Il delirio di Nicola Legrottaglie sul bambino canadese registrato senza specificare il sesso

Lo spunto è stato quello del primo bambino registrato né come maschio né come femmina sul tesserino sanitario nella Columbia Britannica, in Canada. Il fatto risale a qualche giorno fa, ma solo ieri Nicola Legrottaglie, ex calciatore della Juventus e attuale vice allenatore del Cagliari, ha sentito l’esigenza di comunicare tutto il suo «sdegno» via social network. Il suo post su Facebook, in poco tempo, è diventato virale e ha alimentato il dibattito sulla tematica.

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LA POLEMICA DI NICOLA LEGROTTAGLIE

«Ciao, sono Nicola Legrottaglie. Almeno credo. Perchè oggi non si può più essere sicuri di niente – debutta l’ex difensore -. In Canada è nato il primo bambino nè maschio nè femmina. I genitori hanno chiesto e ottenuto che sul tesserino sanitario non venisse specificato il sesso. […] A questo punto vale tutto. Io oggi festeggio il compleanno. Sulla mia carta di identità, alla voce data di nascita, c’era scritto “20 ottobre”, ma l’ho fatto cancellare. Non è giusto impormi un giorno per ricevere gli auguri».

È a questo punto che partono una serie di paragoni assurdi con la vicenda del bambino canadese. Se, infatti, la famiglia del piccolo è riuscita a imporre il «genderqueer», lasciando al figlio la libertà di scelta del sesso quando sarà adulto, Legrottaglie sostiene che tutto, d’ora in poi, potrà essere considerato relativo.

NICOLA LEGROTTAGLIE E IL PARAGONE TRA L’IDENTITÀ SESSUALE E IL NOME DI UNA SQUADRA DI CALCIO

«Da oggi i nostri tifosi non potranno più dire ‘Forza Cagliari’, ma ‘Forza Isola sotto la Corsica’ Deciderà chi ci vive se chiamarla Cagliari, Lampedusa, Milano o Parigi». Insomma, Legrottaglie ha criticato aspramente la decisione della famiglia canadese e ha chiuso il suo post scrivendo: «Attribuirsi i poteri di Dio senza esserlo è come spacciarsi per uccelli senza avere le ali. Lanciatevi da una montagna. Quando atterrate mi racconterete se è davvero così. Buon primo giorno della settimana. Decidete voi se chiamarlo Lunedì, Giovedì, sabato o domenica».

Il post ha ricevuto approvazione da alcuni followers dell’ex calciatore, ma ha suscitato una vera e propria reazione da parte di chi non è allineato con le sue posizioni. Alcuni hanno scritto che paragonare il nome di una squadra di calcio all’identità sessuale di un bambino è una banalizzazione del problema, altri hanno accusato Legrottaglie di essere poco preparato sull’argomento.

L’ex calciatore della Juventus non è nuovo a queste posizioni piuttosto estreme, lui fervente cristiano evangelico e membro della comunità internazionale Atleti di Cristo. Nel 2009 aveva dichiarato che essere gay equivale a commettere un peccato. Nella sua autobiografia, inoltre, si era espresso in maniera piuttosto netta sull’importanza della castità e del fatto di dover preservare il proprio corpo, sulla contrarietà all’aborto e all’eutanasia. «Sono accusato di essere ‘estremista di fede’ – diceva – solo perché ho una visione diversa su certi argomenti che oggi sono dati per scontati».

(FOTO: ANSA/FLAVIO LO SCALZO)

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