Amministrative a Roma, Orfini: «Facciamo fatica in periferia, governate male negli ultimi anni»

06/06/2016 di Marco Esposito

«Noi abbiamo già voltato pagina, altrimenti non saremmo al ballottaggio, saremmo ancora sotto le macerie, invece siamo ancora in corsa, si riparte da zero, e noi siamo convinti di farcela». Non molla Matteo Orfini, commissario del Pd Roma. Dopo i risultati del primo turno delle elezioni comunali di Roma , al quartier generale di Roberto Giachetti non hanno nessuna intenzione di mollare. Nonostante il vantaggio di dieci punti di Virginia Raggi.

«Ha pesato il fallimento amministrativo di Ignazio Marino – dice Orfini – in alcune zone della città». Ogni ipotesi di accordo con altri candidati viene rifiutata, anche se – forse con eccessiva enfasi – si insiste a dire che il ballottaggio conquistato è un risultato a sorpresa».

Secondo Orfini l’arrivo al secondo turno di Giachetti dimostra che in qualche modo al «Partito Democratico» i cittadini hanno riconosciuto un «cambiamento», su cui si lavora da 18 mesi. «Il lavoro di questo anno e mezzo ci ha portato al ballottaggio» difende il suo lavoro. Ma una domanda è d’obbligo visto il risultato della lista dei democratici: c’è da essere soddisfatti?

«Il voto di lista del Pd è inferiore a quello del 2013, ma con tutto quello che è successo in questa città in questi mesi è un dato da cui ripartire, è chiaro che abbiamo fatto un lavoro faticoso di pulizia, di rigenerazione, di completamento del cambiamento della struttura e nel modo in cui vive il Pd. Questo risultato, inferiore a quello del 2013, ci permette di arrivare al secondo turno ed è quello su cui costruire la vittoria».

Si aspettava qualcosa di più?

«Il nostro obiettivo era arrivare al ballottaggio».

Fa un po’ pensare il risultato del primo municipio, il centro storico. Dove Virginia Raggi si ferma al 25% (meno dieci punti rispetto al risultato cittadino), mentre Giachetti fa il 34% e Fassina il 7%. Molto più di quanto non facciano a livello cittadino. Sembra riproporsi lo stereotipo della sinistra “al caviale” che viene votata dall’altissima borhesia. Soprattutto rispetto alle periferie

«Adesso vedremo bene i voti. E’chiaro che in periferia noi abbiamo fatto fatica, per una ragione abbastanza oggettiva, ovvero che le periferie sono state governate male in questi due anni, mentre il centro storico un po’ meglio. I dati dei municipi dicono che in otto-nove casi andiamo al ballottaggio in testa».

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