Luca Varani, la storia dello sfregio a Lucia Annibali a Storie Maledette

02/02/2016 di Maghdi Abo Abia

Luca Varani è il protagonista della prossima puntata di Storie Maledette, in onda giovedì 4 aprile alle ore 21.05 su Raitre. L’uomo, intervistato da Franca Leosini, è ritenuto dai due primi gradi di giudizio mandante dell’aggressione con l’acido ai danni di Lucia Annibali, l’avvocato di Pesaro aggredita da due sconosciuti il 16 aprile 2013 davanti al portone di casa sua. Luca Varani è stato condannato a 20 anni di carcere per l’aggressione, per stalking e per tentato omicidio ai danni di Lucia Annibali, pena confermata in appello. La Cassazione si pronuncerà il prossimo 10 maggio. Luca Varani

LUCA VARANI, L’AGGRESSIONE AI DANNI DI LUCIA ANNIBALI

Tutto è avvenuto in un attimo. Lucia Annibali, avvocato all’epoca di 35 anni, originaria di Urbino, venne aggredita da un uomo che le lanciò sul viso un barattolo pieno d’acido. La pelle inizia a friggere, gli occhi a bruciare. Viene soccorsa e dice subito un nome, Luca Varani, indicato come mandante, avvocato di 35 anni e collega di Lucia Annibali. L’uomo venne posto in stato di fermo dopo poche ore dall’aggressore, con le forze dell’ordine impegnate a cercare i due autori materiali dell’aggressione, due albanesi in contatto con Luca Varani, avvocato specializzato in infortunistica.

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LUCA VARANI, I DUE ALBANESI PAGATI 2000 EURO

I due vennero trovati: Rubin Ago Talaban e Altistin Precetaj hanno accettato di distruggere il viso, e la vita, di Lucia Annibali in cambio di 2000 euro, secondo le verità processuali dei due primi gradi di giudizio. Il 16 aprile 2015 fu Talaban a lanciare l’acido sul viso della donna mentre Luca Varani era impegnato a una partita di calcetto con gli amici. Con quel getto di acido solforico l’uomo si è “vendicato” dell’interruzione della loro relazione, interruzione voluta da Lucia Annibali. Luca Varani aveva un’altra da anni e stava per diventare padre. Lui però non ha voluto, ha iniziato a pedinarla arrivando a copiare le chiavi di casa e dell’auto della donna. Non sono mancate telefonate persecutorie e minacce alternate a gesti intimidatori.

 

LUCA VARANI, IL PROCESSO DI PRIMO GRADO E LA CONDANNA A 20 ANNI

I tre vennero processati per direttissima a partire dal 9 dicembre 2013 con l’accusa di tentato omicidio e lesioni personali gravissime. Il 29 marzo 2014 Luca Varani, presunto mandante dell’aggressione, venne condannato a 20 anni di reclusione con rito abbreviato dal Gup di Pesaro Maurizio Di Palma. Il Giudice ha condannato a 14 anni ciascuno il presunto esecutore materiale dell’aggressione, Rubin Ago Talaban, albanese, e il suo connazionale Altistin Precetaj. Secondo i difensori di Luca Varani l’uomo aveva dato mandato a uno degli albanesi di danneggiare l’auto nuova della donna con dell’acido. Ad aggredire Lucia Annibali invece sarebbe stato un ladro senza che vi fosse traccia dei due albanesi. Luca Varani ha dovuto anche rispondere dell’accusa di tentato omicidio:  il 20 febbraio 2013 entrò in casa della Annibali e manomise le valvole del gas. Solo per un caso fortuito si evitò un’esplosione che poteva costare la vita a lei e ad altre persone nel palazzo.

LUCA VARANI, IL RISARCIMENTO E LA SENTENZA D’APPELLO

Il Gup ha ritenuto le prove a carico di Luca Varani valide ed ha disposto una provvisionale  di 800mila euro per Lucia e di 75mila a testa a madre, padre e fratello. Francesco Coli, avvocato di Lucia Annibali, dopo la prima sentenza ha dichiarato: “È stato un processo molto difficile perché non c’erano testimoni che avessero visto il fatto”. Gli avvocati difensori di Luca Varani avevano preannunciato il ricorso. La Corte d’Appello di Ancona nel gennaio 2013 confermò la condanna nei confronti dell’avvocato ritenuto responsabile di atti persecutori ai danni della ex fidanzata e di aver manomesso le valvole del gas di casa sua. Gli avvocati difensori di Luca Varani hanno contestato questa ricostruzione chiedendo l’assoluzione dalle accuse di tentato omicidio e stalking e le attenuanti per il reato di lesioni. Per la difesa Varani avrebbe fornito l’acido ai due albanesi, la cui condanna è scesa per entrambi a 12 anni, al fine di danneggiare l’auto di Lucia Annibali, ma poi gli esecutori avrebbero gettato il liquido in faccia a Lucia, commettendo un reato radicalmente diverso da ciò che Luca aveva previsto.

LUCA VARANI, LA RICHIESTA DEI DOMICILIARI RIGETTATA

Il 18 luglio 2015 gli avvocati di Luca Varani hanno chiesto gli arresti domiciliari per motivi di famiglia motivando la richiesta basandosi sul mancato pericolo di reiterazione del reato essendo Lucia Annibali ormai fuori dalla sua sfera d’interessi e per il desiderio dell’uomo di stare accanto alla figlia, nata mentre lui era già in carcere, con ingresso avvenuto il 16 aprile 2013. Francesco Coli, difensore di Lucia Annibali, ha presentato opposizione. L’avvocato pesarese a suo dire è in carcere «non solo per il pericolo di reiterazione del reato ma anche per il pericolo di fuga avendo la sorella residente a Miami e per il pericolo di inquinamento probatorio avendo dimostrato in questi mesi una volontà precisa di alterare le carte processuali con la promessa di denaro a compagni di cella occasionali (poi diventati suoi accusatori) pur di contattare persone o complici che potessero fornire prove artefatte a suo favore. Varani non ha mai dimostrato pentimento di quanto accaduto cercando al contrario di attirare su di sé l’attenzione per gesti eclatanti come un tentativo di suicidio», tentativo giudicato dal legale sulla base delle indagini interne condotte dalla direzione del carcere di Teramo  «una messinscena». Inoltre Luca Varani non meriterebbe sconti perché  «l’informativa giunta ai carabinieri prima dell’agguato parlava della volontà di un avvocato di far sfregiare una serie di donne in modo da far pensare alla presenza di un attentatore seriale per depistare» .

LUCA VARANI, IL NO ALLA SCARCERAZIONE DELLA PROCURA GENERALE

I giudici della Corte d’Appello di Ancona hanno rigettato la richiesta in attesa del pronunciamento della Cassazione. Per la procura generale e la parte civile la richiesta non poteva essere accolta. Nel primo diniego i giudici scrissero che «permangono immutate le gravità dei reati per cui l’imputato ha riportato la condanna e l’entità della pena inflitta» ricordando che Varani ha ancora livore verso la persona offesa. La difesa aveva puntato sul braccialetto elettronico aggiungendo che l’uomo aveva già dato un’ammissione di responsabilità morale per quanto accaduto scusandosi con Lucia Annibali che ha ricevuto i suoi averi, soldi, mobili e un’abitazione.

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