Malta, i migranti e il petrolio: la “notizia” del Giornale che travalica i confini italiani

Scoop del Giornale, secondo il quale ci prendiamo i profughi un tempo diretti a Malta e in cambio La Valletta cederebbe al nostro paese alcuni diritti contesi tra i due paesi sulle trivellazioni petrolifere off shore.

migranti

LE RIVELAZIONI DEL GIORNALE –

Su IlGiornale.it Fausto Biloslavo scrive di una «conferma» arrivata Malta:

La conferma arriva da alcuni frasi che martedì si è fatto sfuggire con la stampa locale il ministro dell’Interno maltese, Carmelo Abela. Fra Roma e La Valletta esiste un’«informale collaborazione» sul recupero da parte italiana dei migranti. «C’è stata una matura decisione dell’Italia di occuparsi di tutti gli sbarchi», ha aggiunto il ministro. Poche ore dopo ha fatto marcia indietro, ma oramai la frittata era fatta. «I nostri centri di accoglienza sono praticamente vuoti. Sapevamo che c’era un accordo segreto con Roma per far sbarcare i migranti a casa vostra, ma è la prima volta che salta fuori ufficialmente», spiega una fonte del Giornale a Malta.

LA FONTE ANONIMA DELLA NOTIZIA –

L’informale collaborazione, prima ammessa e poi negata dal ministro, che l’ha detta legata al momento politico e suscettibile di cambiare al cambiare dei governi, appare tutto fuorché un accordo che decide il futuro di giacimenti petroliferi, ipotesi che Biloslavo tira fuori da una fonte locale non meglio identificata:

E in cambio l’Italia avrebbe ottenuto l’inconfessabile. «Nessuno l’ha mai ammesso – spiega la fonte – ma si sospetta che riguardi le trivellazioni off shore dei giacimenti petroliferi al largo della Sicilia, che si sovrappongono alla zona di interesse maltese».

LA BUFALA VARCA I CONFINI –

Il «si sospetta» per The Independent è già diventato:  «Giornale italiano sostiene che l’Italia sta prendendo i migranti che l’Italia non vuole in cambio di diritti petroliferi.» Che esista una collaborazione sui migranti tra Malta, un vicolo cieco nel quale i migranti non vogliono finire a costo di rifiutare i soccorsi dei maltesi, è ammesso da tutti, ma non corrisponde al vero che a Malta ci siano solo 93 profughi, mentre è abbastanza noto -perché- comunque ce ne sono relativamente pochi (circa 5.000 su 400.000 abitanti) e perché chi arriva dall’Africa faccia di tutto per schivare l’isola:

Da allora Malta è nota come l’Alcatraz del Mediterraneo, la terra dove nessuno dei disperati che parte dalle coste del Maghreb vuole mai arrivare. Piuttosto si rischia di morire, ma Malta no. Perché chi arriva a Malta sa di non avere più vie di fuga. Lo ha raccontato in un interessante articolo su Il Fatto Quotidiano il giornalista Davide Vecchi, che ha visitato quel piccolo scoglio di 400mila anime. Arrivare a Malta significa rischiare di rimanerci bloccati anche per 10 anni, significa la fine di un sogno. L’unica speranza è l’asilo politico, ma lo status di rifugiato può arrivare anche dopo 12 mesi di detenzione e la permanenza negli appositi centri d’accoglienza è permessa fino a 18 mesi. Che poi parlare di centri d’accoglienza è un eufemismo: sono veri e propri carceri. A Malta ce ne sono 4 e non importa quanti anni abbia il profugo: chiunque sbarca a Malta è in uno di quelli che va a finire.

UN GIORNALISMO CHE NON AIUTA NESSUNO –

Da qui la soluzione del mistero, la fonte non troppo precisa del Giornale si esprime con un prudente condizionale, ma il Giornale vende l’accordo come cosa già fatta e scrive che l’isola ospita solo 93 migranti. Basta e avanza per far andare il sangue alle tempi ai propri lettori e anche per fare abboccare anche The Independent, anche se è abbastanza difficile immaginare che un tale scambio possa mai basarsi su un accordo informale, tra esecutivi che tra una settimana potrebbero non esserci più.

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