Mel Capitan, il suicidio della cacciatrice spagnola insultata dai gruppi animalisti sui social

Mel Capitan, il nome d’arte sui social di Melania Capitán, si è suicidata nei giorni scorsi. La giovane catalana, che aveva 27 anni, era una delle cacciatrici più note in Spagna. I suoi profili social, sotto il nome di Mel Capitan Hunter, erano seguiti da decine di migliaia di persone, ed erano teatro di furibondi scontri tra i simpatizzanti della caccia e i gruppi degli animalisti, che avevano preso di mira la giovane catalana. Mel Hunter pubblicizzava la sua attività su Facebook così come su Twitter e Instagram, attirandosi le ire di chi è contrario alla caccia per le crudeltà inflitte agli animali a scopo ricreativo. Il suicidio di Mel Capitan è stato collegato agli insulti e le gravi minacce che la ragazza aveva ricevuto sui social media.

 

Secondo uno dei suoi migliori amici, citato da El Mundo, uno dei più importanti quotidiani spagnoli, in forma anonima, la morte della giovana ventisettenne non sarebbe però collegata alle costanti denigrazioni subite dagli animalisti. « Si è uccisa per problemi personali, non per gli insulti che ha ricevuto sui social media.  Mente chi ha affermato che il suo suicidio è causato dalle minacce perché lei era una donna molto valida, forte, una lottatrice», rimarca quello che secondo El Mundo sarebbe il miglior amico di Melania Capitán, sottolineando comunque come le minacce e le offese abbiano provocato contraccolpi anche pesanti sulla giovane.

 

Il sucidio della cacciatrice è diventato un caso in Spagna proprio per le offese e le minacce che la giovane 27enne di origini catalane aveva subito negli ultimi anni. Le associazioni dei cacciatori hanno deciso di organizzare una manifestazione nazionale a Madrid per chiedere rispetto e condannare gli attacchi dei gruppi animalisti radicali. I cacciatori auspicano che anche i partiti politici si uniscano a questa manifestazione in difesa della caccia. L’avvocato dell’organizzazione ha rimarcato come Mel Capitan aveva dovuto abbandonare Twitter,  e solo nel 2016 aveva ricevuto più dei 3 mila commenti offensivi su Facebook.

 

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