Il Ministero dovrà risarcire le vittime delle trasfusioni con sangue infetto

11/04/2017 di Redazione

Il Ministero della Salute dovrà risarcire centinaia di persone che hanno subito danni da emotrasfusione con sangue infetto.

A deciderlo la prima Corte d’appello civile di Roma, respingendo un appello proposto dal ministero contro una sentenza emessa dal tribunale monocratico di Roma nel 2006.
In giudizio separato saranno stimati i danni biologici, morali e patrimoniali riconosciuti (che dovrebbero ammontare ad un totale di almeno 30milioni).

SANGUE INFETTO: LA SENTENZA CHE INGUAIA IL MINISTERO

Secondo il Ministero i responsabili delle trasfusioni infette dovevano essere le singole Regioni in quanto depositarie dei compiti amministrativi in materia di salute umana e veterinaria. Ma niente da fare: «Il Ministero della Salute è tenuto ad esercitare un’attività di controllo e di vigilanza in ordine alla pratica terapeutica della trasfusione del sangue e dell’uso degli emoderivati sicché risponde dei danni conseguenti ad epatite ed a infezione da HIV, contratte da soggetti emotrasfusi, per omessa vigilanza sulla sostanza ematica e sugli emoderivati». L’avvocato Marcello Stanca, presidente nazionale dell’Amev Firenze e patrocinatore di alcuni dei danneggiati, ha dichiarato ad Ansa: «Abbiamo aspettato dieci anni dall’instaurazione del giudizio. Sono tanti anni, ma alla fine i giudici d’appello hanno confermato le nostre ragioni, ritenendo la responsabilità del Ministero nonostante il tentativo di scaricare la colpa sulle Regioni».

Questa sentenza fa luce sulla responsabilità da contagio fin dall’anno 1979, stabilendo che il sangue ed emoderivati somministrati agli ammalati non rispondevano ai requisiti di ‘pulizia’ e di igiene preventiva che «avrebbero sicuramente impedito il contagio».

(foto LUCIANO DEL CASTILLO/ANSA)

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