Non vogliono somministrare psicofarmaco al figlio, genitori privati di tutti e quattro i loro bambini | VIDEO

I genitori evitano di dare al proprio figlio di 14 anni uno psicofarmaco che, secondo lo specialista, «non era più necessario», ma si vedono privati della tutela di tutti e quattro i loro figli. Una vicenda dai contorni decisamente poco chiari che si verifica a Brescia. Lo denuncia il CCDU Minori, che ha anche avviato una petizione per permettere ai genitori di riabbracciare i loro bambini.

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MINORE PSICOFARMACO, LA STORIA

La storia risale al 2016. Il maggiore dei quattro figli di una coppia sposata da 18 anni ha un lieve ritardo cognitivo. In seguito ad approfondimenti, al ragazzino viene somministrato uno psicofarmaco e viene consigliato alla famiglia di portarlo in un centro diurno specializzato. In un primo momento, i genitori fanno tutto quello che viene loro detto, ma con il passare del tempo si accorgono che il comportamento del figlio peggiora di giorno in giorno. Il suo rendimento scolastico non è più quello di un tempo e anche nelle relazioni risulta essere particolarmente scontroso. I genitori associano questo comportamento all’assunzione del farmaco e alla frequentazione del centro e interrompono la cura. Più tardi, si scoprirà dalle relazioni del neuropsichiatra, che per il ragazzo «non si rende necessaria alcuna terapia farmacologica». Tuttavia, l’interruzione della terapia comporta lo stesso una segnalazione dei genitori da parte dei servizi sociali al tribunale per i minorenni. A questo punto, la famiglia si rivolge a un avvocato che – per un grossolano errore – omette di comunicare ai genitori per ben due volte l’invito a comparire davanti al tribunale stesso. A questo punto, senza alcuna istruttoria e senza prove accertate di abusi o maltrattamenti, scatta l’allontanamento dei bambini dalla famiglia. Non soltanto del figlio maggiore, ma anche degli altri tre fratelli. Addirittura i quattro minori vengono separati: il più grande viene portato a Verona, mentre gli altri tre restano a Brescia.

MINORE PSICOFARMACO, L’APPELLO DELLA MADRE

«Un giorno i bambini sono stati prelevati da scuola e non li hanno fatti rientrare a casa. Non capiscono perché sono stati portati via – rivela la mamma disperata – quando siamo andati a trovarli o quando ci hanno scritto, hanno manifestato questo disagio. Dopo un anno siamo stati sottoposti anche noi a visite psichiatriche. Io sono risultata perfettamente sana, mentre hanno consigliato a mio marito di prendere un farmaco per un caso – in cui si era trovato a gestire una situazione di stress emotivo – avvenuto trent’anni fa». Ma allora perché i bambini sono ancora lontani da casa? Nella relazione dei servizi sociali, oltre all’episodio dello psicofarmaco e del ritiro del figlio 14enne dal centro diurno, c’è scritto che «permangono le difficoltà relazionali dei/con i genitori, che non hanno consentito di affrontare le questioni che hanno portato all’allontanamento dei minori». 

MINORE PSICOFARMACO, INIZIATIVA RIVOLTA AL COMUNE DI BRESCIA

Un elemento strano, secondo Mariella Brunelli, responsabile del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani per l’area di Brescia: «L’assistente sociale ha riconosciuto il lavoro e la perizia dei genitori con i figli ed è decaduta anche la motivazione del rifiuto degli psicofarmaci poiché il ragazzino non ne ha bisogno. L’unico motivo sembrano essere i presunti problemi psichiatrici del padre e quelli che sono stati definiti ‘tratti paranoidei’ della madre. Mentre non sono mai stati accertati maltrattamenti sui bambini». Secondo CCDU,  dunque, la decisione dell’allontanamento si baserebbe su una diagnosi psichiatrica che può avere ampi margini discrezionali. Intanto, i genitori hanno cambiato legale e si sono affidati a Francesco Miraglia, esperto nelle questioni riguardanti i diritti dei minori, e hanno ottenuto, dopo un mese e mezzo, di rivedere i propri figli. Ora, una petizione firmata da 200 cittadini ha chiesto al sindaco di Brescia un intervento per tutelare questi bambini e aprire un’inchiesta sull’operato dei funzionari coinvolti nella vicenda.

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