Mose, Tangentopoli alla Veneziana: arrestato Orsoni, a Galan un milione di euro l’anno

04/06/2014 di Alberto Sofia

Una Tangentopoli veneta dietro gli appalti del Mose, con una serie di politici, imprenditori, protagonisti della finanza, generali delle Fiamme Gialle arrestati con le accuse di corruzione, concussione, riciclaggio e finanziamento illecito. C’è anche il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni (Pd, eletto nel 2010 con una coalizione di centrosinistra) tra le 35 persone finite in manette nell’inchiesta condotta dalla Procura locale, nell’ambito delle indagini sull’ex ad della Mantovani Giorgio Baita e gli appalti legati al sistema di dighe mobili, progettato per arginare il fenomeno dell’acqua alta e salvaguardare il capoluogo veneto. Il sindaco, ora ai domiciliari, è indagato soltanto per finanziamento illecito ai partiti, relativo alla sua campagna elettorale per le comunali del 2010.

Mose Giorgio Orsoni carcere tangenti 2
Photocredit: Lapresse

«UN SISTEMA CORRUTTIVO DIFFUSO E RAMIFICATO» – Secondo l’ordinanza di custodia cautelare, lunga oltre 700 pagine, redatta dal gip di Venezia Alberto Scaramuzza, la Guardia di Finanza si è trovata di fronte «ad un sistema corruttivo diffuso e ramificato, in cui il legame tra corrotti e corruttori era molto profondo. I funzionari e politici coinvolti sono da tempo a libro paga di Mazzacurati, ex presidente Cvn, e Baita, amministratore delegato dell’impresa di costruzioni Mantovani Spa, con il meccanismo che arriva al punto di integrare in un’unica società corrotti e corruttori», con le forze dell’ordine che hanno scoperto un «totale asservimento di esponenti del potere politico con carichi istituzionali e di funzionari della Pa agli interessi del gruppo economico-imprenditoriale». Peraltro secondo il gip il Cvn, Consorzio Venezia Nuova, si comporta come un gruppo di pressione.

MOSE, TANGENTI, IL RUOLO DI ORSONI E GALAN – Nel caso di Orsoni, la somma contestata dai pm nel 2010 è di 110mila euro, anche se ci sarebbero altre contestazioni per un totale di circa 400mila euro. Fondi versati dal Consorzio Venezia Nuova (concessionario unico per la realizzazione del Mose) senza la necessaria delibera preventiva degli organi competenti e messi a bilancio come finanziamento elettorale. Per i magistrati, invece, la somma sarebbe stata versata attraverso un giro di fatture per operazioni inesistenti. Coinvolto anche l’ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan, che avrebbe ricevuto da Giancarlo Mazzacurati presidente del Cnv, anche tramite l’assessore Renato Chisso, uno stipendio annuo di un milione di euro.

MOSE, TANGENTI: GLI STIPENDI A POLITICI E MAGISTRATI – Secondo quanto emerso dalle indagini della Procura di Venezia, sarebbero state molte le campagne elettorali finanziate in maniera illecita. Lia Sartori, parlamentare europea uscente, avrebbe ricevuto 200.000 euro. Giampietro Marchese avrebbe invece ricevuto Mezzo milione di finanziamenti illeciti. Il funzionario regionale Giuseppe Fasiol sarebbe stato fatto collaudatore del Mose in cambio dei via libera ai progetti della Mantovani. Il magistrato della Corte dei Conti di Roma, Vittorio Giuseppone, avrebbe ricevuto a sua volta uno stipendio partito da circa 200 milioni ed arrivato a circa 600 milioni all’anno per ammorbidire i controlli del Mose.

MOSE, TANGENTI: ARRESTATO IL SINDACO DI VENEZIA – Un centinaio, in totale, sono gli indagati nell’inchiesta, mentre sono stati sequestrati valori per 40 milioni di euro circa. Tra le persone finite in manette c’è anche l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso (Forza Italia). Così come il consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, gli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo, il generale in pensione Emilio Spaziante. Chisso nel 2011 ricevette da parte di Baita all’hotel Laguna Palace di Mestre 250 mila euro all’assessore Chisso. Sei anni prima, nel 2005, 50.000 euro sarebbero stati versati in un conto di Galan aperto a San Marino. Nello stesso anno l’ex segretaria di Galan, Claudia Minutillo, avrebbe consegnato 200 mila euro a Galan all’hotel Santa Chiara di Venezia.

