L’Onu attacca l’Unione Europea: «Disumana». Spunta l’asta coi migranti in Libia

14/11/2017 di Redazione

L’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite ha espresso “sgomento” rispetto al forte aumento del numero di migranti detenuti in condizioni orribili in Libia, affermando che la politica dell’Unione europea di aiutare la Guardia costiera libica a intercettare e restituire i migranti è inumana. «La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità», ha affermato Zeid Ra’ad Al Hussein. «Quella che era una situazione già grave è diventata catastrofica. Il sistema di detenzione per i migranti in Libia è rotto oltre la riparazione», ha aggiunto. «Solo alternative alla detenzione possono salvare la vita degli immigrati e la sicurezza fisica, preservare la loro dignità e proteggerli da ulteriori atrocità». A dimostrare le gravissime affermazioni c’è un video della Cnn che parla di aste di esseri umani, come all’epoca della tratta degli schiavi. Il reportage in esclusiva mostra un filmato in cui due ragazzi vengono venduti dai trafficanti.

800 dinari… 900, 1.100… venduto per 1.200 dinari (pari a 800 dollari)“, riporta la voce dell’uomo che mette all’asta un giovane nigeriano, uno “adatto al lavoro nei campi“. Dopo aver ricevuto il filmato, la Cnn ha verificato documentando in un video shock la vendita di una dozzina di persone.

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L’ONU CONTRO L’UNIONE EUROPEA: «IN LIBIA MIGLIAIA DI DETENUTI TRA STUPRI E VIOLENZE»

«La comunità internazionale non può continuare a chiudere gli occhi sulle orribili condizioni sopportate dai migranti in Libia e pretendere che la situazione possa essere risolta solo migliorando le condizioni di detenzione», ha aggiunto Zeid Ra’ad chiedendo misure giuridiche nazionali e la decriminalizzazione della migrazione irregolare. Attualmente il Dipartimento libico per la lotta contro la migrazione illegale (DCIM) conta 19.900 persone detenute dall’inizio di novembre, e oltre 7.000 a metà settembre. L’Unione europea e l’Italia forniscono assistenza alla Guardia Costiera Libica per intercettare le imbarcazioni di migranti nel Mediterraneo, anche in acque internazionali. Secondo l’Onu le autorità libiche «condannano i migranti a detenzione arbitraria e indefinita e li espongono a tortura, stupri, lavori forzati, sfruttamento ed estorsione in una condizione in cui i detenuti non hanno la possibilità di contestare la legittimità della loro detenzione e di non avere accesso all’assistenza giudiziaria».

«I crescenti interventi dell’UE e dei suoi Stati membri – spiega il Commissario in una lunga nota – non hanno fatto nulla finora per ridurre il livello degli abusi subiti dagli immigrati. Il nostro monitoraggio, infatti, mostra un rapido deterioramento della situazione in Libia». Gli osservatori ONU hanno visitato alcune strutture a Dcim a Tripoli. dalle interviste emerse con i detenuti emerge una situazione inquietante. «Migliaia di uomini emaciati e traumatizzati, donne e bambini accatastati l’uno sull’altro, bloccati in hangar senza avere accesso alle necessità più basilari e spogliati della loro dignità umana», ha detto Zeid. «Molti di detenuti sono già stati esposti a traffici, rapimenti, torture, stupri e altre violenze sessuali, lavoro forzato, sfruttamento, violenza fisica, fame e altre atrocità durante i loro viaggi attraverso la Libia, spesso in mano a trafficanti o contrabbandieri».

LA REPLICA UE ALLA NOTA DEL COMMISSARIO ONU

A stretto giro arriva la replica dell’Unione europea che parla invece di «piena cooperazione» con l’Onu «esattamente perché la nostra priorità e’ sempre stata e continuerà ad essere quella di salvare vite, proteggere le persone e combattere i trafficanti». Lo afferma una portavoce aggiungendo che è la Ue a finanziare Oim, Unhcr e Unicef. «I campi di detenzione in Libia devono essere chiusi» e la Ue si confronta regolarmente con le autorità locali perché usino «centri che rispettino gli standard umanitari». Centri che però, date le affermazioni degli osservatori Onu, sembrano ben lontani da condizioni umane.

 

(Foto Screenshot dal reportage Cnn)

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