La Svizzera dice addio all’energia nucleare

La Svizzera ha detto addio all’energia nucleare, anche se l’abbandono dell’atomo sarà graduale. Il popolo elvetico ha approvato col 58% dei voti la Strategia energetica 2050, il pacchetto di norme che prevedono tra le diverse misure la fine della produzione dell’energia atomica per soddisfare il fabbisogno della Svizzera. Attualmente circa un terzo dei consumi è garantito dalle centrali nucleari collocate sul suolo elvetico, ma il Consiglio federale e il Parlamento svizzero hanno previsto di sostituire questa fonte con le energie rinnovabili, e colmare l’eventuale differenza attraverso il risparmio energetico. La normativa Strategia energetica 2050 era stata approvata dal Consiglio federale svizzero dopo il disastro di Fukushima, anche se è diventata legge federale solo a partire dal 2016 dopo una lunga e articolata approvazione in Parlamento. Il referendum contro la normativa che vieta la produzione di energia nucleare è stato promosso da Alliance Energie, un’associazione di industriali, imprenditori e politici, ed è stato sostenuto dalla destra nazionalista Svp/Udc. Il fronte conservatore ha perso nettamente, anche perché l’addio al nucleare fissato dalla SE 2050 è molto graduale. Nessuno dei cinque impianti elvetici dove si produce l’energia atomica verrà chiuso, a meno che sia giudicato insicuro, e non è fissata alcuna data per la fine delle attività. Le centrali nucleari saranno disattivate quando il loro ciclo di vita terminerà. Le associazioni ambientaliste e i partiti di sinistra, socialisti e verdi, in prima fila per il sì al referendum, hanno sollecitato il Consiglio federale ad accelerare la transizione energetica basata sull’addio all’energia nucleare. La votazione ha riproposto il consueto spaccamento della Svizzera tra la area francofona progressista, dove il sì ha sorpassato il 70% dei voti, le grandi città dove l’addio al nucleare ha ottenuto risultati brillanti, e il consenso più basso alla Se 2050 ottenuto nella zona più grande della Confederazione elvetica,quella germanofona. In tre cantoni della Svizzera tedesca, Argovia, Glarona e Svitto/Schwyz, ha vinto il no, mentre nei rimanenti 23 ha prevalso il sì.

Foto generica tratta da Pixabay

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