Mafia a Roma: «Ho quattro cavalli col Pd, tre con il Pdl e per Marchini c’ho Luca»

Alla cupola nera romana non sfuggiva nulla. La regola? «Comprare tutto» e tutti, come ricorda “La Repubblica“. A partire dalla politica e dai funzionari pubblici, con milioni di euro “versati” in modo bipartisan. “Er CecatoMassimo Carminati, l’ex camerata dei Nar, e l’organizzazione mafiosa da lui diretta si erano così presi la Capitale. Una cupola che mischiava insieme mafia e criminalità, estremismo neofascista, così come colletti bianchi, imprenditori e politici corrotti. Di tutti i colori, dato che a tremare per l’inchiesta è anche il Pd romano. «Dove stiamo noi tutto si incontra. Noi siamo qui non per una questione di ceto, ma di merito». Intercettato con l’estremista di destra e “braccio militare” Riccardo Brugia, lo definiva il “Mondo di mezzo“, il luogo dove «tutto si mischia», dove il sovramondo dei ricchi e il sottomondo della criminalità si intrecciando, perché «chi sta nel Mondo di sopra ha interesse che qualcuno nel Mondo di Sotto gli faccia delle cose che non può fare nessuno». Un patto blindato, un intreccio tra malaffare e politica.

 

Roma

 

 

LA CUPOLA NERA DI ROMA, LA STRUTTURA –  «Un fenomeno criminale originale», lo hanno definito i magistrati, «senza legami con altre organizzazioni meridionali, di cui però usa il metodo mafioso». Una “galassia”, una cupola con a capo lo stesso Carminati, il “Nero”, già definito due anni fa dall’Espresso come “l’ultimo re di Roma”.  Se Brugia era la “mente” militare, il braccio “imprenditoriale” era Salvatore Buzzi, l’uomo della rete di cooperative, amministratore delle coop riconducibili al Consorzio Enriches 29 giugno. «Gli imprenditori devono essere nostri esecutori, devono lavorare per noi», diceva Carminati a Salvatore Buzzi. Sulla carta, quest’ultimo doveva occuparsi dell’«inserimento lavorativo delle persone appartenenti alle categorie protette svantaggiate e delle fasce deboli», come gli immigrati. In realtà, basta ricordare qualche intercettazione per capire cosa ci fosse dietro: «Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno», spiegava al telefono alla sua collaboratrice Piera Chiaravalle.

Il “ponte” con la politica e il settore istituzionale era invece Fabrizio Franco Testa, già nominato nel 2009 alla presidenza di Enav-Techno Sky. Secondo gli inquirenti coordinava «le attività corruttive dell’associazione, occupandosi della nomina di persone gradite al sodalizio in posti chiavi della pubblica amministrazione». Poi c’era una schiera di pubblici ufficiali, per i pm considerati alla stregua di “pupazzi” a libro paga: dall’ex ad di Ama Franco Panzironi, che per gli inquirenti teneva sotto osservazione gli appalti assegnati dall’azienda romana dei rifiuti, a Riccardo Mancini, ex presidente Eur Spa da sempre vicino alla destra capitolina, già coinvolto nell’inchiesta legata alla tangente pagata da una società legata al Gruppo Finmeccanica per i filobus della Laurentina. Fino a Carlo Pucci, ex dirigente Ente Eur. Ma non solo.

MAFIA E POLITICA, L’INTRECCIO – E poi c’erano i referenti politici, perché la mafia Capitale doveva restare legata al flusso dei fondi pubblici, in tutti i settori: dagli appalti al verde pubblico, ma soprattutto il settore dei rifiuti e l’assistenza ai nomadi, ai migranti e ai minori. Prima c’era la giunta Alemanno, con lo stesso ex sindaco (che oggi si è dimesso dagli incarichi di partito dentro Fratelli d’Italia-An, ndr) indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso.  Nelle carte dell’inchiesta, spiega la Stampa, l’ex sindaco di Roma viene dipinto come una specie di “burattino” nelle mani della “rete” di Carminati e Buzzi:

«Ad Alemanno pagano le cene elettorali oltre ai contanti versati alla sua Fondazione “Nuova Italia” e portano “comparse per la claque ai comizi. A far da cerniera ci pensa spesso l’assessore Luca Gramazio. Ma alla vigilia delle amministrative 2013, quando lui tentenna sulla concessione di una proroga alle cooperative, il ricatto di Buzzi è esplicito: “Me la proroghi a sei mesi, arrivi a dopo le elezioni…Se li famo tutti in santa pace, qui c’hai pure gente che ti vota…così ci costringi a fare le manifestazioni», scrive Fiorenza Sarzanini sul quotidiano piemontese.

Durante la gestione Alemanno, tutto è sotto controllo per la cupola: dagli appalti alle nomine delle municipalizzate (in primis l’Ama, l’azienda romana dei rifiuti) con il presidente, Franco Panzironi «a disposizione»). A Mancini, finito in galera per le commesse di filobus della Breda, arriva l’ordine di restare in silenzio: «Se deve tene’er cieco ar culo».

