Monte dei Paschi di Siena, chi sono i responsabili?

Monte dei Paschi di Siena, la crisi dell’istituto senese è costata già diversi miliardi di euro. Dal 2013, quando è stato varato il primo aumento di capitale dopo l’addio di Giuseppe Mussari, il Monte dei Paschi di Siena ha prodotto un buco patrimoniale da 17 miliardi dopo le assicurazioni sulla sua solidità rimarcate dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco.

MONTE DEI PASCHI DI SIENA, I RESPONSABILI DELLA CRISI

Un articolo di Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano ricostruisce una lunga lista dei responsabili dell’attuale situazione del Monte dei Paschi di Siena. Il pezzo evidenzia come le istituzioni, Governo italiano, Banca d’Italia, Consob, Commissione europea e Banca centrale europea, abbiano differenti pezzi di responsabilità nella lunga agonia di Mps. Che ora sembrerebbe arrivata al capolinea, con l’ormai sempre più probabile nazionalizzazione. Secondo Meletti i guai dell’istituto inizierebbero con l’acquisizione di Antonveneta, effettuata per una cifra di 10 miliardi, molto superiore al valore dell’istituto veneto. All’epoca il capo di Mps è Giuseppe Mussari, che dopo aver effettuato questa operazione poi rivelatasi fallimentare diventa presidente dell’Abi, l’associazione delle banche italiane.

Giorgio Meletti rimarca come i vertici di Banca d’Italia con compiti di vigilanza, Mario Draghi, Fabrizio Saccomanni e Anna Maria Tarantola, non abbiano espresso dubbi o ritrosie su un’operazione così controversa come l’acquisizione di Antonveneta. Al contrario, Saccomanni e Tarantola, direttore generale e capo della vigilanza che seguirono l’operazione, sono stati poi successivamente promossi: il primo è stato ministro del Tesoro del Governo Letta, la seconda invece presidente Rai indicata dal Governo Monti.

MONTE DEI PASCHI DI SIENA, IL RUOLO DELLA BCE

Il pezzo di Meletti evidenzia come la vigilanza, passata per le banche sistemiche sotto il controllo della Bce, abbia mostrato gravi lacune anche per l’ultima fase dei travagli di Mps, iniziati dopo l’addio di Giuseppe Mussari. Nel 2013 Ignazio Visco definisce solido l’istituto: da allora si susseguono tre aumenti di capitale, che però non risolvono il problema. La Bce, sotto la supervisione di Daniéle Nouy, ha indicato in 8,8 miliardi di euro la cifra che dovrà esser iniettata nell’istituto per aver i necessari requisiti di capitale. Una sorta di smentita delle precedenti valutazioni, sottolinea un articolo del Sole 24 Ore, visto che solo fino a poche settimane prima l’organismo di vigilanza delle principali banche europee aveva indicato una ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro.

MONTE DEI PASCHI DI SIENA, LE ULTIME VICENDE

Nel 2014 Mps ha varato un aumento di capitale da 5 miliardi di euro, seguito da un altro da 3 miliardi operato l’anno successivo. Denaro richiesto al mercato che non è servito a colmare i buchi aperti nei bilanci dell’istituto dai crediti deteriorati, i prestiti erogati dalla banca che non sono però stati più restituiti da chi li aveva contratti. La vigilanza della Bce ha chiesto di ridurre il peso dei crediti deteriorati, e secondo il Sole la sua rigidità ha aggravato le difficoltà di Mps. Meletti invece ricorda le responsabilità del Governo Renzi, che negli ultimi mesi ha cercato di evitare la nazionalizzazione cercando sul mercato un improbabile finanziamento da parte degli investitori.

MONTE DEI PASCHI DI SIENA, L’OPPOSIZIONE DEL GOVERNO

Sulle prime pagine di diversi giornali di oggi si può leggere come il Governo Gentiloni sia particolarmente contrariato dalla valutazione effettuata dalla Banca centrale europea. Secondo le stime dell’esecutivo i quasi 9 miliardi richiesti per la nuova ricapitalizzazione dell’istituto sono una somma eccessiva. Il Governo spinge per una riduzione dell’esborso, anche se assicura che non ci saranno problemi nell’eseguire la ricapitalizzazione, visto che i 20 miliardi stanziati sono più che sufficienti a gestire le difficoltà di Mps.

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