Gratteri: «Renzi ci ha chiesto la riforma, ma poi si è arresto al partito della prescrizione»

24/04/2016 di Redazione

«Renzi ci ha chiesto la riforma ma poi si è arresto al partito della prescrizione». «Forse, per questo tema così delicato, non ha i numeri in Parlamento. Queste riforme toccano centri di potere: se implementate, manderebbero in galera molti colletti bianchi». È il pensiero espresso in un’intervista rilasciata a Beatrice Borromeo per Il Fatto Quotidiano da Nicola Gratteri. Il neo procuratore di Catanzaro accusa il governo di aver recepito solo il 5% delle sue proposte di riforma dei processi. E racconta di un premier inzialmente entusiasta e molto convinto dei nuovi interventi:

La sua commissione ha depositato 16 mesi fa le proposte per far funzionare la giustizia. Dove sono adesso?

 

La relazione si trova a Palazzo Chigi ed è stata anche inviata, su richiesta della presidente Bindi, alla commissione Antimafia. Quasi tutti i parlamentari ne hanno copia. Qualcosa, come il processo a distanza, è stato approvato alla Camera e aspetta di passare al Senato. Si discute anche dell’Agenzia dei beni confiscati. Ora è sotto esame l’ordinamento penitenziario, anche se stanno scrivendo l’esatto opposto di quel che abbiamo suggerito noi (volevamo la sostanziale abolizione del Dap per dare più poteri alla polizia penitenziaria, in nome di una maggior trasparenza). A occhio, han recepito circa il 5% del nostro lavoro.

 

Ma non è stato Renzi a volere questa task force?

 

Io mi aspettavo, o quantomeno sognavo che almeno parte delle riforme che Renzi mi ha chiesto passasse per decreto. come quella più urgente, che dovrebbe essere meno controversa, per abbattere tempi e costi del processo penale.

 

Invece nulla. Perché?

 

Abbattere i tempi del processo significa non arrivare alla prescrizione, specie per i reati ordinari, i tre quarti dei quali oggi non fanno in tempo ad arrivare in Cassazione. Rimettere in piedi un sistema efficiente è fondamentale anche per la lotta alla mafia. Se risolvi il problema di una truffa, magari l’imprenditore prende fiducia e la volta dopo ha il coraggio di denunciare un’estorsione. Forse, per questo tema così delicato, Renzi non ha i numeri in Parlamento. Queste riforme toccano centri di potere: se implementate, manderebbero in galera molti colletti bianchi.

 

Renzi ha ceduto pure a Napolitano, che non la voleva ministro della Giustizia.

 

Quella faccenda è andata ogni oltre previsione. Il veto c’è stato solo su di me, ma le ragioni non sta a me commentarle. È una domanda per l’ex capo dello Stato.

 

La sua commissione ha lavorato gratis per 6 mesi. Perché Renzi ve l’ha chiesto, se sapeva che avrebbe ignorato le vostre proposte?

 

Perché all’inizio era fortemente conscio della necessità di queste riforme. Quando ne parlavamo era entusiasta.

 

E adesso?

 

Non so. Una volta consegnato tutto, il mio compito è finito. E francamente questa situazione m’imbarazza: non sta a me convincerli a portare avanti un lavoro chiesto da loro.

(Foto di copertina da archivio Ansa)

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