«Non uccidete il Teatro Eliseo»

In punta di piedi e in silenzio. Potrebbe uscir di scena così il teatro Eliseo a Roma ora a rischio chiusura e con uno sfratto esecutivo rinviato al 29 luglio di questo mese. La casa dei più grandi attori, registi, drammaturghi, da Luchino Visconti a Giuseppe Patroni Griffi rischia di rimanere solo un ricordo. La situazione debitoria da parte della società di gestione ha indotto la società proprietaria delle mura a richiedere l’esecuzione di uno sfratto per morosità. Tutta colpa di una perdita quantificata sui 538 mila euro e di una “lotta” intestina che mina non solo una delle realtà storiche del teatro romano ma anche i lavoratori (con un indotto sulle mille persone).

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SFRATTO RINVIATO – «Per i più siamo come fantasmi», spiega una dei dipendenti della struttura sostenuti da Slc Cgil, Uilcom Uil e le Rsa. Nessuno alza la voce davanti alle nuvole che piombano sullo storico palcoscenico di via Nazionale. «Siamo in assemblea permanente da giorni – spiega – questa è l’unica protesta che possiamo permetterci». Senza percepire la paga e con l’amarezza del silenzio. Solo Alessandro Gassman è intervenuto recentemente con una lettera aperta. Incredulo sulla chiusura, per lui Roma tornerà così ai tempi di «Neanderthal»:

La chiusura di una struttura così importante, equivale alla scomparsa di una fetta di libertà per i cittadini, e tutto questo nella quasi totale disattenzione da parte di una classe politica che veramente dimostra, per l’ennesima volta, di non aver capito quanto il teatro, la drammaturgia, i suoi spazi, siano centrali e fondamentali in un paese civile. Ai circa 1000 lavoratori coinvolti nell’indotto del teatro Eliseo, a coloro che sino ad oggi lo hanno fatto vivere, ai circa 200.000 spettatori che ogni anno lo frequentano, alle compagnie italiane ed internazionali che ne hanno calcato il palcoscenico, va il mio abbraccio e il mio fraterno sostegno

Lo sfratto esecutivo previsto per il 10 è stato rinviato al prossimo 29 luglio. Qualche giorno in più in attesa dell’esito dell’udienza del 16 dove Eliseo Teatro srl si opporrà alla morosità sollevata da parte della Società proprietaria dell’immobile, Eliseo Immobiliare srl di Vincenzo Monaci, Stefania Marchini Corsi e Carlo Eleuteri. Ma che cosa potrebbe diventare il teatro di Roma? Ci sono diversi scenari. Uno di questi è amaro. «I miei colleghi – spiega uno dei lavoratori – si sono sentiti mancare quando vedendo uno dei “compratori” in visita nel teatro hanno sentito pronunciare tale frase ‘Ah dai che bordello che ci faccio qui’». «Capisce?», dice a denti stretti e con gli occhi lucidi.

IL RISCHIO BALERA E LO STOP DI FRANCESCHINI– Per porre rimedio ai debiti ci sarebbero quattro offerte in ballo. Due si conoscono già. La prima è quella del produttore Francesco Bellomo, in grado di garantire il prosieguo della regolare attività teatrale già programmata e il mantenimento di tutti i posti di lavoro. Il teatro, ora sotto la gestione della Eliseo Srl, conta 8 mila abbonati. Una attività che sarebbe da garantire. Ma c’è di più: una seconda offerta, quella dell’imprenditore Cavicchi. Uno scenario che però fa tremare i dipendenti: nell’offerta del Cavicchi ci sarebbe la sola proposta d’affitto per lo stabile. Niente più. Il rischio è che rinasca una sorta di Palacavicchi du. Discoteca, ristoranti, bar, sale giochi: qualcosa molto lontano da sedie rosse e foyer.
Si può cambiare così destinazione d’uso nel cuore della Capitale? Sì, il Piccolo Eliseo potrebbe diventare una struttura ricreativa con annessa attività commerciale grazie alla delibera denominata Nuovo Cinema paradiso n 168 del Maggio 1995, una sorta di variante del PRG per i cambi di utilizzazione delle sale cinematografiche e dei teatri. Per questo in serata è intervenuto direttamente il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini.
«Abbiamo avviato questa mattina al ministero le procedure per mettere un vincolo alla destinazione d’uso del teatro. I tempi tecnici saranno veloci e così verrà garantito che chiunque sia il proprietario o il gestore dovrà mantenerlo teatro», ha garantito il ministro della Cultura e del Turismo rivolgendosi all’assemblea dei lavoratori del Teatro Eliseo di Roma. «Speriamo che ci sia un coinvolgimento da parte dei Comune e della Regione», ha precisato. Massimo Vulcano direttore della produzione del Teatro Eliseo ha spiegato come una lettera sia arrivata anche sulla scrivania di Ignazio Marino. Finora però ad aver preso polso nella situazione è solo il titolare del Mibac.

guarda l’intervista:

(Massimo Vulcano, direttore produzione Teatro Eliseo)

SALVARE LA STORIA – Ora è tutto un divenire. Blocchi, rinvii, vincoli da porre. Si tenta l’impossibile e si rimane in assemblea permanente, vigili. L’ufficiale giudiziario è arrivato ieri mattina davanti ai lavoratori dell’Eliseo. Anche lui in punta di piedi: niente polizia, solo un lungo colloquio nelle stanze al secondo piano. In una giornata di sole a Roma il silenzio tra i foyer dell’Eliseo viene interrotto solo dalle voci delle ragazze che a turno recitano per le selezioni di uno spettacolo. Le loro grida si rincorrono nella “casa” di Luchino Visconti, sul legno calpestato da Totò quando nel 1932 presentò il suo “Trick-Track”. «Mio papà a 5 anni mi portava qui per vedere le operette», racconta commosso uno dei dipendenti. «Qui siamo cresciuti tutti». Qui è cresciuta Roma.

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