Morire a 15 anni vittime di cyber-bullismo

22/09/2009 di Stefano Marucci

Holly Grogan si è gettata da un ponte, tornando da scuola. Era caduta in depressione da settimane, e non è stato un gesto improvviso. A casa, indirizzata ai suoi genitori, aveva lasciato una lettera di addio. Sui suoi quindici anni pesavano come macigni le continue angherie sofferte nelle reti sociali. Troppo per lei.

I suoi amici la ricordano, giustamente, nel migliore dei modi. Sorridente, felice, serena tra i banchi di scuola della St Edwards’s School. Siamo a Cheltenham, una cittadina termale immersa nel verde a 40 kilometri da Birmingham, nel sud d’Inghilterra. Centodiecimila anime, sparse in villette abitate da una ricca borghesia impegnata nel turismo o di commuters che ogni giorno raggiungono Birmingham o Bristol con il treno, lasciando i loro figli in un ambiente sano e protetto. Trovare amici può non essere semplice da adolescenti, anche quando si è carine come Holly, e allora le reti sociali come Facebook o MySpace diventando il mondo privilegiato per cercare di uscire dal piccolo punto di vista di una città che non riesce a darti tutto quello che i tuoi anni vorrebbero.

NESSUNA PIETA’ PER I NIUBBI – I newbye o “niubbi” sono coloro che, in un gioco on line di massa (dai vecchi MUD ai più conosciuti “World of Warcraft” e “Second Life”), entrano per la prima o comunque per le prime volte in un mondo a loro estraneo. Non conoscono ancora al meglio le interfacce che hanno di fronte, le infinite possibilità di espressione, non conoscono come nella rete ci si schiera in fazioni. Le reti sociali non sono da meno, e Holly era una “niubba”. Incapace di comprendere appieno il mezzo che aveva davanti ne è stata prima affascinata, poi soggiogata. Poi è diventata vittima, vittima perché ingenua e incapace di difendersi.

INONDATA DI MESSAGGI – Presto si è trovata il proprio “muro” di Facebook inondato di messaggi derisori, insultanti, denigratori. Messaggi ai quali non è mai riuscita a replicare. Secondo una sua amica, Holly era già vittima di un bullismo reale, nella sua vecchia scuola. Per questo i genitori decisero di trasferirla alla Saint Edward, anche se non ne condividevano le basi cattoliche. Ma a quanto pare i suoi vecchi “amici” hanno contattato i nuovi compagni di scuola per stringere una alleanza contro la povera ragazza. Il risultato è stato non solo la continuazione della persecuzione durante le ore scolastiche ma anche un continuo bombardamento di insulti e minacce dal web.

TUTTA COLPA DI INTERNET? – Il bullismo è iniziato a scuola, ed è continuato anche a casa tramite le reti sociali. Holly si è sentita circondata. La colpa non è di internet, che ha solo amplificato una vulnerabilità di una ragazza appena quindicenne alla quale dei pessimi compagni avevano tolto il sorriso prima e la fiducia in sé stessa poi, portandola al suicidio. Nel Regno Unito il problema però è preso seriamente in considerazione. Un sito del governo che raccoglie le denuncie delle vittime di bullismo (elettronico ma non per questo virtuale) ha una media di circa 10.000 visitatori al mese.

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