Massimo De Rosa: il deputato M5S che “evoca” il Jobs Act per licenziare il suo assistente

01/02/2016 di Redazione

«La generazione mille euro è passata a 600 euro e se mai vedrà la pensione, questa si aggirerà intorno a un terzo dello stipendio percepito mediamente durate la vita lavorativa. Lottiamo per un futuro migliore, ma dobbiamo agire subito!», esortava nel novembre 2014 il deputato del M5S  Massimo De Rosa. Lo stesso che lanciava pure il suo anatema contro il Jobs Act: «Renzi sbaglia su tutta la linea, dal provvedimento sul lavoro allo Sblocca Italia». Peccato che, come racconta il quotidiano on line “Gli Stati generali“, il fedelissimo di Grillo abbia ora “evocato” lo stesso provvedimento per licenziare il suo assistente parlamentare. Un dipendente, assunto con un contratto a progetto, al quale il parlamentare grillino aveva pure tentato di decurtare la retribuzione mensile, con la giustificazione di una modifica dell’orario di lavoro che già mal si conciliava con il contratto a progetto. Un taglio – sembra paradossale – da 1000 a 600 euro, proprio come quello al quale era sottoposta la generazione iperprecaria che sbandierava di voler difendere.

MASSIMO DE ROSA, IL DEPUTATO M5S CHE LICENZIA IL PROPRIO ASSISTENTE PARLAMENTARE “EVOCANDO” IL JOBS ACT

Non è la prima volta che Massimo De Rosa finisce travolto dalle polemiche. Già in passato fu protagonista di insulti sessisti rivolti ad alcune deputate del Pd. Ora, spiega Alberto Crepaldi nel suo articolo su “Gli Stati Generali”, è l’assistente parlamentare da lui licenziato ad averlo trascinato in Tribunale:

Il parlamentare grillino decide di chiudere forzatamente il contratto di lavoro con il proprio collaboratore, facendo leva, in particolare, su una interpretazione del Jobs Act. “Non ci sono più le condizioni per proseguire con la collaborazione a progetto” scrive De Rosa al proprio assistente il 7 gennaio. Confermando dunque la decisione di troncare il rapporto lavorativo comunicata tre settimane prima e, probabilmente, non immaginando che il collaboratore lo avrebbe trascinato in tribunale. Come è avvenuto pochi giorni fa. Perché l’ormai ex assistente, attraverso il proprio legale di fiducia, ha depositato il 19 gennaio, presso la sezione lavoro e previdenza del tribunale di Roma, un articolato ricorso contro il licenziamento deciso dall’onorevole del Movimento 5 Stelle. […] “Gli Stati Generali” ha potuto prendere visione e ripercorre tutte le tappe di una vicenda nata male e finita peggio. A partire dall’assunzione, avvenuta a maggio del 2013 con un contratto a progetto, che prevedeva precisi compiti, non propriamente di natura progettuale. Come, ad esempio, la gestione dell’agenda, la rassegna stampa quotidiana o l’organizzazione di riunioni, la gestione dei social. Il rapporto tra il parlamentare grillino e l’assistente comincia a diventare critico quando, nel febbraio 2014, De Rosa, con una mail scritta di proprio pugno, compie un primo tentativo di forzare il proprio assistente a dimettersi. ‘Bisogna completare e firmare la lettera di dimissioni e poi (nome del collaboratore) deve firmare la frase riportata nel file “frase convalida dimissioni”’, scriveva l’esponente politico al suo coordinatore della segreteria. Ma l’espediente fallisce. Perché l’assistente non rassegna le proprie dimissioni e continua a svolgere il suo lavoro», si legge.

 

Pressioni che sono continuate nel tempo, fino al tentato taglio sullo stipendio, che De Rosa voleva abbassare fino alla quota “600euro” tanto contestata tempo prima via Facebook:

La generazione mille euro è passata a 600 euro e se mai vedrà la pensione, questa si aggirerà intorno a un terzo dello…

Pubblicato da Massimo De Rosa su Mercoledì 4 novembre 2015

Le resistenze dell’assistente parlamentare hanno così “spinto” De Rosa a ricorrere a una sua interpretazione del Jobs Act pur di troncare il rapporto di collaborazione. Peccato che si fosse “dimenticato” dei chiarimenti dei Questori della Camera in merito ai contratti a progetto già vigenti, come ricordato dal quotidiano di approfondimento on line:

[…] una nota interpretativa relativa all’impatto del Jobs Act sui contratti con gli assistenti parlamentari e che i Questori della Camera viene inviata a novembre a tutti i parlamentari. Compreso De Rosa, quindi. La lettera dei Questori parla chiaro: devono restare ‘validi i contratti di collaborazione “a progetto” ed occasionale in essere (come quello dell’assistente di De Rosa, ndr) alla data del 25 giugno 2015, per i quali il medesimo art. 52 del decreto legislativo 81/2015 prevede che continuino ad applicarsi le previgenti disposizioni’.

 

Eppure, De Rosa non si è arreso e ha licenziato il suo collaboratore. Al quale non è rimasta altra scelta che ricorrere alle azioni legali. Ci penserà il giudice a decretare chi ha ragione. L’impressione, però, è che ci sia un un verdetto già chiaro: quello sulla “coerenza” del parlamentare M5S.

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