Mariastella Gelmini: «Renzi ha fatto una manovra che scassa i conti pubblici. Salvini sa che Berlusconi è l’unico leader» | INTERVISTA

19/10/2016 di Alberto Sofia

MARIASTELLA GELMINI INTERVISTA

Le provocazioni leghiste sono quotidiane, i rapporti tra Carroccio e Forza Italia ai minimi termini. Ma se Matteo Salvini quasi snobba Silvio Berlusconi, sbandiera di non aver alcun incontro a breve con il Cav, né sembra quasi credere al “NO” del leader azzurro al referendum costituzionale, seppur ribadito dall’ex premier al TG5 dopo settimane di silenzio, dentro FI respingono le accuse di “disimpegno” in vista del passaggio decisivo del 4 dicembre. Intervistata da Giornalettismo, è la big del partito Mariastella Gelmini, ad allontanare le accuse della Lega. E a difendere il leader azzurro: «Salvini dice che attorno al Cav in troppi votano Si? Io so per certo che quello di Berlusconi è un No senza ambiguità», rivendica la deputata. Convinta che, al di là dei toni leghisti da campagna elettorale e delle divisioni alle ultime Comunali, la fotografia di Bologna con il trio Meloni-Salvini-Berlusconi sia ancora viva. Non senza accusare Matteo Renzi e la sua finanziaria, bollata come una manovra «elettorale». 

  • Ha sentito Matteo Salvini? Dice che è finito il tempo dei vertici a casa di Berlusconi…

«Guardi, al di là dei toni ruvidi che sono caratteristici del leader della Lega Nord, le sue parole non sono così disastrose. Salvini incalza Berlusconi perché sa che la sua presenza nel fronte del No al referendum è determinante. In qualche modo, riconosce la centralità di Berlusconi, per quello che è, a mio avviso, l’unico leader del centrodestra».

  • Berlusconi ha ribadito il suo “NO” al referendum, dopo settimane di silenzio e assenza nel dibattito pubblico. Eppure Salvini provoca, dice che attorno a lui in troppi sono sul “SI”…

«Io so bene qual è la posizione del presidente: Berlusconi è per il NO. L’ho ascoltato in Ufficio di presidenza, non ha margini di ambiguità. Il suo “NO” è ragionato, nel merito, forse anche sofferto perché il presidente aveva in una prima fase dato fiducia a Renzi. Certo, non è il “NO” di chi non vuole cambiare nulla. Ma per FI e Berlusconi la legge Boschi-Renzi non cambia in meglio il Paese, è peggiorativa. Poi, certo, le condizioni di salute e il viaggio negli Stati Uniti non hanno permesso una sua presenza ogni giorno in tv. Ma lui non ha mai occupato le televisioni come ha fatto Renzi, nemmeno quando era premier. E ci ha già invitato a una grande mobilitazione di territorio per il NO. Sabato 22 a Milano daremo voce a chi in tv non va mai: come i sindaci»

  • Eppure voi quella legge l’avete scritta con il Pd e votata prima dello strappo durante l’elezione di Mattarella. Ora Berlusconi insiste nel dire che c’è un rischio democratico. 

«Come in tutti i contratti, c’è un diritto di recesso. Noi, a fronte di una fregatura, lo abbiamo esercitato. Quando Renzi ha cambiato le carte in tavola, ha voluto un Senato non elettivo, abbiamo fatto marcia indietro. Renzi fa finta di non capire. Prima della rottura del Nazareno, c’era una maggioranza di governo – della quale non facevamo parte – e una per le riforme. Quando si è trattato di eleggere il capo dello Stato, il garante delle nostre istituzioni, Renzi ha trovato una terza maggioranza, con l’estrema sinistra. Ci ha escluso dalla scelta. Lui ha fatto una forzatura, stupida, ottusa. Non poteva non pensare che fosse senza conseguenze». 

  • Quindi solo una questione di metodo? 

«No, perché tante cose non ci convincono. Anche perché la riforma è cambiata nella letture successive. Il racconto di Renzi non coincide con la realtà: non ha abolito il Senato, ma solo il voto degli italiani. Dice che finirà il bicameralismo perfetto, ma esisterà uno differenziato foriero di pasticci. Non ci sarà alcuna semplificazione. E il taglio dei costi della politica è risibile»

  • Intanto Fedele Confalonieri ha lasciato intendere il suo orientamento a favore del Sì. Anche lei come il suo capogruppo Brunetta teme un assist di Mediaset a Renzi?

«Io credo che l’azienda non abbia nulla a che fare con la politica. Io non mi occupo del posizionamento di Mediaset, non mi interessa. Io so come la pensano Berlusconi e Forza Italia. E sono convinta che la presenza ossessiva di Renzi e dei suoi ministri in tutte le televisioni – non solo Mediaset, perché mi stupisce di più quella sulle reti Rai  – si ritorcerà contro il premier. Il Parlamento oggi è bloccato, l’attività del governo è volta tutta sul referendum, compresa la legge di stabilità. Una legge fatta per scassare i conti pubblici, pur di vincere. Ma il gioco di Renzi lo hanno capito tutti: una distanza oceanica tra le promesse, le slide e la realtà. Come dimostrano i dati Caritas, con gli under 40 in condizioni di povertà. E Renzi cosa propone? La politica dei bonus? Così si aumenta solo debito e deficit. E oggi lo ammette anche Mario Monti, che di certo non è un berlusconiano. »

  • Quindi ora siete d’accordo con Mario Monti, l’ex premier che contestavate…

«Non siamo d’accordo con Monti, siamo d’accordo con noi stessi. Certo, mi fa specie se un uomo frutto dell’establishment europeo, che dovrebbe tenere in considerazione i pericoli di un NO, dice che se vince il No non succederebbe nulla. E che non scapperebbero gli investitori stranieri»

  • Tanti suoi ex colleghi di partito, compresi Giuliano Urbani e Marcello Pera, dicono che è la riforma per la quale avete sempre combattuto.

