Strappano neonata alla famiglia perché la madre è disabile. L’appello del padre | VIDEO

Una madre che mette al mondo la propria figlia per amore, nonostante il suo 100% di disabilità. Una famiglia alle spalle che tutela la sua scelta. Una sentenza del tribunale che decide di allontanare la bimba, ancora neonata, dai suoi genitori. Sono gli elementi di una vicenda che si è verificata ad Ascoli Piceno, nelle Marche, che sta facendo discutere e che ha portato i familiari della piccola a rivolgere un appello attraverso Giornalettismo.

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GUARDA L’APPELLO DEL PAPÀ DELLA NEONATA ASCOLI PICENO

CCDU, il Comitato dei cittadini per i diritti umani, commenta in maniera durissima: «Si tratta di una decisione fondata sulle teorie eugenetiche psichiatriche che, tempo fa, portarono all’olocausto nazista. Chiediamo una levata di scudi da parte di tutta la società civile».

STORIA NEONATA ASCOLI PICENO

Ma andiamo con ordine e ripercorriamo l’intera vicenda. La mamma è una ragazza disabile al 100%, con una diagnosi di ritardo mentale grave-moderato. Nonostante tutto, ha conseguito la licenza di terza media e, per un certo periodo, ha lavorato come aiuto-cuoca in una casa di riposo per anziani. Poi, ha conosciuto il padre della bambina, nel 2010. Anche lui ha avuto trascorsi in psichiatria ma, secondo i medici e nonostante un piccolo deficit di aderenza alla realtà, si è ristabilito. Hanno deciso di andare a vivere insieme e di creare una loro famiglia.

La donna ha lasciato il lavoro, lui è impiegato saltuariamente: nonostante ciò, hanno una casa di proprietà e dei parenti alle spalle che li aiutano sia economicamente, sia con un supporto materiale attivo. Il padre dell’uomo, ad esempio, è un impiegato comunale e si è sempre preso cura del figlio. Inoltre, grazie all’affetto che c’è nella coppia, le condizioni di salute della donna migliorano nettamente.

Quando nasce la bambina, i servizi sociali – dopo una segnalazione – trattengono la neonata in ospedale e impediscono ai genitori di portarla via. Il tutto senza un decreto del tribunale e consegnando in ritardo il foglio di assistenza al parto, con il conseguente rischio, per i genitori, di non riconoscere la paternità della bambina. Questi aspetti, del resto, diventeranno oggetto di una denuncia penale da parte della famiglia della neonata.

Il decreto del tribunale arriva qualche tempo dopo e, come negli altri casi che Giornalettismo ha trattato fino a questo momento, si basa esclusivamente sulle relazioni dei servizi sociali (e non su testimonianze di terzi o altri approfondimenti) che hanno dichiarato inadeguati i genitori e i loro parenti (nella relazione, tra l’altro, non c’è nessuna menzione del nonno paterno). Dopo qualche tempo, una relazione di una psicologa dell’Asur – l’azienda sanitaria unica delle Marche – stabilisce la necessità di ristabilire il rapporto madre-figlia, «nell’interesse della minore, per evitare che questa diventi un orfano sociale». Ma non succede niente e la situazione resta immobile, con i genitori che non riescono a vedere la loro figlia.

NEONATA ASCOLI PICENO, L’INIZIATIVA

«Attualmente – dice il padre della bambina nel suo video-appello – il diritto di nostra figlia di stare in famiglia viene negato da quelle stesse autorità che dovrebbero proteggerla, con rischi per la sua salute psicofisica. Nostra figlia si è ammalata ed è stata curata con gli antibiotici, forse anche a causa della mancata possibilità di nutrirsi del latte materno».

Ai genitori non resta che cercare il supporto della società civile: «Abbiamo lanciato una petizione al Sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli – dice Paolo Roat responsabile nazionale della tutela dei minori del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani – e all’Assessore alle Persone Donatella Ferretti, affinché si attivino per tutelare la loro cittadina minorenne e perché i funzionari comunali e i professionisti sanitari che hanno sostenuto queste teorie abominevoli e discriminanti vengano sanzionati».

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