Se ammazzi i figli adottivi in Italia non ti danno l’ergastolo

Un cittadino moldavo di 57 anni, Andrei Talpis, nel 2013 aveva ucciso a coltellate il figlio adottivo di 19 anni, turbando la serenità della sua famiglia e di tutta la piccola comunità di Remanzacco, un piccolo paese in provincia di Udine. Per quel reato efferato, il giudice aveva deciso che Talpis meritava l’ergastolo: era tornato a casa ubriaco, aveva provato a picchiare la moglie e la figlia, mentre l’altro figlio cercava disperatamente di fermarlo. E una serie di coltellate hanno fermato il suo cuore.

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NO ERGASTOLO OMICIDIO FIGLI ADOTTIVI, LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha deciso che il processo per Talpis deve essere rifatto: non può essere condannato all’ergastolo perché la vittima non era un figlio naturale del carnefice ed era stato, appunto, adottato. La pena detentiva per Talpis potrà essere compresa tra i 16 e i 30 anni al massimo di reclusione. Una sentenza beffa.

NO ERGASTOLO OMICIDIO FIGLI ADOTTIVI, LA RATIO DELLA SENTENZA

La Cassazione, tuttavia, ha fatto valere alla lettera il principio contenuto nell’articolo 577 del codice penale – scritto quasi 90 anni fa, ormai – che stabilisce che l’aggravante dell’ergastolo si applica soltanto se l’omicidio è commesso «contro l’ascendente o il discendente». Retaggi del codice Rocco, ricordi di un codice penale di stampo fascista che il successivo codice Vassalli ha riformato, per forza di cose, solo in parte.

Tanto più che, secondo il codice civile, ormai vige l’esatta equiparazione tra i figli naturali e i figli adottivi. Un labirinto cervellotico dal quale sembra ormai che sia difficile uscire. E che indigna mezza Italia. Ma non la legge.

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