«Guardi, a queste persone vorrei dire che tra le ragioni che mi spingono al “NO” c’è che nella riforma non ci sarà il vincolo di mandato. Gli elettori di Forza Italia sono stanchi di vedere chi in Parlamento si è venduto a Renzi. Certo, non è il caso di Pera: lui ha cambiato idea, fatti suoi. Ma se un deputato o un senatore cambia idea su una riforma o su un’appartenenza a un partito, allora dovrebbe dimettersi»

  • Nel caso di Razzi e Scilipoti non la pensavate allo stesso modo…

«Però loro furono attaccati come se fossero responsabili di chissà quale inganno, oggi è diventato glamour passare da una parte all’altra, io continuo a dire che è un’anomalia»

«Io non credo accadrà. Onestamente sono emerse tante contraddizioni nel Partito democratico. Se Renzi non riesce a convincere né tutti i suoi elettori, né la sua classe dirigente, non credo riuscirà a convincere i nostri di elettori. Anche perché i cittadini non vivono di riforme costituzionali, contano le riforme economiche. Una bufala che il Pil aumenterà cambiando qualche articolo della Costituzione»

  • Intanto dentro il vostro partito è guerra contro Stefano Parisi. Lui a più riprese ha rimarcato di non essere di Forza Italia e che i voti sono di Silvio Berlusconi, non i vostri…

«Anche io penso da sempre che i voti siano di Berlusconi, l’unico leader è lui. E non cambio idea. La crisi del centrodestra deriva dal fatto che molti vorrebbero il suo posto, ma oggi un leader capace di riempire quello spazio non c’è. Non dobbiamo discutere di leadership, ma lavorare. Certo, in Forza Italia c’è spazio per tutti. Chi vuole dare un contributo è benvenuto»

«Io non voglio commentare questo chiacchiericcio. Non mi interessa. Quel che conta sono i fatti. E i fatti sono contro Renzi, perché la spesa improduttiva è aumentata. Se Brunetta dovrebbe parlare più di Renzi e meno di Parisi? Ripeto: il dialogo interno al partito mi annoia. Poi ognuno è libero di dare le sue opinioni…»

  • Se vincesse il NO al referendum, Forza Italia dovrebbe fare un governo di scopo per cambiare la legge elettorale? 

«No, non c’è bisogno di alcun governo di scopo. La legge elettorale è materia parlamentare, non c’è bisogno di altro. Se ci saranno modifiche da fare, le farà il Parlamento. Fi deve continuare a radicarsi nel centrodestra, serve unità e un progetto alternativo a quello di Renzi. Per riportare i tanti che non credono più nella politica»

  • Si può trovare un accordo in Parlamento per passare al premio di coalizione ed eliminare il ballottaggio?

«Non mi occupo di questo, ci penseranno i tecnici del partito…»

  • Quindi meglio tornare al voto subito se vince il NO, come dice Salvini?

«Credo che le elezioni ci saranno quando si creeranno le condizioni. Io non voglio che lei mi faccia cadere nel tranello di dire “Votate no per far cadere Renzi e andare al voto”. Ora siamo di fronte a un passaggio democratico, lasciamo che gli italiani si esprimano senza condizionamenti. Non bisogna avere paura della democrazia. Drammatizzare la situazione serve solo a Renzi. Poi sulla base del voto, vedremo che succederà…»

  • Senta, ma cosa è rimasto oggi della fotografia di Bologna con Salvini e Meloni? E c’è ancora spazio per Alfano nel vostro centrodestra futuro?

«Alfano è al governo con Renzi, è lui che ha fatto scelte diverse. Finché non ritratta, sta in una metà campo opposta alla nostra. Della foto di Bologna invece è rimasto tutto, è ancora viva. Vedo come governiamo in Regione Lombardia. Certo, Salvini alza i toni pensando al suo partito, ma ha ben chiaro che il centrodestra deve restare unito. Noi diversamente dalla sinistra non siamo un cartello elettorale. Nel fronte del Sì, c’è chi ha rendite di posizioni e qualcosa da difendere.Chi non ha santi in paradiso voterà No. Siamo una coalizione popolare, non populista»

  • Sull’euro e l’uscita dalla moneta unica Salvini non fa populismo? 

«Forza Italia non è mai stata per l’uscita dall’euro, ma Silvio Berlusconi ha sempre contestato un’entrata in vigore zoppa e incompleta. Con la Lega la pensiamo diversamente sull’euro, ma la sua non è una posizione populista. Solo una critica pesante alle burocrazie dell’Europa»

  • Nel futuro di Gelmini cosa c’è? Qualcuno ha già evocato il suo nome per un ruolo di primo piano, se non di guida, per il partito. 

«Guardi nel mio futuro c’è la mia famiglia, oltre che la politica. Io vorrei rappresentare una persona che si impegna. Ma non ho ambizioni. Se mi sento un dovere, vorrei che la storia di Berlusconi e di Forza Italia fosse raccontata in modo corretto, non come ha fatto la sinistra».

  • A proposito, Parisi dice che «Renzi non va demonizzato come la sinistra fece con Berlusconi».

«Guardi, non vedo questo rischio. Le nostre critiche sono sempre rimaste sul merito».

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