Giorgio Napolitano e il consiglio al premier: «Renzi, non escludere Angela Merkel»

08/02/2016 di Redazione

«Può essere un bene tentare un accordo tra le forze socialiste, ma a condizione di non dimenticare che le intese in Europa dovranno essere comunque molto più larghe, in vista di decisioni condivise. Il che non è stato mai facile». L’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intervistato da Stefano Folli per Repubblica, interviene così sulla questione europea. Consiglia a Renzi di non escludere Angela Merkel e mantiene dei dubbi sull’idea del toscano: riunire prima del prossimo Consiglio europeo i socialisti e aprire un fronte contro i conservatori, quindi contro l’egemonia della cancelliera tedesca.

Ci sono rischi in questo approccio?
«Non bisogna dimenticare che i gruppi trainanti nel Parlamento europeo sono sempre stati i popolari e i socialisti. Partecipi di una dialettica spesso vivace, ma vicini nel comune ideale e impegno europeistico. Spesso uniti con loro i liberali e i verdi. Queste sono le forze protagoniste della costruzione europea e anche oggi che hanno perso terreno nei Paesi in cui si sono affacciati i movimenti euroscettici o nazionalisti, il futuro dell’Unione si fonda su queste grandi tradizioni. L’unità di intenti non può essere delle sole forze socialiste, occorre allargare lo scenario. L’errore sarebbe, come sinistra, restare impigliati nella dimensione nazionale, anziché agire per fare un balzo in avanti nell’integrazione. Il pericolo è ripiegare sulla difesa dei confini nazionali e sulla rivendicazione di maggior spazio per le politiche di bilancio nazionali».

È un errore cercare di contenere lo strapotere della Germania?

«Oggi siamo di fronte a possenti spinte centrifughe. Non deve venir meno la considerazione che l’Europa come la conosciamo è il frutto di una lunga convergenza fra la Germania, la Francia e l’Italia. Ciò conta più di qualsiasi gara per la leadership dell’uno o dell’altro dei tre paesi fondatori. L’Europa poggia innanzitutto su quelle tre gambe. Perciò non dimentichiamo che qualsiasi intesa per rinnovare e far progredire l’Unione e superarne le attuali insostenibili contraddizioni deve comprendere la Germania. È inimmaginabile qualsiasi svolta senza e contro Berlino».

Non pensa che Angela Merkel si sia indebolita e che questo accentui le turbolenze?
«Non ho questa impressione. Mi sembra che la Cancelliera abbia compiuto un passo di straordinario valore politico con la sua apertura ai richiedenti asilo e che da allora non abbia fatto sostanziali passi indietro. Ovvio che anche la Germania ha bisogno di un ampio sostegno in sede europea. E noi d’altronde siamo in sintonia con la Germania per la gestione dei flussi migratori e per la politica estera».

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Nell’intervista Napolitano si rivela in linea con il numero 1 della BCE Mario Draghi.

Dunque c’è in campo l’ipotesi, di cui ha parlato Eugenio Scalfari, di un ministro del Tesoro o delle Finanze europeo?
«Esattamente. Draghi intende un’autorità di bilancio dei Paesi dell’eurozona, da istituire all’interno o ex novo all’esterno della Commissione. Sarebbe un passo avanti cruciale. E fin d’ora sarebbe comunque una degna battaglia europeista per il governo o il leader che volesse intestarsela».

(in copertina ANSA/ANGELO CARCONI)

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