Effetto Michelle Obama: otto anni tra politica e stile

ECCO PERCHÉ RICORDARE MICHELLE OBAMA

Esuberante fisicità, grande talento e discrezione. Il suo nome completo è Michelle La Vaughn Robinson. Avere un secondo nome così caratteristico delle persone nere alla casa Bianca è stata la prima innovazione, ma con il suo metro e 80 la First Lady – ormai in via d’uscita – degli Stati Uniti d’America continua a dominare la scena per più di una ragione. Indiscutibile fascino e bravura sono le doti che l’hanno mantenuta sempre al top nei sondaggi, con un indice di gradimento che ha viaggiato tra il 60 e l’80% (adesso è ancora più alto) anche quando Barack sembrava meno popolare. «Vedi di non fare casini, amico» era solita dire al marito per alleviargli un po’ di tensione. Durante i due mandati presidenziali, oltre al suo incrollabile supporto per Obama, siamo stati testimoni della sua passione in difesa delle donne e della determinazione nel combattere l’obesità infantile, fino agli storici discorsi sul Sogno americano. Memorabile il discorso di metà ottobre alla Southern New Hampshire University, in cui ha demolito le giustificazioni di Trump per i suoi comportamenti palesemente misogini. Già ad agosto aveva infiammato gli Stati Uniti alla Convention nazionale dei democratici, confermandosi una donna forte e piena di dignità. «Non permettete a nessuno di dirvi che questo Paese non è grande», aveva detto. Con mezzi più informali come Instagram e Snapchat Michelle si è avvicinata anche ai giovani, scatenando simpatia senza mai cadere nel ridicolo, come al Carpool Karaoke di James Corden, dove ha rappato al ritmo di Missy Elliot. Una vita sotto i riflettori, senza mai sacrificare privacy e autenticità che ha sempre gelosamente protetto. Al contrario, Michelle Obama è riuscita ad acquisire una fama ancora maggiore dal suo impegno nei confronti della famiglia e dalla sua profonda dedizione alle figlie Malia e Sacha. Michelle ha curato personalmente il magnifico orto della Casabianca, prestando particolare attenzione al menu di ogni pasto, alla forma fisica di Barack, alla propria, e accertandosi che le figlie seguissero una dieta equilibrata. Ha sempre messo grande impegno in ogni obbiettivo e non le è stato difficile ambientarsi nei panni di First Mum. «Potrebbe aver cambiato la storia nel modo più potente: facendo da esempio», ha scritto Gloria Steinem qualche giorno fa in un intervento sul New York Times.

MICHELLE OBAMA: LA FORZA DELLE SUE ORIGINI

Nel prevalentemente nero South Side di Chicago, Michelle è cresciuta nelle ristrettezze di una famiglia povera. Lei e il fratello dormivano in soggiorno, con un lenzuolo appeso per garantire un po’ di privacy. Figlia di un operaio e di una casalinga, i suoi antenati erano schiavi nelle piantagioni del South Carolina. Michelle ha imparato a leggere a quattro anni. È stata una brava studentessa al liceo e poi alle università di Princenton e di Harvard, dove ha conseguito le lauree in sociologia e giurisprudenza con una tesi sulle divisioni razziali a Princenton. «Ho notato che non importava quanto aperti di mente alcuni dei miei professori o compagni di classe bianchi provassero ad essere nei miei confronti, mi sentivo sempre come una visitatrice nel campus», ha rivelato riguardo al periodo universitario. Prima attivista per i diritti delle minoranze, dirigente dell’ospedale di Chicago, avvocato di uno studio legale – in cui conobbe Barack Obama a 25 anni – poi assistente del sindaco come commissario per lo sviluppo della città di Chicago e vice rettore dell’Università. Barack ha dovuto fare i salti mortali per conquistarla. «E’ molto sicuro di sé, senza essere arrogante», avrebbe poi detto di lui. Nel 2008 è diventata la moglie del primo presidente nero degli Stati Uniti. Una partnership alla pari, fatta di adorazione e rispetto del marito, di cui ha condiviso ogni battaglia.
Passando da una fase all’altra è rimasta sempre fedele a se stessa e alla convinzione che la famiglia sia la cosa più importante in assoluto. Per orientarsi nella vita, i suoi punti cardinali sono la comprensione e la sensibilità verso le altre persone.

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L’IMPORTANZA POLITICA DEI LOOK DI MICHELLE

Conscia di essere costantemente sotto esame, in otto anni Michelle Obama ha saputo bene usare la sua posizione anche attraverso gli abiti, tanto che i meno fantasiosi la paragonano a Jacky Kennedy.

E’ stata capace di lanciare molti giovani designer e di dimostrare come si possano mescolare marchi alti con altri brand molto più abbordabili ed egualmente chic come ASOS o J. CREW, invitando tutte le donne ad osare in linee e colori senza avere paura di esprimersi attraverso ciò che si indossa.
Incurante di chi la criticava di essere «poco femminile» con mise «troppo accese», Michelle è risultata autentica e di un’eleganza grintosa e colorata, frutto della collaborazione con uno stilista giovane come Zac Posen che ha dedicato ampio spazio al tema del binomio moda e politica.
Basti pensare all’abito indossato da Michelle il 4 dicembre – di Alessandro Michelle per Gucci – durante la cerimonia dei Kennedy Center Honors Washington come gesto di solidarietà a Matteo Renzi dopo la disfatta subita dal referendum costituzionale.
Non c’è look che l’atletica Obama sfoggi che non venga poi esaltato da giornali e fotografi. Le case di moda hanno fatto a gara per vestirla nelle occasioni pubbliche (tra i suoi preferiti, l’italiano Moschino), ma lei non si è mai allontanata dal gusto del popolo, mettendo al bando ogni eccesso di glamour hollywoodiano e ammiccamenti sexy. Quindi, brava Michelle.

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