Dal Maie agli ex M5S: i micropartiti che salvano Gentiloni al Senato

14/12/2016 di Donato De Sena

Svp. Uv. Patt. Upt. Psi. Maie. Ds. Gal. Ex M5S. Non sono le sigle che indicano una specifica località, provincia o area metropolitana. Ma tutte le componenti parlamentari che in queste ore, e nelle prossime settimane, possono garantire al neonato governo Gentiloni la maggioranza assoluta dei seggi al Senato. Lo strappo dei verdiniani di Ala (gruppo che vanta 16 membri alla Camera e 18 a Palazzo Madama, e che negli ultimi mesi ha sostenuto il governo Renzi anche con voti di fiducia) ha reso meno ampio il consenso in aula del nuovo esecutivo. Il premier ha dunque necessariamente bisogno dell’appoggio delle formazioni più piccole. Ecco tutti i numeri.

 

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GOVERNO GENTILONI, 160 VOTI DA PD, NCD E AUTONOMIE

La soglia della maggioranza assoluta a Palazzo Madama è fissata a quota 161, la metà più uno dei 320 senatori (315 eletti e 5 a vita). Il gruppo del Partito Democratico vale 113 voti. Mentre sono 29 invece i membri di Area Popolare (NcdUdc). La somma è 142. Per giungere a quota 161 (quota 160 se si considera che per prassi il presidente dell’assemblea, Pietro Grasso, non vota) c’è quindi bisogno dell’appoggio di tutto il gruppo Per le Autonomie-Psi-Maie, composto da 19 senatori. Precisamente sono sei i rappresentanti delle minoranza linguistiche: tre della Südtiroler Volkspartei (Svp) ed uno per altre tre formazioni, Union Valdôtaine (Uv), Partito Autonomista Trentino Tirolese (Patt) e Unione per il Trentino (Upt). Nel gruppo degli autonomisti figurano poi un rappresentante del Movimento Associativo Italiani all’Estero (Claudio Zin, eletto in America Meridionale), tre socialisti del Psi candidati nel 2013 nelle liste Pd (Riccardo Nencini, Enrico Buemi, Longo Fausto Guilherme), un quarto iscritto al Psi entrato in Parlamento grazie al Movimento 5 Stelle (Lorenzo Battista), tre senatori di Democrazia Solidale (Maria Paola Merloni, Andrea Olivero e Lucio Romano, tre anni fa eletti nelle liste di Scelta Civica), quattro senatori a vita (l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e Renzo Piano, Elena Cattaneo e Carlo Rubbia), e infine Luis Alberto Orellana (un altro ex M5S).

GOVERNO GENTILONI, ALMENO 10 VOTI DA GRUPPO MISTO E GAL

Se il sostengo del gruppo Per le Autonomie non basta, il margine di vantaggio sul largo fronte delle opposizioni va dunque costruito al Senato grazie a gruppo misto e Gal (Grandi Autonomie e Libertà, nato ad inizio legislatura grazie a senatori eletti nelle liste del centrodestra). Al misto sono iscritti complessivamente 28 senatori (tra loro 8 di Sinistra Italiana-Sel e diversi fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle). Alcuni iscritti al misto hanno già sostenuto il governo Renzi anche in votazioni chiave come sulla legge di Stabilità, unioni civili e riforma costituzionale. È il caso ad esempio del sottosegretario agli Esteri uscente Benedetto Della Vedova (nel 2013 eletto nelle liste di Scelta Civica), dell’ex ministro Sandro Bondi e della sua compagna Manuela Repetti (eletti per Forza Italia), e dell’ex premier e senatore a vita Mario Monti. A questi potrebbero aggiungersi tre senatrici elette nelle liste della Lega Nord. Patrizia Bisinella, Raffaella Bellot ed Emanuela Munerato (rappresentanti di Fare!, movimento del sindaco di Verona Flavio Tosi) che non hanno però ancora chiarito la loro posizione. Per quanto riguarda invece Gal, gruppo da 14 senatori, i voti a sostegno del governo Gentiloni saranno circa un terzo. Il capogruppo a Palazzo Madama Mario Ferrara ha infatti dichiarato che i senatori di Gal che non voteranno la fiducia «non avranno un atteggiamento ostruzionistico ma dialettico» e che voteranno la fiducia al nuovo esecutivo «gli stessi 4-5 senatori che appoggiavano il governo Renzi». In questo modo si arriva a circa 170 voti.

Per Gentiloni non c’è alcun problema alla Camera dei deputati, dove la soglia della maggioranza assoluta dei voti è fissata a quota 316, la metà più uno dei 630 seggi. Al gruppo Pd sono iscritti 301 onorevoli. Sono 26 invece i rappresentanti di Area Popolare (Ncd-Udc).

(Foto di copertina: ANSA / ANGELO CARCONI)

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