Sicilia, Nello Musumeci: «Crocetta inadeguato politicamente, il Cara di Mineo va chiuso»

«Aldilà delle indagini nel terzo settore e sul Cara, che sono di competenza della magistraturasul piano politico Crocetta si è rivelato totalmente inadeguato al ruolo».  Non ci va leggero Nello Musumeci, leader storico del centrodestra siciliano ed ex candidato alla presidenza nelle ultime regionali, contro l’attuale governatore della Sicilia Rosario Crocetta.

Certamente un avversario politico da una parte, certamente un governatore in difficoltà dall’altra. Ma è anche vero che alcuni dati che stanno emergendo in queste ore sono «preoccupanti». Infatti, Musumeci (eletto all’unanimità alla guida della Commissione Antimafia della regione) ha denunciato che il 90% delle procedure negoziate nella sanità siciliana avviene senza alcun appalto. Cosa confermata anche – per quel che concerne il 2014 – dalla Corte dei Conti. Gran parte delle partecipate e degli enti locali, secondo uno studio dell’università di Palermo, non rispondono ai criteri dettati dal decreto anticorruzione.

Abbiamo quindi chiesto al presidente della Commissione Antimafia dell’Assemblea Regionale se c’è il rischio di una sorta di “Mafia Capitale” nella sanità sicula e come si può lottare in una regione così complessa. «Noi abbiamo avviato un monitoraggio», spiega Musumeci contattato da Giornalettismo. «Le assicuro che i primi dati sono allarmanti».

Il 90% delle procedure negoziate nella Sanità avviene senza appalto pubblico. Affidamento diretto. Tutto regolare. Ma come afferma Cantone “le cooperative che hanno vinto molti degli appalti nelle Asp siciliane avevano dei riferimenti in uno dei gruppi coinvolti con Mafia capitale”. Si può parlare di un proseguimento di quello che è scoppiato sotto il Colosseo?

Si tratta del 90 per cento delle procedure negoziate ma il valore in euro è di circa 200 milioni. In un bilancio come quello della Sanità in Sicilia che occupa oltre il 50 per cento del bilancio complessivo può sembrare poca cosa ma il dato da un punto di vista etico è allarmante. Non aiuta a raggiungere i requisiti della trasparenza, della utilità come quasi sempre avviene negli affidamenti diretti. Si tratta di un dato che abbiamo denunciato e che ieri è stato ripreso dal presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone. Un altro elemento inquietante è nelle procedure di affidamento nel settore della sanità. Pare sia presente una realtà che ha partecipato all’Ati, all’associazione temporanea di imprese per il Cara di Mineo (finito nelle carte è di Mafia Capitale ndr). Si tratta però di una vicenda su cui è in corso l’indagine della magistratura mi riservo dall’aggiungere ulteriori commenti. Mi permetta però una riflessione…

Mi dica

Credo che il terzo settore e quello delle cooperative sociali debba esser posto sotto l’attenzione del legislatore perché in quel settore vedo troppo mecenatismo, troppa spregiudicatezza. Il vero volontariato diventa marginale, lasciando spazio a una imprenditoria arraffona che spesso agisce in un contesto di assoluto monopolio come è accaduto col Cara di Mineo.

Il Parlamento da vita ad alcune regole, ma spesso a livello locale si va in tutt’altra direzione. Secondo lei a livello regionale il governo Crocetta sta facendo qualcosa? Ha qualche responsabilità?

Ho il timore che la trasparenza sbandierata ai quattro venti di Crocetta sia più predicata che praticata. Non significa che la responsabilità sia riconducibile al governatore ma significa che chi ha il dovere di vigilare non lo fa. E non lo ha fatto neanche nel recente passato. In Sicilia sono tantissime le realtà partecipate, le stesse strutture della regione che non osservano i criteri di trasparenza, in particolare nell’osservanza della legge 190/2012 e nel decreto legislativo 33 del 2013. Noi abbiamo avviato un monitoraggio. Le assicuro che i primi dati sono allarmanti.

Crocetta rischia di esser l’Ignazio Marino della Sicilia?

Aldilà delle indagini nel terzo settore e sul Cara, che sono di competenza della magistratura, sul piano politico Crocetta si è rivelato totalmente inadeguato al ruolo in una regione così complessa e difficile come la Sicilia. Doveva esser la novità. Abbiamo visto in questa stagione come le novità politiche abbiano provocato delle anomalie: Marino a Roma, Accorinti a Messina e Crocetta a Palermo.

