Migranti, multe a chi rifiuta i profughi

Migranti, una domenica di sbarchi fra Calabria e Sicilia: sono migliaia i profughi sbarcati ieri fra Reggio Calabria, Crotone, Trapani e Palermo, a volte trainati a terra dalle imbarcazioni delle organizzazioni umanitarie di Medici Senza Frontiere, altri portati a terra dalle navi della marina militare italiana o straniera. Intanto, in Europa, continuano i negoziati sia con i paesi del “dissenso” rispetto alla politica sulle migrazioni, sia in generale nello spazio europeo: questa è la settimana decisiva per la creazione di una vera politica di solidarietà per i migranti in tutta Europa. Si pensa di disporre una multa da addossare allo stato che rifiuti ogni singolo profugo inserito nei meccanismi di redistribuzione europea.

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A Reggio Calabria la nave di Medici Senza Frontiere Bourbon Argos ha scaricato quasi 900 migranti e la Dignity, sempre di MSF, a Trapani ha sbarcato quasi 400 persone, a Crotone la Luigi Dattilo della Guardia Costiera ha messo al sicuro 1100 e più persone, a Palermo la Holfein della marina militare tedesca ha portato sul suolo italiano quasi 800 migranti. Sono questi i numeri della domenica di sbarchi che apre la settimana della diplomazia europea per fare un ulteriore passo avanti nella gestione dell’ondata migratoria: sono i paesi dell’Est Europa, i più restii ad essere convinti, a tenere in mano il pallino del negoziato europeo. Fra domani e mercoledì, quando si terrà il Consiglio Europeo, la presidenza di turno dell’Unione – assegnata al Lussemburgo – incontrerà i leader di Repubblica Ceca, Polonia, Romania, Slovacchia e gli altri paesi (l’Ungheria di Viktor Orban in testa) che si oppongono fermamente a qualsiasi progetto di divisione ulteriore dei profughi nei paesi europei; il tutto mentre gli Stati Uniti, con il segretario di Stato John Kerry, affermano che fino al 2017 gli Usa potranno accogliere qualcosa come 100mila rifugiati.

migranti croazia treno
Migranti cercano di salire su un treno diretto in Ungheria dalla Croazia – Getty Images

Contro il riottoso blocco dell’Est si ricorrerà certamente al voto a maggioranza. Così su Repubblica lo stato delle discussioni diplomatiche.

Scontato che questa volta, dopo il flop della scorsa settimana, si andrà al voto per mettere in minoranza i ribelli, ma per limitare i danni politici si cerca di tenere a bordo almeno Varsavia, la capitale dal peso specifico maggiore. Ieri gli ambasciatori dei Ventotto hanno lavorato fino a tardi Settimana decisiva sulle quote, si va verso un voto a maggioranza persuperare il no dei paesi dell’Est Kerry:100mila in Usa nel 2017 per limare le conclusioni del Consiglio Interni. Per permettere al governo di Ewa Kopacz di rientrare salvando la faccia in piena campagna elettorale (lospauracchio è il ritorno al potere del partito estremista di Jaroslaw Kaczynski ), verrà annacquata l’obbligatorietà delle quote: tutti saranno vincolati dal voto, anche a maggioranza, ma il numero di rifugiati siriani o eritrei che ogni governo dovrà accogliere non sarà più quello stabilito con criteri vincolanti dalla Commissione, ma sarà deciso dai ministri in una nota allegata alle conclusioni. Anche se le cifre ricalcheranno quelle calcolate da Bruxelles, i governi contrari potranno dire ai propri elettori di non essersi fatti imporre quote dall’Unione, bensì di averle accettate volontariamente

E si pensa ad un sistema di multe e sanzioni: i paesi potrebbero rifiutare di accogliere migranti, pagando al paese che li accoglierà in vece loro un importo in denaro, pari a 6500 euro per ogni profugo rifiutato.

Ieri si discuteva se sostituire l’esenzione totale con la possibilità di chiedere, dietro motivi comprovati, di sottrarsi dal prendersi carico di un numero di richiedenti asilo fino al 30% della quota nazionale. In cambio il governo in questione dovrebbe pagare 6.500 euro a migrante rifiutato (la Polonia con 20 milioni potrebbe scaricare 3000 rifugiati). I richiedenti asilo saranno assorbiti dagli altri paesi, ai quali andranno i soldi della “sanzione”. Ieri sera questa soluzione è stata al centro della discussione, ma resta l’ostilità di molti paesi a permettere ai leader estremisti di pagare anziché salvare famiglie in fuga dall’inferno siriano.

Copertina: AnsaFoto

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