CHIESTO ARRESTO PER GIANCARLO GALAN – Chiesta la misura cautelare anche per l’ex governatore e ministro Giancarlo Galan, coinvolto per il periodo in cui è stato presidente della Regione Veneto: gli atti dovranno essere trasmessi all’apposita commissione parlamentare. Galan è accusato di corruzione e di aver ricevuto 200mila euro da Piergiorgio Baita del gruppo Mantovani, per rendere più rapide le procedure di approvazione di project financing di Adria infrastrutture. Secondo i pm, si sarebbe anche fatto ristrutturare la villa di Cinto euganeo, attraverso lo stesso gruppo Mantovani. Ma non solo: l’ex governatore è indagato dalla Procura di Venezia anche con l’accusa di aver beneficiato di fondi illeciti per almeno 800mila euro dal Consorzio Venezia Nuova nell’ambito delle opere del Mose. Le somme –  che derivano da fondi neri realizzati da Cvn e dalle società che agivano nel consorzio –  risalirebbero agli anni tra il 2005 e il 2008 e il 2012.

Consiglio dei Ministri
Giancarlo Galan – Photocredit: Lapresse

Attualmente deputato di Forza Italia e considerato un “fedelissimo” di Silvio Berlusconi, Galan è stato governatore del Veneto per 15 anni – dal 1995 al 2010 – per poi essere nominato prima ministro alle Politiche agricole e poi ai Beni culturali. Proprio con il leader di Forza Italia a Palazzo Chigi, Galan ha posto la prima pietra del Mose più di dieci anni fa, nel 2003.

TUTTE LE PERSONE ARRESTATE – Tra le persone arrestate, come ha spiegato su Twitter anche il giornalista del gruppo Espresso, Daniele Ferrazza, anche due ex magistrati alle acque Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva.

 

 

Così come Enzo Casarin, ex sindaco di Martellago e capo della segreteria di Chisso, l’ex sindaco di Cessalto Giovanni Artico (dal 2012 commissario allo scavo dei canali portuali, ndr).  Ai domiciliari è finita Lia Sartori, europarlamentare, sempre con l’accusa di finanziamento illecito. Ecco l’elenco completo: 

In carcere: Giovanni Artico, Stefano Boscolo «Bacheto», Gianfranco Contadin detto Flavio, Maria Brotto, Enzo Casarin, Gino Chiarini, Renato Chisso, Patrizio Cuccioletta, Luigi Dal Borgo, Giuseppe Fasiol, Giancarlo Galan (parlamentare), Francesco Giordano, Vincenzo Manganaro, Manuele Marazzi, Giampietro Marchese, Alessandro Mazzi, Roberto Meneguzzo, Franco Morbiolo, Luciano Neri, Maria Giovanna Piva, Emilio Spaziante, Federico Sutto, Stefano Tomarelli, Paolo Venuti.

Ai domiciliari: Lino Brentan (no legato a CVN), Alessandro Cicero, Corrado Crialese, Nicola Falconi, Vittorio Giuseppone, Dario Lugato, Giorgio Orsoni, Andrea Rismondo, Lia Sartori, Danilo Turato

Le indagini non si concluderanno con gli arresti di oggi: «Gli sviluppi possono essere tantissimi e non riguardano solo l’ulteriore fase di accertamenti di reati fiscali, dovuti alla sovrafatturazione e alle false fatturazioni per creare fondi neri e pagare esponenti politici», ha precisato il procuratore di Venezia Luigi Delpino, nel corso della conferenza stampa a Venezia. Come ha svelato il Sole 24 Ore Radiocor, tra gli indagati nell’inchiesta c’è anche Marco Milanese, indicato «quale consigliere politico di Giulio Tremonti». Nei suoi confronti la procura aveva chiesto l’arresto, ma poi la richiesta è stata revocata il 13 maggio 2014. Non accolta nemmeno il sequestro preventivo nei confronti di Milanese. Secondo quanto si legge nell’ordinanza di arresto, è stato Roberto Meneguzzo, ad di Palladio Finanziaria, l’intermediario per arrivare a Milanese.

