La ludopatia tra i giovani, una tassa sui più poveri e meno istruiti

02/07/2015 di Mazzetta

La ricerca presentata mercoledì primo luglio da Nomisma e intitolata Young Millennials Monitor,  presenta un quadro della ludopatia giovanile non particolarmente preoccupante, ma comunque problematico, perché dimostra ancora una volta come il gioco d’azzardo mieta le sue vittime principalmente tra i più poveri e meno istruiti.

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COSA È LA LUDOPATIA –

Secondo la definizione del ministero della Salute:

Per ludopatia (o gioco d’azzardo patologico) si intende l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o fare scommesse, nonostante l’individuo che ne è affetto sia consapevole che questo possa portare a gravi conseguenze.
Per continuare a dedicarsi al gioco d’azzardo e alle scommesse, chi è affetto da ludopatia trascura lo studio o il lavoro e può arrivare a commettere furti o frodi. Questa patologia condivide alcuni tratti del disturbo ossessivo compulsivo, ma rappresenta un’entità a sé.

È una condizione molto seria che può arrivare a distruggere la vita.
Durante i periodi di stress o depressione, l’urgenza di dedicarsi al gioco d’azzardo per le persone che ne sono affette può diventare completamente incontrollabile, esponendoli a gravi conseguenze, personali e sociali.

La ludopatia può portare a rovesci finanziari, alla compromissione dei rapporti e al divorzio, alla perdita del lavoro, allo sviluppo di dipendenza da droghe o da alcol fino al suicidio.

I Millennials sono invece i giovani che hanno tra i 14 e i 35 anni, quelli nati tra il 1980 e il 2000, in parte adulti in parte i prossimi a diventarlo,un segmento della popolazione da tenere d’occhio per cercare di capire dove va il paese. In questo caso la ricerca indaga tra i più giovani tra loro fino alla maggiore età.

LA LUDOPATIA TRA I GIOVANI –

La ricerca di Nomisma presentata a Bologna, nel corso di una conferenza stampa alla quale sono intervenuti il rettore uscente dell’università, Ivano Dionigi, il presidente della regione Stefano Bonaccini e i rappresentanti dei dipartimenti universitari che hanno affiancato l’istituto bolognese nella raccolta e nell’elaborazione dei dati, è la prima del genere dal 2009, anno nel quale Nomisma provò per la prima volta a penetrare il fenomeno. Prodotta in proprio e non su committenza, grazie alla collaborazione con l’università, le scuole e gli enti locali è riuscita a interrogare ben 14.000 giovani dell’età compresa tra i 13 e i 19 anni, che hanno risposto a un questionario sulle ludopatie affinato e più dettagliato rispetto all’originale. Una ricerca con lo stesso tema condotta dall’IPSAD, (Italian population survey on alcohol and other drugs) dell’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr di Pisa, nel 2013 aveva calcolato in circa 630.000 i giovani che hanno giocato almeno una volta, la ricerca di Nomisma rivela che il numero oggi è doppio e che, anche se il quadro non è inquietante come quello offerto dai 19 milioni di scommettitori adulti, di cui almeno un milione è considerato a rischio ludopatia. Ma che resta preoccupante lo stesso, in particolare considerando che la legge vieta il gioco ai minori, che quindi non dovrebbero proprio giocare.

I DIVIETI CHE NON FUNZIONANO –

I dati raccolti dicono prima di tutto che, nonostante il gioco sia vietato ai minori, molti giovani giocano abitualmente e più o meno tutti hanno giocato almeno una volta nella vita, almeno la metà nell’ultimo anno scolastico. I numeri riferibili all’insorgere di ludopatie, cioè quelli che evidenziano i minori che giocano abitualmente e più (anche parecchio) di 5 euro a settimana, sono all’apparenza modesti, però sono potenzialmente traducibili in migliaia di casi di ludopatia conclamata, che sono quasi sempre molto penosi e sempre costosi e difficili da trattare con successo.

LUDOPATIA, UNA MALATTIA CHE COLPISCE I PIÙ DEBOLI –

Il dato che emerge con prepotenza dalla ricerca di Nomisma è che i principali fattori di rischio sono la mancanza d’istruzione e il censo. La natura anticiclica del business dell’azzardo è testimoniata dal raddoppio del fatturato del settore in Italia dal 2007 al 2014, a dispetto della crisi o più probabilmente grazie alla crisi, che spinge più persone a gettare i pochi soldi che hanno nel sogno senza speranza di una vincita che cambia la vita da grama a sopportabile. Al raddoppio del fatturato ha sicuramente contribuito l’elevato e concomitante aumento dell’offerta, ma anche negli altri paesi europei si è assistito all’aumento delle giocate in controtendenza rispetto al calo delle economie ed è abbastanza assodato che in condizioni del genere aumenti la propensione al gioco delle classi meno abbienti, tanto che c’è chi ha definito il gioco d’azzardo come una «tassa sulla povertà». La ricerca non ha rilevato la condizione socio-economica degli intervistati, ma alcuni dati sembrano convergere a confermare che, anche tra i giovani, i più esposti sono quelli che appartengono alle classi meno abbienti.

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