Svelata l’identità del “macello degli orrori” di bufalini di Frosinone

Gli attivisti di Nomattatoio si sono dati appuntamento ieri fuori dall’Asl di Frosinone per chiedere la chiusura del macello di bufalini, ribattezzato “degli orrori” per i maltrattamenti sugli animali andati in onda nella trasmissione “Animali come noi” su Raidue. Ad accompagnarli il parlamentare Mirko Busto e la giornalista Giulia Innocenzi, autrice dell’inchiesta, che per Giornalettismo ha seguito il presidio in diretta Facebook. Il corteo si è poi spostato verso il mattatoio in causa, svelandone per la prima volta l’identità: si tratta di “Simet” e si trova a Ferentino, a pochi chilometri da Frosinone.

BUSTO E INNOCENZI CON I DIRIGENTI DELL’ASL PER CHIEDERE LA CHIUSURA DEL MACELLO

Mentre gli attivisti di Nomattatoio esponevano i cartelli che mostravano le foto dei bufalini storditi senza camera di macellazione e decapitati da vivi – alcuni dei maltrattamenti filmati dalle telecamere del team investigativo di Free John Doe e andati in onda su Raidue – il parlamentare 5 stelle Mirko Busto e la giornalista Giulia Innocenzi hanno avuto un incontro con due dirigenti dell’Asl, Giancarlo Pizzutelli e Roberto Petrucci. L’incontro è avvenuto a porte chiuse, ma una volta concluso Busto e Innocenzi hanno definito l’esito “deludente”. I due infatti hanno fatto presente che una sola settimana di chiusura non può garantire, a loro parere, che gli operai non maltrattino più gli animali come registrato dalle telecamere nascoste e che il macello abbia avviato le ristrutturazioni necessarie per evitare alcune cattive pratiche (ad esempio i bufalini erano costretti ad assistere alla macellazione degli altri animali). Dalla Asl hanno fatto sapere inoltre che la macellazione di bufalini e vitelli ha subito delle restrizioni, ed è possibile macellarne soltanto 25 alla volta. Ma sono rimasti letteralmente di stucco quando Petrucci ha detto che “è molto probabile” che i veterinari che sono stati filmati mentre assistevano ai maltrattamenti controllino ancora oggi il macello. “Siamo a corto di organico”, è stata la spiegazione. Oggi su quei veterinari pende un’indagine interna della Asl, e non è chiaro se sia in corso anche un’inchiesta da parte dell’autorità giudiziaria. Finito l’incontro i dirigenti dell’Asl si sono dovuti confrontare anche in maniera molto accesa con gli attivisti che li aspettavano all’ingresso, alcuni di loro venuti anche da Bari e Torino per chiedere la chiusura del macello.

GUARDA IL VIDEO: NOMATTATOIO CONTRO I DIRIGENTI DELL’ASL DI FROSINONE

ECCO IL MACELLO DEGLI ORRORI DI BUFALINI: E’ IL SIMET DI FERENTINO

Il parlamentare Mirko Busto ha poi accompagnato il corteo verso il macello, entrato negli onori delle cronache per i maltrattamenti nei confronti degli animali, in particolare dei bufalini, svelando così l’identità dello stabilimento. Si tratta del macello Simet di Ferentino, a pochi chilometri da Frosinone. Gli attivisti hanno trovato il macello con i cancelli chiusi, probabilmente per evitare eventuali problemi con il presidio annunciato, ma ad accoglierli c’erano comunque alcuni operai, con i quali c’è stato un lungo scambio a distanza. A un certo punto uno di loro si è avvicinato per strappare un cartello dalle mani di un manifestante, ma anche grazie alla presenza delle forze dell’ordine non ci sono stati ulteriori episodi a rischio. Da diverse macchine in transito sulla Casilina sono partite offese indirizzate ai manifestanti, che mostravano le immagini di quello che succedeva all’interno del macello. Dopo qualche ora gli attivisti di Nomattatoio hanno lasciato il campo, con la promessa, però, di continuare le loro proteste finché il macello non verrà chiuso. Un’opzione che al momento però non sembra essere sul tavolo.

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