Lei ha lanciato una proposta: l’Antimafia “promuoverà una proposta di legge per dichiarare decaduti tutti gli amministratori che entro 90 giorni non si adegueranno alle norme anticorruzione”. Ha avuto riscontri positivi in Regione?

Non ho avuto ancora il tempo di verificare. La proposta è stata lanciata poche ore fa. Nella mia proposta un amministratore se entro 90 giorni dal suo insediamento non procede alla piena applicazione delle norme previste per la pubblica amministrativa Non mi faccio illusioni, non mi sono ancora confrontato con i deputati siciliani. Ma credo di non sbagliare se penso che non sarà accolta con entusiasmo. Però serve, per rendere più aspre le sanzioni. Altrimenti non faremo mai dei comuni, province e regioni una casa di vetro così come vogliono i cittadini.
La Commissione regionale Antimafia in Sicilia, per esempio, ha varato un codice etico. Sarà applicato al personale politico e ai burocrati. Siamo la prima regione ad averlo approvato. Una sorta di testo unico delle norme già vigenti sulla trasparenza che potrebbe diventare legge. Adesso è in Commissione affari Costituzionali. Se dovesse passare la Sicilia si intesterebbe una battaglia d’avanguardia sul piano della legalità. In quel codice sono implementate quelle norme comportamentali che un politico e un burocrate devono osservare nella cosiddetta zona grigia, cioè quella fra leggi codificate ed etica da tenere.

Zone grigie. Il Cara di Mineo è l’esempio perfetto della mancanza di controllo dello Stato e della commistione della politica in un problema che da locale è diventato nazionale… In diversi chiedono la sua chiusura

Il Cara è nato durante l’emergenza per la primavera araba e da risorsa è diventato un problema nel problema. Quattro mila persone in un contenitore così stretto non possono rappresentare un modello d’accoglienza. C’è poi un riflesso di carattere sociale. Non è possibile mantenere un livello di sicurezza adeguato sia all’esterno che all’interno della struttura.
La Commissione regionale antimafia ritiene che il Cara di Mineo vada chiuso e sostituito con strutture che possano ospitare una quantità più bassa di migranti, rispettandone la qualità di vita e consentendo allo Stato di garantire la sicurezza necessaria, distinguendo tra il profugo e il terrorista che si intrufola per altri obiettivi. Siamo convinti che un migrante non debba stare oltre i 90 giorni previsti dalla legge.

Terzo settore come linfa della nuova mafia. Confrontandosi con Raffaele Cantone come ritiene possibile fare la rivoluzione se a Palermo una siringa continua a costare di più rispetto che a Bergamo?

La mafia è cambiata. E’ cambiata in Sicilia. Si mantiene non soltanto con il tradizionale racket delle estorsioni o col denaro in usura ma anche con la corruzione. Ecco perché secondo me bisogna tenere sotto controllo il settore della pubblica amministrazione. La mafia non cerca morti ammazzati, la mafia cerca alleati. Li cerca nelle istituzioni e nel potere imprenditoriale. C’è una sorta di competizione fra lo Stato e la Mafia.

In che senso?

Chi garantisce più sicurezza, chi offre meglio denaro in prestito, chi offre lavoro, chi offre tutela. In questa sorta di competizione non è detto che a vincere in alcune zone d’Italia sia sempre lo Stato. Ci sono alcune aree del palermitano ma anche del napoletano in cui lo Stato, carabinieri e polizia, ha difficoltà ad entrare.
La lotta alla mafia non deve esser solo un fatto di polizia: deve creare consenso sociale.
Se una impresa viene confiscata perché mafiosa ed è una impresa sana e recuperabile deve poter restare sul mercato. Se chiude, con 200 persone a seguito, non crea consenso sociale. Se un commerciante subisce il racket dell’estorsione e ha il coraggio di denunciare il suo estorsore deve ottenere i benefici dello Stato entro due tre mesi. Non può aspettare quattro anni. Se un consiglio comunale viene sciolto per mafia e i commissari prefettizi si isolano, chiudendo le porte ai cittadini, la gente dirà ‘si stava meglio quando si stava peggio’. Io sono convinto che la lotta alla Mafia non può e non deve passare come una operazione di polizia deve creare consenso fra i cittadini. Solo così possiamo combattere l’omertà e isolare sempre di più i mafiosi.

(in copertina foto Ansa)

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