Mafia, i commercianti immigrati si ribellano al pizzo: 10 fermi a Palermo

23/05/2016 di Redazione

Nell’anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, è scattata all’alba a Palermo un importante operazione antimafia. Alcuni commercianti del Bangladesh, che da anni vivono nel capoluogo siciliano, hanno infatti deciso di ribellarsi al pizzo denunciando le vessazioni subite negli ultimi mesi da un gruppo criminale, consentendo oggi l’operazione antimafia che ha portato in carcere dieci persone, molte delle quali ritenute «nuove leve di Cosa nostra».

MAFIA, COMMERCIANTI DEL BANGLADESH SI RIBELLANO AL PIZZO

Nel dettaglio, la Polizia di Stato ha eseguito dieci provvedimenti di fermo disposti dalla Dda della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo nei confronti dei presunti esponenti di un’organizzazione che avrebbe tenuto sotto controllo il quartiere Ballarò con richieste di pizzo ai commercianti inmigrati. All’operazione, denominata ‘Maqueda’ dal nome del cuore antico del centro di Palermo hanno partecipato oltre 100 agenti. Gli indagati sono accusati di decine di reati, aggravati dal metodo mafioso e dalla discriminazione razziale, e sarebbero vicini alle famiglie mafiose di «Palermo Centro». I reati contestati precisamente sono: tentato omicidio, estorsione, incendio, rapina, violenza privata e lesioni personali tutti perpetrati ai danni di extracomunitari prevalentemente del Bangladesh.

 

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Le indagini della Squadra Mobile di Palermo hanno avuto impulso dopo l’arresto di un 28enne, Emanuele Rubino, accusato del tentato omicidio di Yusupha Susso, 22enne gambiano ferito il 4 aprile scorso con un colpo d’arma da fuoco alla testa dopo avere reagito all’ennesimo atto di sopraffazione. La vicenda ha provocato la ribellione della comunità di immigrati che vivono nel centro storico, molti dei quali hanno denunciato le vessazioni subite dagli uomini del racket.

(Foto da archivio Ansa)

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