D’Alema: «Il fallimento della Grecia non è nell’interesse dell’Italia»

«L’Europa sta affondando in un bicchier d’acqua! Permancanza di forza politica. Permancanza di leader come Helmut Kohl, che fu capace di risolvere il problema della Germania Est in un notte, quella in cui seppe dire: “parità del marco!”. In quei giorni l’establishment e gli economisti ripetevano: è folle! Se Kohl avesse ragionato con la logica attuale, avrebbe imposto lacrime e sangue ai tedeschi dell’Est. Disse: a costo di sacrifici, andiamo avanti tutti insieme». È il giudizio di Massimo D’Alema sull’attuale crisi greca e sulle difficoltà nella trattativa tra il paese ellenico e le istituzioni europee. In un’intervista rilasciata a Fabio Martini per La Stampa l’ex premier invita a lasciare da parte il concetto di «solidarietà», «valore passato di moda nell’Europa di oggi» e a parlare di interessi. «Non è nel nostro interesse far fallire la Grecia», ha affermato D’Alema. Che sostiene una decisione sarebbe dovuta essere assunta già 5 anni fa:

«Lasciamo da parte la “solidarietà”, valore passato di moda nell’Europa di oggi. Vogliamo parlare di interessi? Bene, non è nostro interesse far fallire la Grecia. L’Europa sta affondando in un bicchier d’acqua! Permancanza di forza politica. Permancanza di leader come Helmut Kohl, che fu capace di risolvere il problema della Germania Est in un notte, quella in cui seppe dire: “parità del marco!” In quei giorni l’establishment e gli economisti ripetevano: è folle! Se Kohl avesse ragionato con la logica attuale, avrebbe imposto lacrime e sangue ai tedeschi dell’Est. Disse: a costo di sacrifici, andiamo avanti tutti insieme. E i risultati li abbiamo visti. Questo è il coraggio della politica. Non fu un favore ai tedeschi dell’Est, perché poi fu tutta laGermania a fare il salto. Iniziativa generosa, la stessa che cinque anni fa l’Europa avrebbe dovuto compiere con la Grecia: stiamo parlando di un debito di 330 miliardi e di un’Europa che, per il mancato accordo, ha bruciato nelle Borse 7-800 miliardi soltanto negli ultimi giorni».

 

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D’Alema, reduce da un’intervista molto condivisa in rete in cui parla del meccanismo che avrebbe consentito ai paesi più ricchi d’Europa di finanziare le proprie banche attraverso gli auti alla Grecia, ribadisce che si sta generando un flusso di risorse dalle economia più deboli a quelle più forti:

Da parte di Germania e Francia fine scientemente conseguito o, piuttosto, eterogenesidei fini?
«Qualcuno, in modo sciocco, ha presentato quella intervista come un attacco alla Germania. Mentre io ho solamente descritto un meccanismo paradossale, perché moltiplica le diseguaglianze e gli squilibri a sfavore dei Paesi più deboli. Un meccanismo che dimostra le debolezze strutturali dell’area euro, all’interno della quale ci sono paesi con un diverso grado di competitività e di ricchezza; diversi sistemi sociali e fiscali. Ma questo sta producendo effetti perversi. I paesi ricchi raccolgono denaro dai risparmiatori ad un costo bassissimo, comprano i titoli dei Paesi indebitati, che hanno rendimenti spesso molto elevati e ne incassano gli interessi. Così si determina un flusso di risorse dai paesi poveri a quelli ricchi».
Si comincia a ragionare sul contagi opolitico nei Paesi del Mediterraneo: allarmismo eccessivo?
«In mancanza di meccanismi di aggiustamento si va verso la compressione dei salari, dei consumi e dei diritti dei lavoratori. L’effetto è la rivolta progressiva nelle aree più deboli dell’eurozona e l’estendersi di un sentimento di rivolta che può assumere due diversi caratteri; una rivolta sociale con forme di populismo di sinistra; o può invece prevalere la rivolta nazionalistica anti-europea, di destra. Serve una classe dirigente che si renda conto di questi pericoli».
Alla luce delle trattative in corso ancora attuale l’appello che lei ha firmato assieme ad alcuni autorevoli economisti?
«Una proposta concretissima. Occorre ristrutturare il debito, fare un prestito-ponte, allungare i termini della restituzione, tenere bassi i tassi di interesse. Occorre prendere atto della realtà: la Grecia non è in grado di pagare il suo debito. Conviene farla fallire? No! La solidarietà non è più un valore in questa Europa, ma non conviene all’Italia far fallire la Grecia, anzitutto perché nessuno è in grado di valutarne appieno le conseguenze. Non dimentichiamoci mai della lezione della Lehman Brothers: gli americani ancora si pentono di non averla salvata».

(Foto di copertina: Massimo Percossi / Ansa)

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