Filippo Mondella, il proprietario della guest house vietata ai gay, è stata minacciato di morte

28/07/2017 di Redazione

Filippo Mondella è stato minacciato di morte. Il proprietario della Casa Vacanze Ciufo, che aveva respinto la prenotazione di una stanza della sua guest house a Santa Maria in Calabria fatta da una coppia di omossessuali, ha fatto una denuncia ai carabinieri dopo aver ricevuto messaggi molto violenti su Facebook. «È facile per noi dare fuoco a te e alla tua attività… Stai attento, molto attento… Ora ne pagherai le conseguenze…», questo è uno dei messaggi che Filippo Mondella ha portato ai carabinieri di Spilinga, provincia di Vibo Valentia. La denuncia dell’albergatore è seguita alle forti polemiche generate dal suo rifiuto. La stanza su Booking.com negata ai gay è diventata un caso nazionale, con numerose proteste e mobilitazioni per la discriminazione subita dalla coppia omossessuale. Mondella ha spiegato la sua decisione, che gli è costata la cancellazione della sua guest house da Booking.com, con le sue convinzioni cattoliche, anche se sul suo profilo Facebook aveva scritto numerosi status di stampo omofobo. A commento di un articolo di Repubblica su una  relazione gay aveva perfino invocato la fucilazione.

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LE MINACCE SU FACEBOOK CONTRO FILIPPO MONDELLA

«Ecco a cosa porta il linciaggio mediatico, ecco il clima che si è creato. Costretto a denunciare per paura di ritorsioni», ha dichiarato Filippo Mondella, che in questi giorni sembra essersi anche tolto da Facebook. Il suo profilo, che era pubblico, non è più rintracciabile come prima. L’albergatore calabrese ha come frase programmatica del proprio profilo l’espressione in caratteri cirillici Бесплатный сыр бывает только в мышеловке! (Il formaggio gratuito è solo in una trappola per topi). Su Facebook ha descrito più volte come u suo  mito Trump, ed elogiava il presidente russo per le sue posizioni anti gay. Il proprietario della guest house di Santa Maria ha avuto anche una lunga vicenda giudiziaria, conclusi con la prescrizione del reato di intestazione fittizia che gli era stato contestato, in concorso con un figlio di un boss della ‘ndrangheta.

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