Matteo Renzi e la rivoluzione copernicana del taglio delle tasse

Si può fare. Ieri il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato la sua “rivoluzione copernicana” sul fisco: taglio delle tasse sugli immobili con nuovi interventi su Irap, Ires e Irpef nel triennio 2017-2018, una stima che diminuirebbe la pressione fiscale tra i 35 e 45 miliardi. Sui giornali di oggi partono i calcoli per la strategia migliore. E il Sole 24 ore, in un pezzo di Dino Pesole, spiega quanto la strada promessa dal premier sia sì stretta ma comunque praticabile. Renzi ha programmato l’abolizione della tassa sulla prima casa nel 2016, l’abbattimento dell’Ires per le imprese nel 2017 e l’anno dopo, a chiusura della legislatura, il taglio dell’Irpef.

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TAGLIO TASSE: IL PARERE DEL SOLE 24 ORE –

Circa 25,2 miliardi di introiti sono garantiti dal mix delle tasse Imu e Tasi. Dove trovare le coperture che potranno rendere credibile la manovra, specialmente agli occhi di Bruxelles? Spiega Pesole:

Occorrerebbe incrementare la “dote” della spending review, poiché i 10 miliardi indicati dal Documento di economia e finanza sono già interamente “prenotati” per disinnescare la clausola di salvaguardia (aumento dell’Iva e delle accise) che altrimenti scatterà dal prossimo 1° gennaio. Gli altri 6 miliardi (la clausola ne vale in tutto 16,2) saranno coperti grazie alla flessibilità sulle riforme accordata da Bruxelles, che consentirà nel 2016 di ridurre dallo 0,5% allo 0,1% il taglio del deficit strutturale. Contenere ulteriormente la spesa per 5 miliardi pare a bocce ferme operazione a dir poco complessa.

E davanti all’Unione Europea…

L’arma di riserva che il Governo potrebbe far valere in sede di trattativa con la Commissione europea riguarda l’utilizzo di un ulteriore margine di deficit nominale che passerebbe dall’1,8% programmato per il prossimo anno al 2,1-2,2 per cento. Operazione tecnicamente possibile, a patto che il Governo si impegni comunque a garantire il taglio del deficit strutturale così da conseguire comunque il pareggio di bilancio nel 2018. La spinta sulla domanda interna favorita dal taglio delle tasse potrebbe aprire la strada a tassi di crescita più sostenuti già nel 2016 (per ora il Pil è previsto in aumento dell’1,4 per cento).

Le difficoltà, spiega il Sole 24 ore, esistono ma nonostante i paletti «meno tasse, più flessibilità europea e una coraggiosa spending review sono gli ingredienti di un menu da miscelare con cura per far uscire finalmente il paese dalle secche di una lunga stagnazione».

TAGLIO TASSE, PADOAN: «TASSE IMMOBILI RIVISTE CON LOCAL TAX» –

A chiarire la manovra sulle pagine de La Stampa il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. «La tassazione sugli immobili verrà rivista con l’introduzione della local tax che semplificherà la tassazione locale in una strategia di medio periodo». Padoan ha ricordato che Renzi «ha indicato un mix di politiche: taglio di tasse e investimenti, in un quadro in cui il debito scende e si rispettano le regole comuni». La “rivoluzione” prevede diversi step ogni anno. E per partire si deve già pensare allo sgravio di 5 miliardi per il 2016. Le risorse necessarie verranno prese da evidenti tagli alla spesa magari posticipando di un anno il pareggio di bilancio nel 2017, senza però sforare il 3% del deficit. D’altronde, per la casa, nella nuova legge di Stabilità di ottobre la Iuc, ovvero l’imposta dei comuni suddivisa in Imu, Tasi e Tari cambierà nuovamente in una unica «local tax», non applicabile alla prima abitazione.

TAGLIO TASSE: IL 2016 PER IMU AGRICOLA E IMBULLONATI –

Nel cronoprogramma il governo pensa nel 2016 di cancellare l’Imu agricola e la tassa sugli «imbullonati», ovvero i macchinari industriali a terra (forni, presse). Il sistema e i criteri per il pagamento dell’Imu agricola sono abbastanza complicati e il gettito di questa tassa sta diventando decisamente irrisorio: nel 2011, anno della sua introduzione, lo Stato incassò 630 milioni di euro, scesi a 400 nel 2012, a 260 nel 2013 e 115 milioni nel 2014. Altro aspetto che andrà modificato – non è ancora chiaro come – è l’IMU sui macchinari industriali. Una tassa definita assurda dal premier ma introdotta nella Legge di Stabilità del 2014 (sotto il governo Letta).

TAGLIO TASSE. I DUBBI DI SPERANZA «DOVE LI PRENDIAMO I SOLDI?» –

Al Corriere della Sera Roberto Speranza, ex capogruppo del Pd, è dubbioso sulla riuscita del piano. «Giusto superare la tassa sulla prima casa, ma non per tutti. Che senso avrebbe cancellarla per una persona dal reddito alto che ha un attico nel pieno centro di Roma? Sono soldi che si potrebbero investire su altro. Per esempio su quella misura universale di contrasto alle povertà che chiedo da tempo. Ma c’è un altro punto che non mi ha convinto del discorso di Renzi: il silenzio sull’evasione fiscale. Tema dimenticato. L’ operazione di cui parla Renzi e’ costosa: dove li prendiamo i soldi? Io credo che si debba avere il coraggio di guardare in faccia anche i nostri ritardi. Si parla di 120 miliardi di evasione fiscale, quasi il 9 per cento del Pil». A dare man forte il leader di Sinistra dem Gianni Cuperlo, intervistato da Repubblica. «Non siamo al mercato delle figurine, non è che se non ci sono le riforme, salta il taglio delle tasse». Sul piede di guerra anche le opposizioni negli altri partiti. Silvio Berlusconi rimane scettico ma si dimostrebbe pronto a votare la riforma in caso d’approdo in aula. A strillare – per Forza Italia – è il capogruppo alla Camera Renato Brunetta:

I partiti dell’opposizione ribadiscono il loro no. Contrario il Movimento 5 Stelle, mentre Matteo Salvini ironizza: «Ma Renzi pensa che siamo tutti scemi?».

(in copertina foto JOHN THYS/AFP/Getty Images)

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