Lavoro di cittadinanza, come funziona la proposta di Matteo Renzi

Il lavoro di cittadinanza è la principale proposta con cui Matteo Renzi vuole caratterizzare la sua campagna congressuale per tornare segretario del Partito Democratico dopo le dimissioni delle settimane scorse. L’ex presidente del Consiglio vuole contrastare con il lavoro di cittadinanza il reddito di cittadinanza che da anni rappresenta la misura più popolare del Movimento 5 Stelle. Come spiega Alessandro Barbera su La Stampa, entrambe le proposte sono in realtà un reddito minimo garantito, erogato a chi ha già un salario, ma troppo basso per superare la soglia di povertà, oppure a chi non lavora. La differenza più cospicua, secondo le informazioni del quotidiano, riguarda l’importo del sussidio e il costo complessivo. La proposta del lavoro di cittadinanza di Renzi ha un costo stimato di 5 miliardi di euro. Si prevede l’erogazione di un sussidio di 500 euro al mese a chi non arriva a 8 mila euro di reddito l’anno, i cosiddetti incapienti, che sono stati esclusi dal bonus 80 euro. Il lavoro di cittadinanza amplierebbe in modo rilevante la base di chi riceve il sussidio Sia, sostegno all’inclusione attiva, erogato ai nuclei familiari che dove sono presenti disabili o figli minorenni, oppure donne in gravidanza.

L’approvazione di quella delega vale a regime 1,8 miliardi di euro, abbastanza per erogare fino a 400 euro al mese all’85 per cento delle famiglie con meno di tremila euro l’anno. Ovviamente le persone in condizioni di povertà sono molte di più, circa 4,6 milioni di italiani. Il piano di Renzi punta ad allargare quel sussidio fino a trasformarlo in un «reddito di inserimento» e a comprendere tutti coloro i quali hanno redditi inferiori agli ottomila euro l’anno.

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Il lavoro di cittadinanza sarebbe un’espansione dell’allargamento del Sia già previsto dalla legge delega in discussione al Senato. La differenza con il reddito di cittadinanza del M5S è la base di chi lo può ricevere, così come l’importo. La proposta di legge Catalfo intende erogare un sussidio da 780 euro al mese a una platea più vasta di italiani, quelli che vivono in nuclei familiari al di sotto dei 9600 euro annui.

Foto copertina: ANSA/FLAVIO LO SCALZO

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