Mafia Capitale, “giudizio immediato per i politici”

Mafia Capitale,

“giudizio immediato per i politici” che risultano essere, secondo le ipotesi della Pubblica Accusa, nodi fondamentali della rete di potere del mondo di Mezzo di cui Massimo Carminati e Salvatore Buzzi tenevano i fili. Daniele Ozzimo, Mirko Coratti, Pierpaolo Pedetti, Luca Gramazio e Giordano Tredicine sono i nomi eccellenti coinvolti nelle inchieste: anche per loro, come per Buzzi e Carminati, sono state depositate le richieste di giudizio immediato. Gravi gli indizi di colpevolezza a carico degli indagati, nei confronti dei quali il tribunale del Riesame, nel negare la revoca delle misure cautelari ha già scritto frasi nettissime.

MAFIA CAPITALE, “GIUDIZIO IMMEDIATO PER I POLITICI” –

Le più dure, riportate dal Corriere della Sera, per Mirko Coratti, già alla guida dell’Assemblea Capitolina; accanto a lui, Andrea Tassone, già presidente del Municipio Ostia, prima costretto alle dimissioni e poi commissariato direttamente dal Campidoglio.

Che dire di Mirko Coratti, accusato di corruzione, che (parole dei giudici del Riesame) «ha messo a disposizione delle cooperative di Buzzi le sue funzioni ed il proprio rilevante ruolo di presidente dell’assemblea capitolina, facendo ritenere che questa sia la modalità ordinaria con cui svolge le sue funzioni»? O del presidente del Municipio di Ostia, crocevia di tante altre inchieste, Andrea Tassone «che accetta immediatamente l’invito di Buzzi a vedersi, fuori dal Municipio, per stabilire come ripartire gli appalti in favore delle cooperative, fissando anche il prezzo per questa sua illecita condotta»?

Altri nomi importanti del centrosinistra romano sono finiti nelle maglie dell’indagine.

Pierpaolo Pedetti, (Pd) presidente della VII Commissione patrimonio e Politiche Abitative del Comune, è ad esempio responsabile, secondo i giudici di «un inqualificabile comportamento» al momento di alterare la gara per l’accoglienza di 580 migranti, «un episodio che dimostra come il pubblico amministratore abbia completamente interrotto ogni aggancio con la legalità ed abbia affidato la propria funzione alla deriva della corruzione». Massimo Caprari (centro democratico), già consigliere provinciale e presidente del consiglio del V Municipio, «vende le proprie funzioni per votare la delibera in ordine ai debiti fuori bilancio, manifestando una particolare spregiudicatezza soprattutto se rapportata al ruolo di neofita del consiglio comunale». Tanto da arrivare a «scandalizzare Buzzi con una richiesta (l’assunzione di tre persone) valutata eccessiva perfino dallo spregiudicato imprenditore».

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Per non parlare, chiaramente, dei politici di centrodestra che secondo le ipotesi accusatorie sono i principali terminali criminali dell’organizzazione mafiosa di Carminati e Buzzi. E secondo i giudici che hanno negato la scarcerazione, se rimessi in libertà, alcuni dei politici di quella stagione, avrebbero potuto con facilità riprendere i loro traffici criminali.

Da uno schieramento all’altro c’è il ruolo di Luca Gramazio «assolutamente centrale in ragione della colorazione politica della gara da turbare», quella del Recup. Una vicenda sulla quale «le istituzioni appaiono del tutto disinteressate a quello che dovrebbe costituire il reale obbiettivo della gara e cioè la selezione dell’offerta migliore». Un’emblema,a suo modo, Gramazio: «La cui funzione pubblica, esercitata prima nell’ambito del Comune e in seguito in quello regionale, è totalmente scollegata dal perseguimento di interessi pubblici in quanto del tutto finalizzata al raggiungimento degli scopi di Mafia Capitale». (…) E poi Giordano Tredicine (Pdl), che se rimesso in libertà, «potrebbe ben riprendere a fare il milione di impicci come efficacemente sostenuto da Carminati».Verso il processo immediato va così un insieme di presunte condotte illecite di politici protratte «con modalità che dimostrano una consuetudine ed una abitualità sconcertante, indice di un malcostume generalizzato che inquina tutta l’attività pubblica».

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