Luigi Di Maio querela Matteo Orfini

«Luigi di Maio ha querelato Matteo Orfini per le sue dichiarazioni. Gli ha chiesto un risarcimento. I soldi saranno donati al Microcredito». Con un tweet Beppe Grillo comunica la querela del vicepresidente della Camera verso il presidente Pd, reo di aver accusato il Movimento 5 stelle in conferenza stampa parlando dell’apprezzamento di un esponente del clan di Ostia verso un deputato M5S. La frase incriminata? “I boss dei clan sono fan di Di Battista e Di Maio”.

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«Grillo e i suoi hanno capito che il nemico di tutti è la mafia che si mangia le istituzioni? Non sembra, visto che continuano a stressare il dibattito con azioni inutili e risibili, come la querela contro il presidente del Pd, Matteo Orfini. Peccato che perdano la bussola mentre Roma e il paese hanno bisogno di una classe politica», ha commentato il responsabile giustizia del Pd David Ermini.

guarda il video:

(Qui le parole di Orfini messe sotto accusa da Luigi Di Maio dal minuto 10.23)

LUIGI DI MAIO E L’HASHTAG #ORFINIPAGLIACCIO

Sotto l’hashtag #Orfinipagliaccio il blog riporta un nota di M5S Parlamento:

Orfini accusa un esponente del M5S di aver ottenuto ben due “like” e condivisioni di pagine pubbliche su facebook da parte di un esponente dei clan di Ostia che neanche conosce. Di cosa sta parlando Orfini? Ha idea di come funziona facebook? Chiunque può ricevere dei “like” da chiunque. Ma non si vergogna Orfini di usare un’argomentazione senza senso? Ma può un deputato della Repubblica Italiana scendere cosi in basso?

LUIGI DI MAIO, LA QUERELA E LA DIFESA SU GRILLO ANTI MAFIA

– Il resto del post ricorda come il leader genovese sia sempre stato contro le mafie:

Le inchieste di oggi dimostrano che quelle parole non erano ‘battute’ al vento. Orfini deve vergognarsi profondamente perché prendere una frase fuori contesto in questo modo scellerato stravolgendone il significato è da vigliacchi e ignobili.
Il M5S e Beppe Grillo sono stati sempre contro ogni tipo di Mafia e, addirittura, contro qualsiasi tipo di ombra mafiosa. E’ dimostrato dai fatti, non dalle parole. Dai propri candidati ed eletti, tutti incensurati e trasparenti come l’acqua.

L’argomento mafia è un settore molto delicato per il Movimento 5 Stelle. Più volte il leader M5S è finito sotto i riflettori per alcune frasi fraintendibili. Come nel 2012 quando, per promuovere un allora candidato sindaco Riccardo Nuti dichiarò: «La mafia non ha mai strangolato le proprie vittime, i propri clienti, si limita a prendere il pizzo. Ma qua vediamo un’altra mafia che strangola la propria vittima».

LUIGI DI MAIO, OSTIA E IL CASO DEL CLAN SPADA

– A Ostia, ricordiamolo, non c’è proprio tranquillità tra Pd ed M5S. L’inizio della polemica? Qualche settimana fa Stefano Esposito, commissario del Pd Ostia, denunciò come Roberto Spada (“il reggente del Clan Spada”) avesse condiviso sui social qualche contenuto del parlamentare del M5S Alessandro di Battista. Lo stesso Spada si è difeso qualche giorno fa su Radio Cusano Campus. «Sono una persona comune – ha smentito l’intervistato – come tutti gli altri. L’esistenza del clan Spada a me non risulta, è stato creato dai media. Io con la giustizia non ho alcun conto in sospeso. Ho fatto un reato a 18 anni, basta». E ancora: «Qui la gente non riesce ad arrivare a fine mese. Partiamo dal presupposto che io non credo nella politica. La destra ha fatto i danni, la sinistra ha fatto i danni, perché non provare il Movimento Cinque Stelle? Ad oggi sono un loro elettore, poi se sbaglieranno perderanno il mio voto come, credo, quello degli altri».

(in copertina Foto ANSA/ CESARE ABBATE)

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