre una vera chance ai disoccupati e si rilancia il business della ricollocazione, il cosiddetto outplacement (Otp)

L’Outplacement, spiegano i dati riportati dal Corriere della Sera, in tutta Europa sta dimostrando di essere uno strumento utile per la ricollocazione lavorativa delle risorse umane.

Le percentuali di successo nella ricollocazione sono alte: 80% per i dirigenti, 73% per i quadri, 75% per gli impiegati e 68% per gli operai, con tempi di reinserimento dal momento della presa in carica rispettivamente di 6,6 mesi, 6,4, 7 e 7,8.

Tuttavia si tratterebbe di uno strumento utilizzato ancora troppo poco: sono poco meno di 9mila i lavoratori che in Italia hanno utilizzato l’outplacement come sistema per rientrare nel mercato del lavoro.

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OUTPLACEMENT, “UN SISTEMA CHE FUNZIONA”

 

Le statistiche presentate dall’Associazione delle Società di Outplacement sono promettenti.

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La presidente dell’Aiso commenta ancora col Corriere della Sera.

Sono piccoli numeri ma rappresentano una nicchia in controtendenza rispetto alla percentuale nazionale di contratti a tempo indeterminato, che è solo del 15% sul totale di tutti i nuovi contratti”. Con la ricollocazione, infatti, ogni fascia professionale è sopra la media italiana: 40% dirigenti, 33% quadri, 30% impiegati e 29% operai.

Come spiega il Corriere della Sera, comunque, l’Outplacement previsto dal governo si appoggia e si innesta sulla Naspi, la nuova assicurazione sociale per il lavoro che va a sostituire le forme di sussidio previste dalla legge Fornero.

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NASPI, COSA E’ E COME FUNZIONA

Anche la Naspi è stata introdotta dai decreti attuativi del Jobs Act e che entrerà in vigore il prossimo primo maggio 2015. Per accedere alla Naspi bisognerà soddisfare tre requisiti:

  • essere in stato di disoccupazione;
  • aver maturato, nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione, almeno tredici settimane di contributi;
  • poter vantare trenta giornate di lavoro effettivo nei dodici mesi precedenti

La Naspi, che va richiesta all’Inps, consiste in un assegno a carico dello Stato che dura massimo due anni e che corrisponde al 75% della retribuzione precedente la risoluzione del rapporto di lavoro, se il reddito non arrivava a 1100 euro al mese; o ad un importo più alto, al crescere del reddito, fino comunque ad un massimo di 1300 euro al mese. L’importo inizierà comunque a ridursi dal quinto mese di erogazione, e potrà essere richiesto anche in una sola volta tutto insieme (ad esempio, se si vuole aprire una nuova attività imprenditoriale). La Naspi sarà erogata solo a chi prende parte ad iniziative di riqualificazione professionale fra cui appunto figura la formazione in Outplacement, che diventa così uno dei cardini del nuovo diritto del lavoro.

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