MOSE, LE TAPPE DELL’INDAGINE – Come ha spiegato il Gazzettino di Venezia, è stato ricostruito un sistema di corruzione e collusione fra politica, imprenditoria e mondo della finanza, con prove considerate incontrovertibili. Anche «peggiore»  rispetto a quello emerso con Mani Pulite, ha spiegato il procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio: «Abbiamo individuato un sistema molto simile, con personaggi tra l’altro già coinvolti anche all’epoca, ma molto più complesso e sofisticato». L’inchiesta della Guardia di finanza era stata avviata circa tre anni fa. Un primo colpo al sistema, secondo il quotidiano locale, era stato inferto il 28 febbraio 2013, con l’arresto di Piergiorgio Baita, in quel momento ai vertici della Mantovani (colosso padovano del settore delle costruzioni, tra i soci maggiori di Consorzio Venezia Nuova, ora impegnato sul fronte di Expo 2015 con l’aggiudicazione di lavori per circa 65 milioni di euro). Il pool di pm composto da Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino (Dda) aveva scoperto che l’ex manager della Mantovani Baita, con il beneplacito del fedelissimo Nicolò Buson, aveva distratto dei fondi relativi al Mose in una serie di fondi neri all’estero. Secondo l’ipotesi dell’accusa, i fondi venivano portati dall’imprenditrice Claudia Minutillo – ex segretaria personale di Galan, anche lei arrestata – a San Marino, dove venivano poi riciclati da William Colombelli, grazie alla propria azienda finanziaria Bmc. Almeno 20 milioni di euro, così nascosti, erano finiti in conti esteri: probabilmente erano indirizzati alla politica, secondo i pm.

FONDI NERI – Lo stesso pool aveva portato in carcere quatto mesi dopo Giovanni Mazzacurati, ai vertici della stessa Cvn, poi finito ai domiciliari. Era stato definito “il grande burattinaio” di tutte le opere relative al Mose. Grazie alle indagini su di lui erano state scoperte fatture false e presunte mazzette, che hanno portato all’arresto di Pio Savioli e Federico Sutto, consigliere e dipendente di Cvn, oltre a quelli di quattro imprenditori, che si spartivano i lavori milionari. I pm sono andati alla ricerca dei fondi neri milionari, realizzati truccando le gare e facendo aumentare le spese sia del sistema di dighe mobili, che delle altre opere connesse alla salvaguardia di Venezia, finanziate con la Legge speciale. In particolare, il Mose (Modulo Sperimentale Elettromeccanico) era stato pensato negli anni ’80 per difendere la città di Venezia e la sua laguna dall’acqua alta, specialmente nei casi in cui questa supera i 110 centimetri. Il costo complessivo dell’opera è di 5 miliardi 493 milioni di euro. Lo stato di avanzamento dei lavori, in ritardo rispetto alle iniziali previsioni, è pari all’87%. Nel mese di ottobre, serviva ancora un miliardo di euro circa per la realizzazione completa. L’obiettivo è di concludere l’opera entro il 2016.

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FALSE FATTURE PER 15 MILIONI DI EURO IN TRE AZIENDE –  La Guardia di Finanza, soltanto spulciando gli atti di tre aziende coinvolte, ha scoperto 15 milioni in false fatture: le imprese, soggette a verifica fiscale, hanno già versato nove milioni di euro allo Stato per danno erariale. Una parte minima che verrà probabilmente implementata al termine delle verifiche su aziende che a vario titolo hanno partecipato ai lavori commissionati dal Consorzio Venezia Nuova.  In pratica, attraverso i fondi neri creati con fatture maggiorate e falsificate e poi portati in Svizzera e San Marino, gli allora vertici di Cvn, guidati da Giuseppe Mazzacurati avvicinavano soggetti pubblici da finanziare, per poi essere agevolati in varie opere infrastrutturali (sia il Mose che altre opere in project financing). Il denaro veniva fatto circolare attraverso falsi contratti di consulenza, partecipazioni ad utili delle società che facevano i lavori a persone di fiducia di soggetti terzi, false fatturazioni per prestazioni mai eseguite e finanziamento illecito, sul fronte della politica, attraverso ulteriori false fatture.

Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni (AP Photo/Luigi Costantini)
Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, accusato di finanziamento illecito ai partiti (AP Photo/Luigi Costantini)

LA DIFESA DEI LEGALI DI ORSONI E LE REAZIONI – Di fronte alle accuse di finanziamento illecito a carico di Giorgio Orsoni, sono stati gli avvocati del sindaco ad allontanare le sue responsabilità. Per i legali le circostanze che coinvolgono il primo cittadino nell’indagine «paiono poco credibili»: «Gli si attribuiscono condotte non compatibili con il suo ruolo ed il suo stile di vita. Le dichiarazioni di accusa vengono da soggetti già sottoposti a indagini, nei confronti dei quali verranno assunte le dovute iniziative», hanno spiegato. Orsoni è stato difeso anche dal sindaco di Torino Piero Fassino: «Chiunque conosca la sua storia personale e professionale, non può dubitare della sua correttezza e della sua onestà», ha spiegato il presidente Anci, commentando la notizia dell’arresto. Tra i democratici è stata Alessandra Moretti a invocare nuove regole contro la corruzione. Tutto mentre il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha incontrato il capo dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone, in attesa del provvedimento che possa definire e aumentare i poteri del magistrato nella gestione Expo.

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LA DIFESA DI GIANCARLO GALAN – L’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan ha ribattuto con forza alle accuse formulate nei suoi confronti:

«Mi riprometto, di difendermi a tutto campo nelle sedi opportune con la serenità ed il convincimento che la mia posizione sarà interamente chiarita. Chiederò di essere ascoltato il prima possibile con la certezza di poter fornire prove inoppugnabili della mia estraneità. Dalle prime informazioni che ho assunto e da quanto leggo sui mezzi d’informazione, nel dichiararmi totalmente estraneo alle accuse che mi sono mosse, accuse che si appalesano del tutto generiche e inverosimili, per di più, provenienti da persone che hanno già goduto di miti trattamenti giudiziari e che hanno chiaramente evitato una nuova custodia cautelare».

PARLA ANCHE IL CONSORZIO VENEZIA NUOVA – Il Consorzio Venezia Nuova dal canto suo si dichiara estraneo ai fatti definendosi parte offesa dopo una discontinuità nella governance, già attuata lo scorso anno:

«Si tratta del proseguimento del lavoro svolto dalla Procura di Venezia, che vede lo stesso Consorzio come parte offesa che ribadisce la propria completa disponibilità e il proprio interesse a collaborare pienamente con tutte le autorità».

 

Nella nota si ricorda che la discontinuità si e’ tradotta nel ricambio dei vertici, nella distinzione dei ruoli di direttore generale e presidente, nell’avvio di una attività di due diligence, nel rinnovo dell’organismo di Vigilanza e nella revisione delle spese per consulenza, contratti e sponsorizzazioni. Il Consorzio inoltre auspica che siano ‘

LE REAZIONI DELLA POLITICA – Pesante il giudizio del Movimento 5 Stelle dopo la nuova raffica di arresti. Sul blog di Beppe Grillo, è stato il vicepresidente della Camera, Luigi di Maio, a scagliarsi contro i partiti, parlando di “larghe intese in manette”. I pentastellati hanno poi invitato il Parlamento a esprimersi «quanto prima per dare l’autorizzazione a procedere all’arresto nei confronti dell’ex ministro Galan», oltre a chiedere allo stesso deputato di dimettersi da presidente della Commissione cultura a Montecitorio. Ma non solo: i parlamentari grillini hanno anche chiesto che il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi (Ncd) «riferisca in tempi rapidi sull’attuale stato delle commesse degli appalti veneti». Sui lavori è stato lo stesso esponente alfaniano a cercare di rassicurare: «Le indagini vadano avanti, ma l’opera che salva Venezia va finita nei tempi e con i costi previsti», ha auspicato il ministro.

I VERDI CONTRO LE GRANDI OPERE –Verdi si sono scagliati contro le stesse grandi opere: «Ormai è evidente che dietro queste infrastrutture, inutili, costosissime e dannose per l’ambiente, si annida una vera e propria strategia della tangente, come dimostrano gli arresti oggi del Mose e ieri per l’Expo», ha attaccato il co-portavoce Angelo Bonelli. Al contrario, secondo il ministro dell’Interno, Angelino Alfano (Nuovo centrodestra), «vanno bloccati i ladri, ma non le opere».

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