Make Your Festival: il racconto

Come promesso, ecco il racconto di Make Your Festival – manifestazione andata in scena il 4 e 5 settembre nella cornice di Eutropia, Città dell’Altra Economia a Testaccio, Roma – firmato Graziano Giacò, artista che si è aggiudicato il contest proposto da Giornalettismo. Questo il suo pezzo, le foto e il video:

 

Non chiederti cosa può fare la musica per te, chiediti cosa puoi fare tu per la Musica. “Prendimi in cura da te”, sentenziava Giovanni Lindo Ferretti giovedì 3 settembre. Una premonizione. Giulia e Martina, l’hanno preso in parola,  prendendosi cura della prima edizione del Make Your Festival. Inutile stare a sciorinare i nomi degli artisti che hanno partecipato, quelli li sapete, basta leggerli: più giusto sarebbe sapere i nomi di tutti quelli che hanno votato i musicisti,  permettendo loro di esibirsi, scolarsi una quantità industriale di birre (gestite dall’ottimo tuttofare Giulio Falla) e lasciare la propria  impronta su un palco storico della scena capitolina: da Lindo Ferretti a Patti Smith, un palco pieno di cicche. Quante volte ci siamo lamentati delle programmazioni, delle scalette delle serate, se solo avessimo avuto noi la possibilità di decidere. Bene, il Make Your ha permesso a voi di tenere in mano il telecomando, con la possibilità di creare la line up in maniera democratica, a suon di voti e di preferenze.

Ne è uscito fuori un fritto misto che nemmeno a Santa Marinella di Ferragosto: si passava dall’indie folk al pop, dal rap mescolato al jazz al rock psichedelico, dal cantautorato ai suoni più spinti: tutte le tonalità musicali sono state espresse, oserei dire che questo Make Your è stato la crasi tra un Festivalbar 2.0 con la direzione di Lucio Dalla e un Premio Tenco con un Luigi Tenco finalmente sorridente a bordopalco. Eutropia è stata per due giorni un fermento continuo di attività artistiche: presentazioni di libri, live painting, esposizioni fotografiche, collage  tridimensionali, birre volanti, palco principale e il suo gemello minore, in un ping pong di esibizioni che hanno messo alle corde gli spettatori, frastornati da tanta mescolanza stilistica. Quasi un bignami della musica moderna, un compendio della bellezza musicale che non lascia scampo a nessuno.

Make Your Festival foto

Ho visto cose che voi umani non potete immaginare: bambini felici di stare all’aria aperta e non rinchiusi in casa davanti la tv, ragazzi che ballavano senza conoscere il nome del gruppo in questione, artisti che si alternavano sul palco in big band talmente enormi che alla fine potevi confonderli con la nuova Nazionale Cantanti; giornalisti, scrittori, backstage frenetico e scoppiettante, invasioni di campo (durante il set di Joe Victor) continui cambi di formazione, secchiate di sorrisi, serietà, programmazione, identità e nessuna paura di sbagliare. Persino la pioggia s’è dovuta arrendere. Tre gruppi su cui puntare: i Roanoke, che se fossi Charles Bukowski li prenderei come cavallo fisso su cui giocarmi lo stipendio, i Departure Ave miglior band in attività (sono i Rimbaud della scena, col vantaggio che non si ritireranno per dedicarsi al traffico di armi) ed Ainè, una bomba ad orologeria, inclassificabile. Fuori classifica Joe Victor, in assoluto la miglior esibizione del Festival, con gran finale insieme a Bob Angelini e Wrongonyou.

Make Your Festival scatti

Sì, lo so, ho dimenticato di dirvi molte cose. Alla prossima edizione invece di fare i pigri venite, partecipate, e ne saprete molto più di me. Make your Festival, Make your(self) happy!

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