Marco Prato: «Tagliava Varani come si affetta il pane»

07/04/2016 di Redazione

Dal provvedimento con cui i giudici hanno negato la scarcerazione di Marco Prato emergono nuovi inquietanti particolari sul delitto di Luca Varani. È stato lo stesso pierre romano a fornire al tribunale del Riesame informazioni agghiaccianti: «Manuel a un certo punto voleva la forza da me, me l’ha chiesta. Manuel voleva che dessi baci sulla sua testa per dargli forza mentre lo strozzava. E anche dopo le coltellate io ho aiutato Manuel un pochino a dargli forza con le mani e a baciargli la testa». Ma non si sarebbe limitato solo a questo, Prato ha ammesso di aver tentato di strangolare Varani in almeno due occasioni, prima e dopo le torture «per aiutare la vittima a morire». Manuel Foffo, racconta Prato, avrebbe usato un coltello, un martello e un coltello a seghetto, «Tagliato – dice Prato – come si affetta il pane».

MARCO PRATO “MALVAGIO E CRUDELE”

I giudici ne dipingono un ritratto psicologico molto preciso: «Una personalità malvagia e crudele pronta ad uccidere nuovamente, potendosi presentare nuove facili occasioni, avendo i due colpito una persona a caso». Impossibile quindi non ricorrere alla custodia cautelare data la «Fredda ideazione, pianificazione ed esecuzione di un omicidio tanto efferato, preceduto da sevizie e torture, senza altro movente se non quello apparente di appagare un crudele desiderio di malvagità, dettano un giustificato allarme sociale e non consentono di fare affidamento sui sensi di colpa». «Le modalità raccapriccianti della loro azione omicida, l’efferatezza inflitte alla vittima prima di ucciderla, sono indice di personalità disturbate, prive di sentimenti di pietà e pericolose».

ESCLUSO IL SUICIDIO

“Il Riesame esclude anche un tentativo di suicidio da parte del Prato dopo la «mattanza»” scrive oggi Il Messaggero citando i referti medici.

Il pierre non è mai stato in pericolo di vita. Non gli è mai stata praticata alcuna lavanda gastrica, non necessaria. «Ed inoltre», riportano i giudici, «Non ci sarebbe traccia di Minias che lo avrebbe dovuto portare alla morte». Il tutto peraltro come dichiarato dallo stesso Prato ai medici: «I farmaci li ho con me per smorzare gli effetti della cocaina». Ed è il medico a certificare che nel paziente «Non si evidenziano un orientamento depressivo dell’umore, e idee di colpa o di autoaccusa, né di sentimenti di vergogna».

NIENTE SCARCERAZIONE

«Il fatto gravissimo non è avvenuto in modo improvviso e non ripetibile» si legge sulle carte del Riesame «Ma è il frutto di una condotta di Prato che dura da mesi e che è diretta ad agire, anche con violenza, nei confronti di persone che adesca, alle quali fa consumare cocaina e alcolici». Un’amica di Prato racconta: «So che negli ultimi mesi fosse riuscito a convincere vari ragazzi eterosessuali a partecipare a serate a base di alcol e droga e che mediante filmati pornografici riuscisse a coinvolgerli in atti sessuali. Marco si vantava delle sue gesta». Le conferme sono più d’una: «Marco una volta dopo una serata a casa sua ha praticato sesso orale su un ragazzo etero il quale nelle ore successive non era in grado di reagire o di rispondere al telefono».

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