Manovra, la difesa di Padoan: «La lotta all’evasione per noi è centrale»

Renzi non intende cambiare gli assi portanti della manovra, nonostante le critiche di minoranze e Regioni, oltre ai dubbi di Corte dei Conti e Bankitalia. Allo stesso modo, anche il ministro Pier Carlo Padoan ha difeso il provvedimento e le scelte dell’esecutivo, durante l’audizione a Montecitorio. Il titolare di via XX settembre si è detto convinto che la manovra arrivi in un contesto di ripartenza: «La fase di ripresa dell’economia italiana si sta progressivamente rafforzando, nonostante lo scenario internazionale sia diventato negli ultimi mesi più complesso», ha rivendicato. E ancora: «La strategia finora adottata ha prodotto risultati tangibili», dai consumi al Pil fino all’occupazione che si è «sensibilmente accresciuta».

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RENZI E PADOAN DIFENDONO LA MANOVRA, REGIONI IN RIVOLTA –

 

Tutto mentre Matteo Renzi ha difeso il governo dalle critiche delle Regioni: «Quando si dice che ci sono dei tagli alla sanità mi sembra ingiusto e mi arrabbio. Non ci sono tagli, non diciamo bugie. I fondi ci sono e cerchiamo di gestirli. Questo il messaggio che daremo alle Regioni, non facciamo polemiche o demagogia». Già ieri, durante la riunione tra il presidente del Consiglio e i gruppi di Camera e Senato, il premier aveva aperto a un decreto che possa «per salvarne i conti dall’intervento della Corte dei Conti».  Ma, in attesa del vertice con i governatori di pomeriggio, le tensioni restano. Con lo stesso “gelo” tra Renzi e Chiamparino, che ormai si sentono sempre più in modo sporadico. Queste le parole di Padoan:

«Il ritorno alla crescita consente di imprimere un’inversione alla traiettoria del debito. Dopo otto anni di aumento ininterrotto il rapporto tra debito pubblico e Pil scenderà dal 2016 ed è previsto in continuo calo negli anni successivi”. Il documento della Finanziaria prevede che quest’anno lo stock di indebitamento cresca al 132,85% del Prodotto (+0,5 punti), ma scenda poi al 131,4% nel 2016 e quindi al 127,9% nel 2017. Nel 2019 è previsto un livello di nuovo sotto i 120 punti percentuali di Pil. “L’approccio di graduale riduzione del disavanzo, che sostiene la ripresa rispettando le norme europee, sta incontrando il favore dei mercati che premiano la credibilità delle scelte intraprese», ha spiegato. Per poi aggiungere come si possa «avere un giudizio negativo o positivo di questa legge di Stabilità, ma un giudizio che prenda in esame singole misure in modo isolato è un giudizio di per sé distorto o quantomeno incompleto».

Padoan ha anche replicato sulla scarsa incisività delle misure di tagli alla spesa, sottolineando come le misure della spending review siano pari a 7,3 miliardi nel 2016, 8,4 nel 2017 e 10,3 nel 2018. «Riguardano tutti i livelli di governo e sono state destinate principalmente alla copertura della riduzione della pressione fiscale sulle famiglie e sulle imprese». Polemiche, soprattutto dalla minoranza Pd, sono arrivate invece sull’innalzamento del tetto contante da mille a tremila euro. Lo stesso Pierluigi Bersani, ai microfoni di Giornalettismoha chiesto di cambiare la normativa: «Si manda un messaggio sbagliato». Ma Padoan, che in passato aveva sostenuto tesi simili a quelle di Bersani, ora ha cambiato idea. E rilancia: «Il contrasto all’evasione ha un ruolo centrale nella strategia del governo».  Non senza allontanare la “critica selettiva” su singole misure.

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