Marò in India, quanto ci costa lasciarli lì?

Marò in India, quanto ci costa tenerli lì? I conti in tasca al ministero degli Esteri sul dossier Marò li fa il Giornale di oggi: cinque milioni di dollari l’assegno pagato finora, corrispondente a 3,6 milioni di euro, fra avvocati, studi legali prestigiosi, consulenti e l’anticipo per la nuova strategia perseguita dal governo di Matteo Renzi, ovvero l’arbitrato internazionale.

MARO’ IN INDIA, I COSTI – Il pool di avvocati che rappresentano l’Italia prima davanti alle giurisdizioni indiani e, in futuro, davanti agli arbitri internazionali, è più volte cambiato. “L’unico successo degli avvocati indiani è stato quello di strappare i marò dalle grinfie del Kerala”, facendoli trasferire ai domiciliari nell’ambasciata italiana. Il primo studio legale assoldato è stato il Titus & Co. di Nuova Dehli, che ha schierato un pool di 9 legali sul caso dei due fucilieri della San Marco. A fianco di questo studio, è stato ingaggiato anche Mukul Rohtagi, il più costoso avvocato d’India, recentemente divenuto Procuratore Generale nel governo di Narendra Modi: ha fatto sapere che non rappresenterà lo Stato Indiano in questo caso per evidente conflitto di interessi.

L’ARBITRATO INTERNAZIONALE – I cinque milioni di dollari vengono da un “conto apposito” del ministero della Difesa e dell’Interno, che mettono da parte dei soldi per esigenze del genere. In questa cifra astronomica ci sono anche gli anticipi per lo studio legale Behtlehem, inglese, che si occuperà della promozione dell’arbitrato internazionale: altri 9 avvocati, di cui cinque italiani selezionati dal governo Renzi fra i maggiori esperti internazionalisti del paese. Secondo molti tecnici intervistati dal Giornale, l’intera vicenda è stata portata avanti dai governi Monti e Letta perdendo moltissimo tempo: “Bisognava passare da subito”, dice Angela del Vecchio, docente alla Luiss, “all’arbitrato internazionale”.

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