Mattarella ricorda gli eroi antimafia: «Contrastare ogni ricatto criminale»

Il sei agosto 1985 Antonino “Ninni” Cassarà, vice questore e braccio destro del giudice Giovanni Falcone e del pool antimafia di Palermo, morì sotto la mano di Cosa Nostra. Nello stesso agguato, la mafia uccise anche un altro poliziotto, Roberto Antiochia. E sempre il sei agosto di cinque anni prima morì, ucciso, il procuratore capo di Palermo Gaetano Costa.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato queste tre figure simbolo della lotta alla mafia.

«E’ un anniversario che interpella le coscienze di quanti hanno a cuore la difesa della nostra convivenza civile». «Onorare nel modo più concreto la memoria loro e dei tanti magistrati e appartenenti alle forze dell’ordine e singoli cittadini che hanno perso la vita per assicurare l’affermazione dei diritti e il rispetto delle regole, richiede l’impegno di tutti nel contrastare, rifiutare e denunciare ogni forma di infiltrazione e di ricatto criminale, di malaffare e di corruzione».

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MATTARELLA, PALERMITANO RICORDA LE TRE VITTIME DELLA MAFIA –

Il presidente, palermitano, ha poi aggiunto

«Nell’agire quotidiano ciascuno deve saper rinnovare la propria ferma adesione ai principi di giustizia e di legalità, quale condizione essenziale per garantire la vita della nostra comunità e costruire un avvenire di libertà e di progresso». «Il procuratore Costa – ha commentato – era un magistrato di alta preparazione professionale, di riconosciuta indipendenza e di grande equilibrio, tenacemente impegnato nella sfida contro il sistema mafioso, contro i suoi metodi di intimidazione e di condizionamento e i suoi pervasivi interessi economico-finanziari. Con la medesima determinazione e tensione morale, e lo stesso coraggio, si opponeva alla violenza mafiosa il vice questore Antonino Cassarà, investigatore di eccezionali capacità, e con lui l’agente Roberto Antiochia, entrambi barbaramente uccisi qualche
giorno dopo il vile assassinio del commissario Giuseppe Montana. Servitori dello Stato che, consapevoli dell’altissimo rischio cui si esponevano, hanno tuttavia compiuto fino in fondo il loro dovere portando avanti un’intensa azione investigativa contro le cosche».

(in copertina foto TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)

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