Ma quando la stagione di Alemanno viene archiviata, non sembra cambiare molto. Basta riorganizzarsi, per trovare nuovi referenti nella nuova amministrazione. Lo stesso procuratore Pignatone ha precisato in conferenza stampa: «Alcuni uomini vicini all’ex sindaco Alemanno – afferma Pignatone – sono componenti a pieno titolo dell’organizzazione mafiosa e protagonisti di episodi di corruzione. Con la nuova amministrazione il rapporto è cambiato. Ma Carminati e Buzzi erano tranquilli chiunque vincesse le elezioni». Se l’ex Nar viene dal mondo della destra, il braccio imprenditoriale Buzzi viene invece dal mondo della sinistra. Con relazioni con tutto l’arco. Da alcune intercettazioni Buzzi si vantava: «Me li sto a compra’ tutti». Buzzi, che in Campidoglio conosce tutto, millantava di aver anche «arruolato sei assessori»: «La scuderia è pronta», spiegava a Carminati. Si legge su “Repubblica“, in un articolo firmato da Mauro Favale e Giovanna Vitale:

«Fra i “nuovi” individua tre persone utili alla causa: Franco Figurelli, capo segreteria del presidente del consiglio comunale Mirko Coratti (stipendiato con mille euro al mese, più 10mila sborsati solo per farglielo incontrare); Coratti stesso, accusato di aver intascato una tangente da 150mila euro; il capo segreteria del sindaco, Mattia Stella, che non risulta indagato ma intratteneva rapporti assidui con il boss delle cooperative. Tre link fondamentali per la Mafia capitale: il trait d’union da Alemanno a Marino, senza pagare dazio»

Intanto l’inchiesta è stata un terremoto per la politica romana. Si sono dimessi due esponenti democratici in Campidoglio, finiti indagati per corruzione. Ovvero, lo stesso presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti e all’assessore alla Casa Daniele Ozzimo. «Siamo estranei alle accuse, ma facciamo un passo indietro», hanno spiegato.

BUZZI: «I POLITICI LI PAGO TUTTI» – Quando parla di Coratti, Buzzi dice di esserselo «comprato»: «Ormai gioca con me». Poi racconta anche di aver «promesso» all’ormai ex presidente della assemblea romana «150mila euro se fosse intervenuto per sbloccare un pagamento di 3 milioni sul sociale». Indagato è finito pure Luca Odevaine, ex vicecapo di gabinetto durante l’amministrazione Veltroni. La speranza di Buzzi era che diventasse capo di gabinetto anche con Marino. «Così ci si infilavano tutte le caselle…», aggiunge Buzzi intercettato. Lo stesso braccio imprenditoriale che si vanta di «pagare tutti i politici». In particolare nel momento delle elezioni: «Questo è il momento che paghi di più». E poi: «Mo’ c’ho quattro cavalli che corrono col Pd, con il Pdl ce ne ho tre e per Marchini c’ho Luca», dice. Ovvero, il già citato Odevaine. Per la cupola il Campidoglio e i partiti restano la strada principale per mettere e mantenere le mani sulla Capitale. Così gli appuntamenti elettorali non possono essere trascurati, nemmeno le primarie. Comprese quelle del Pd di fine ottobre 2012 a Roma per la segreteria: «Come siete messi?», si informa Carminati. «Stiamo sostenendo tutti e due…avemo dato 140 voti a Giuntella (ora presidente Pd, ndr) e 80 a Consentino», millanta Buzzi. E su quest’ultimo, poi eletto segretario, dice: «È proprio amico nostro». Dichiarazioni tutte da verificare. Anche il possibile cambio di giunta era tenuto sotto osservazione: «Noi oggi lanciamo Marroni alle primarie per sindaco!», annuncia sempre Buzzi. Poi Marroni diventa deputato Pd.

TUTTI GLI AFFARI – Gli affari sono ghiotti e la Cupola prova a mettere le mani ovunque. La “Quinta mafia“, l’hanno ribattezzata. I motivi di questo immenso potere, di questa cupola, sono spiegati proprio da Buzzi. Dietro la holding di affari sporchi diretta da Carminati ci sono mazzette e valigie piene di denaro:

Ma lo sai perché Massimo è intoccabile? Perché era lui che portava i soldi per Finmeccanica! Bustoni di soldi! A tutti li ha portati Massimo! 4 milioni dentro le buste! Alla fine mi ha detto “è sicuro che l’ho portati a tutti! Tutti! Pure a Rifondazione!”

Un altro “business” succulento sono i migranti. Proprio quelle “calde” periferie romane – da Tor Sapienza all’Infernetto – dove non sono mancati disordini, tra la propaganda delle organizzazioni di estrema destra e le questioni legate all’accoglienza, sarebbero in mano all’organizzazione. Carminati ha fiutato l’affare, sui rifugiati si può lucrare con profitto e prova infatti «ad interferire nelle decisioni dell’Assemblea Capitolina in occasione della programmazione del bilancio pluriennale 2012/2014 e relativo bilancio di assestamento di Roma Capitale. L’obiettivo? Rifinanziare “i campi nomadi“, la pulizia delle “aree verdi” e dei “Minori per l’emergenza Nord Africa“. Ovvero, i settori in cui operano le società cooperative dello stesso Salvatore Buzzi. 

Dopo lo scandalo della cupola romana che ha investito il mondo delle cooperative sociali, “Legacoopsociali” ha deciso di prendere le distanze dai responsabili coinvolti nell’indagine della magistratura e di sospendere tutti gli operatori. A partire dallo stesso Buzzi, presidente della 29 giugno, ma anche Carlo Maria Guarany, Alessandra Garrone, Paolo Di Ninno e Franco Cancelli, di cooperative collegate alla 29 giugno, nel mirino degli inquirenti. Tutti arrestati nell’inchiesta della procura romana.

 

 

M5S CHIEDE SCIOGLIMENTO COMUNE DI ROMA PER MAFIA – «Chiediamo un incontro con il prefetto di Roma perché il Comune deve essere sciolto per mafia», ha rivendicato invece il deputato del Movimento 5 Stelle Alessando Di Battista, uno dei componenti del “direttorio”, nel corso di una conferenza stampa in Campidoglio.

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