Magistrati “a scuola” dalle ex Br? Scattano le polemiche, stop del Csm

03/02/2016 di Redazione

Ex Brigate rosse come Faranda e Bonisoli docenti alla scuola di Magistratura di Scandicci? Basta un annuncio, con un messaggio inviato dall’avvocato Cristina Faravelli ai magistrati “Area aperta” per far scattare le polemiche, come spiega Liana Milella sul quotidiano La Repubblica“. Tanto da spingere pure il Consiglio superiore della magistratura a frenare subito l’iniziativa, che a questo punto dovrebbe venire archiviata.

MAGISTRATI A SCUOLA DA EX BR? SUBITO POLEMICHE

Non è mancato chi ha bollato come una provocazione inopportuna la decisione di invitare come “maestri” in una sede istituzionale due ex appartenenti alle Br, pur dissociatisi da oltre 30 anni.

 

Niente cattedra «per chi ha voluto, pianificato, ordinato la morte di decine e decine di persone» dice il procuratore di Torino Armando Spataro, famoso pm antiterrorismo. «Scelta inopportuna» per il presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli. Alessandra Galli, la figlia di Guido Galli, ucciso da Prima linea il 19 marzo 1980, definisce «inaccettabile il dialogo in una sede istituzionale con chi ha ucciso per sovvertire lo Stato e la Costituzione». L’ex presidente della Consulta Valerio Onida, al vertice della Scuola di Scandicci fino a un mese fa, ideatore del seminario che si sarebbe dovuto svolgere da oggi al 5 febbraio, invece si chiede: «Dov’è lo scandalo?». Perché, «se parliamo di giustizia riparativa un incontro tra le vittime e i rei fa parte del processo penale». Ma la sorte del confronto è ormai segnata. Dopo il tam tam delle toghe, tra le quali però si registrano pure voci a favore, interviene il vertice della magistratura. Dopo aver ottenuto il via libera dal capo dello Stato, nonché presidente del Csm Sergio Mattarella, il suo vice Giovanni Legnini firma, con il primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio e con il procuratore generale Pasquale Ciccolo, una nota ufficiale per «esprimere dissenso» sul dibattito di Scandicci. Equivale a uno stop.

 

Tradotto, tutto lascia presagire che il comitato direttivo cancellerà il confronto. Come spiega anche il Messaggero, che riporta le critiche all’iniziativa voluta da Onida : 

Onida, ex presidente della Consulta, è stato il garante, assieme a Gherado Colombo, di un progetto rivoluzionario, durato sei anni, che ha messo a confronto vittime e responsabili della lotta armata, sul modello della Commissione per la verità e la riconciliazione nel Sudafrica post apartheid. Ne è nato un caso editoriale («Il libro dell’incontro») frutto del lavoro di anni di un teologo gesuita (Guido Bertagna), un criminologo (Adolfo Ceretti) e un docente di diritto penale (Claudia Mazzucato), che come mediatori sono stati in grado di far incontrare e parlare vittime e carnefici della lotta armata degli anni Settanta e Ottanta. Ecco, attorno allo stesso tavolo, alla Scuola superiore della magistratura, Onida aveva invitato i tre mediatori e i protagonisti di quegli incontri: i due ex Br dell’omicidio Moro, Bonisoli e Faranda; Agnese Moro, figlia del leader Dc assassinato nel ’78; Sabina Rossa, figlia dell’operaio comunista Guido Rossa ucciso dalle Br il 24 gennaio del ’79; Manlio Milano, marito di Livia Bottardi, una delle vittime della strage di piazza della Loggia. Il caso ha voluto che la prima a sottolineare l’inopportunità di quell’iniziativa, sulla mailing list dei magistrati, sia stata un’avvocatessa milanese, Cristina Faravelli, che a quegli incontri aveva partecipato («mi hanno profondamente cambiata come persona e come avvocato») ma che non aveva fino in fondo condiviso il progetto tanto da uscire dal gruppo. La sua mail, articolata, è come un sasso lanciato nello stagno. Con i magistrati divisi tra pro e contro.

Così com’era avvenuto per il caso Sofri, invitato agli Stati generali sul carcere, le voci in dissenso sono maggioritarie. E In quel caso fu Sofri a preferire farsi da parte. Tanto che l’iniziativa venne cancellata. Destino che dovrebbe essere simile per quella sulla “giustizia riparativa” con gli ex Br.

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