Santoro contro Virginia Raggi: «Sta con la destra, a Roma disastro M5S»

07/09/2016 di Redazione

Michele Santoro torna in Rai con un programma sul secondo canale in prima serata. E non fa sconti su nessuno: né su Viale Mazzini e nemmeno sulla sindaca di Roma, Virginia Raggi, al centro delle polemiche sulle nomine e sull’assessore Paola Muraro.

«A Roma la campagna non l’ha fatta la Raggi – spiega a Repubblica – l’ha fatta la magistratura con Mafia Capitale. Quanto ai problemi della sindaca, mi pare tutto chiaro. Il suo stesso movimento la considerava debole e le ha costruito una cortina di protezione. Solo che non ha retto».

Raggi dice che è vittima dei poteri forti.
Si chieda perché a Torino Appendino non ha i suoi disastri. Ha vinto sulla base di una spinta popolare fortissima e ora siamo davanti a un caso di leninismo: una cuoca al governo. Raggi è stata un caso internazionale. La Amanpour della Cnn è venuta a intervistarla. Bisognerebbe chiederle con che impressione se ne è andata.
Io lo so, taccio per carità di patria. Poi diciamola: tutto quello che sta intorno alla Raggi è di destra.

I 5S negano l’esistenza di destra e sinistra.

«Lo dicessero ai padri costituenti, li prenderebbero a sberle. Non a caso spunta che il nuovo assessore al Bilancio l’ha sponsorizzato Sammarco. Vedo che il mio amico Travaglio considera l’ex alemanniano Marra un tecnico indipendente. Non mi pare la definizione più calzante».

Il M5S lo ha sdoganato lei presso il pubblico di sinistra.
«Alt. Io rivendico di aver dato spazio a un movimento che è diventato un grande protagonista della scena nazionale. Non significa che io condivida la loro tecnica di formazione della linea politica. Se i movimenti si limitano a registrare l’umore della Rete, la politica è finita».

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E sul referendum costituzionale precisa…

«Parto da una posizione molto critica. La riforma è scritta male e non mi piace l’accoppiata con l’Italicum. Ma sono pronto a cambiare idea. Chiedo: il nuovo Renzi lo cambia o no l’Italicum?».
La pensa come la minoranza del Pd.
«Loro non avevano un progetto di governo chiaro quando è fallito il governo Bersani e non ce l’hanno ora. Grillo e Renzi sono
due creature di quel fallimento. Servirebbe un dialogo per cambiare l’Italicum»

(foto copertina ANSA/ US)

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