L’omeopata che credeva nell’Apocalisse e nel mal di testa curato con le mani

29/05/2017 di Redazione

L’omeopata che ha curato il piccolo Francesco Bonifazi morto per otite si chiama Massimiliano Mecozzi, ed è indagato per omicidio colposo. Sul Quotidiano nazionale su Repubblica di oggi emerge un ritratto piuttosto inquietante del medico. Mecozzi sarebbe infatti stato un membro di una setta, chiamata Roveto Ardente, fondata a Varese e negli anni scorsi indagata per truffa. I fondatori di Roveto Ardente avevano fondato un’associazione, Camelot, dal nome della fortezza di Re Artù, di cui erano i re e la regina. Chi aderiva a Roveto Ardente come il dottor Massimiliano Mecozzi credeva nell’Apocalisse, che si sarebbe dovuta verificare nel 2008 per questa setta, e in metodi di cura alternativa. A quanto scrive Repubblica di oggi in un articolo a casa del dottor Mecozzi, un casolare sulle colline di Pesaro, gli aderenti della cellula locale di Roveto Ardente si riunivano per leggere la Bibbia e guarire le persone dal mal di testa attraverso la semplice imposizioni delle mani. Una fede millenaristica che avrebbe spinto l’omeopata, secondo quanto scrive il Corriere Adriatico, a lasciare il suo lavoro di medico per diventare un magazziniere in un supermercato della provincia di Varese, gestito dalla leader della setta di Roveto Ardente. La donna che aveva fondato l’associazione è morta da ormai diverso tempo, e Repubblica rimarca quanto l’adesione a una simile setta sia particolare per un medico.

LEGGI ANCHE

Omeopatia, cosa dicono i medici omeopati sulla morte di Francesco per otite

L’OMEOPATA MASSIMILIANO MECOZZI E LE SUE INQUIETANTI CREDENZE

In realtà, a quanto scrive il Quotidiano Nazionale, le credenziali di Mecozzi come omeopata sarebbero oltremodo incerte. Il dottor non avrebbe mai risposto alle sollecitazioni dell’Ordine dei Medici.

L’Ordine dei medici di Pesaro a cui è iscritto gli ha chiesto ripetutamente quali titoli avesse per praticare l’omeopatia, ma non ha mai risposto. O meglio, una mail l’ha inviata: «Non mi interessa rispondervi».

Le stranezze di Massimiliano Mecozzi non avevano però isolato il dottore nella sua professione di medico. Numerose famiglie erano a lui molto legate, anche in ragione della disponibilità con cui lavorava. Il dottor Mecozzi si faceva pagare una volta l’anno dai suoi pazienti, e offriva un numero illimitato di visite, il che attraeva molte famiglie con bambini piccoli necessari di numerosi controlli.

Foto copertina: ANSA

Share this article