Luigi Di Maio e gli imbarazzi in merito al referendum sull’euro

Luigi Di Maio si è trovato in difficoltà nel suo intervento all’università di Harvard quando ha parlato di referendum sull’euro. Una delle proposte del M5S che suscitano il maggior allarme tra i governi della comunità internazionale e nella stampa degli altri Paesi. Nel suo intervento iniziale il vicepresidente della Camera ha sfumato sul punto, evidenziando come sia necessario aprire un dibattito sulla permanenza nell’euro. Non un referendum, ma un dibattito, una rimodulazione per evidenziare il carattere europeista della consultazione dei cittadini. L’obiettivo, a parole, è rendere l’UE una costruzione più democratica, che consenta l’uscita dalla sua moneta così come garantisce la possibilità di abbandonarla attraverso l’articolo 50 appena attivato dal Regno Unito. Di Maio ha rimarcato come il Movimento 5 Stelle non sia una forza contraria all’Unione Europea, ma al contrario ambisca a renderla un’unione dei cittadini. Il M5S chiede una piena attuazione del trattato di Lisbona, e per questo ritiene imprescindibile l’avvio del dibattito sulla permanenza nell’euro. Una domanda di una delle persone che ha assistito all’intervento di Di Maio ad Harvard ha reso evidente però come il tema susciti più di un imbarazzo nel vicepresidente della Camera, che da tempo persegue una strategia di normalizzazione dei 5 Stelle. All’accusa di esser il David Cameron italiano, capace di distruggere la costruzione europea per un calcolo politico, Luigi Di Maio ha illustrato come procederebbe l’eventuale referendum sull’euro. Prima dovrebbe essere approvata una normativa costituzionale a maggioranza qualificata, tra l’altro non spiegando se il M5S perseguirà la revisione con i 2/3, così da farla entrare immediatamente in vigore, oppure con la semplice maggioranza assoluta. Nel secondo caso l’articolo 138 prevede la possibilità di un referendum. La procedura per la revisione costituzionale durerà almeno un anno per Di Maio, e in quel periodo l’eventuale governo M5S si confronterà in modo costante per chiedere all’UE di modificare i suoi parametri economici – un evidente riferimento ai vincoli sul debito e sul disavanzo – troppo penalizzanti per l’Europa del Sud. Solo dopo questo ampio confronto ci sarà poi il referendum. Luigi Di Maio non ha poi detto come voterebbe: il referendum sull’euro, per quanto ipotesi incerta che necessita di una maggioranza qualificata per la revisione costituzionale, sembra quasi una -debole – arma di ricatto per fare un po’ di deficit in più. L’obiettivo del referendum sull’euro sarebbe rendere l’Europa più democratica, visto che non è prevista l’uscita dalla moneta a differenza dell’adesione all’Unione, e più vicina ai cittadini. Di Maio ha poi enfatizzato più volte come la sua idea di Europa non si riduca alla sola valuta. Foto copertina: Ansa/Facebook

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