Siamo stati alla Million marijuana march a Roma

27/05/2017 di Redazione

Un fiume di persone ha attraversato Roma, da Piazza della Repubblica a Piazza San Giovanni. Nella Capitale si è tenuta la 17ª edizione della Million marijuana march, la manifestazione che chiede la fine di ogni persecuzione (sociale, penale ed amministrativa) nei confronti dei semplici assuntori, l’accesso incondizionato all’utilizzo terapeutico da parte dei pazienti che intendono sperimentare le indiscutibili proprietà benefiche della cannabis e la riappropriazione del diritto per tutti e tutte di poter legittimamente coltivare una pianta che appartiene al patrimonio genetico dell’umanità. C’è un però in questa Marcia: quest’anno si è sfilato anche contro il Monopolio di Stato.

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LO SCOPO DELLA MILLION MARIJUANA MARCH

Gli organizzatori e i partecipanti sono contrari all’illegalità del consumo della cannabis che permette alla criminalità organizzata di gestire l’intero mercato della marijuana, ma sono contrari anche all’eventuale monopolio da parte dello Stato perché «sarebbe come applicare un concetto di mercato ancora più duro di quello attuale». E infatti, il sottotitolo della manifestazione di oggi è stata «antimonopolismo cannabinico». Questo perché si teme che con il monopolio la situazione non si normalizzi. Affatto.
Cosa chiedono? Diritto ad autocoltivare per il personale utilizzo, senza nessuna tassa, monopolio o oligopolio, senza nessuna comunicazione o richiesta di autorizzazioni o concessioni, un determinato numero di piante femmine o una superficie espressa in metri quadrati dedicati alla coltivazione in interno. Per chi produce si chiedono invece controlli qualitativi ancora molto più capillari e rigidi di quelli che per esempio vengono richiesti nel settore vinicolo: per scongiurare la presenza di inquinanti e non certo per la titolazione del suo contenuto in THC.

Senza affidare la cannabis al monopolio, se l’intento fosse reperire risorse per l’erario, basterebbe prevedere non una comune tassa, come accade ora per tutte le merci, ma una specifica “TASSA CANNABIS”. Questa tassa, potrebbe essere in parte destinata ad alimentare lo stesso fondo dove finirebbero le percentuali degli incassi del monopolio previsti al comma 2 dell’ Art. 7 della PL dell’Intergruppo.

«Certo la legalizzazione rappresenterebbe un passo in più», spiega un ragazzo mentre distribuisce volantini. «Il problema però – ha sottolineato – è che che con il monopolio non si incentiva l’autoproduzione e c’è il rischio di infiltrazioni mafiose».

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MILLION MARIJUANA MARCH: LE PAURE DEI CONSUMATORI (E AUTOPRODUTTORI)

Secondo i manifestanti non è vero che il monopolio permetterebbe le autocoltivazioni personali o in associazione secondo il modello dei CSC. E nemmeno si annullerebbe le sanzioni amministrative perché, nel testo della Proposta di Legge, non sono contemplate modifiche all’Art 187 del Codice della Strada. «Se a controllo di polizia si venisse fermati alla guida – spiegano – risultando positivi ai droga test, la patente verrebbe ritirata esattamente come avviene ora. La stessa cosa vale per controlli antidroga sul posto di lavoro, dove previsti dal contratto, le sanzioni rimarrebbero le stesse di ora, fino al licenziamento nei casi di positività». E sopratutto, secondo gli organizzatori, le pene «per detenzione e coltivazione di cannabis senza il bollino del monopolio verrebbero aumentate e si pagherebbe poi, oltre che per la violazione della 309/90 come ora, anche per la violazione del Regio Decreto che protegge il monopolio (legge 907 del 17 luglio 1942)».

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